di Andrea Montanari

Oggi avverrà l’ingresso di Unipol nel capitale di Premafin, tramite l’aumento di capitale dedicato da 400 milioni che porterà la compagnia bolognese all’83% della holding milanese, a sua volta primo azionista di Fondiaria-Sai. Dopo la titubanza del presidente di Premafin Giulia Ligresti, che nei giorni scorsi aveva fatto melina rinviando la convocazione del consiglio, martedì il collegio sindacale le ha scritto chiedendo di dare esecuzione alla ricapitalizzazione riservata a Unipol e minacciando, in caso contrario, di convocare il board per procedere a un’operazione essenziale per la continuità aziendale della società. Così la Ligresti è stata obbligata a convocare per questa mattina il cda decaduto per le dimissioni di diversi consiglieri ma in carica in regime di prorogatio. E non è da escludere che per definire l’operazione sia data una procura al dg Andrea Novarese. Quindi, dopo che il mercato si attendeva la sottoscrizione già nella giornate di lunedì 16 o al più tardi di martedì 17, oggi si materializzerà la presa del controllo di Premafin da parte della compagnia guidata da Carlo Cimbri. Del resto l’esclusiva siglata tra Unipol e Premafin scade domani e nessuno dei soggetti impegnati nella maxi-fusione a 4 con FonSai e Milano Assicurazioni intende andare al di là dei termini stabiliti. Anche perché è intenzione dei vertici delle compagnie avviare già in settembre il processo di integrazione. Ma che il clima non sia dei più distesi lo dimostra la lettera inviata ieri da Paolo Ligresti, azionista di Premafin con il 10% tramite la lussemburghese Limbo Invest, a Unipol, Premafin, Consob e Irvap. L’esponente della famiglia milanese ha fatto sapere che, qualora si procedesse all’aumento targato Unipol, intende «tutelare i propri diritti di azionista in ogni sede opportuna e con tutte le modalità previste dalla legge». Inoltre ha ribadito «l’intenzione di esercitare il recesso», riaffermando «la nullità della limitazione, a carico dei Ligresti, decisa da Premafin e Unipol». Mentre Alessandro della Chà, il custode dei trust off-shore che detengono il 20% della holding, ha già chiesto di non dare esecuzione all’aumento in attesa che si tenga l’assemblea, convocata a fine agosto, chiamata a esaminare la revoca dell’operazione. Ma al momento sia Dalla Chà che i curatori dei fallimenti Im.Co e Sinergia (cui fa capo un altro 20% di Premafin) non hanno sciolto i dubbi sull’adesione alla ricapitalizzazione o sull’esecuzione del recesso. Certo non aiuta l’andamento del titolo Premafin, oggi a 0,19 euro (-3,95%) visto che a giugno trattava a 0,34 euro. Per questo si attenderà l’assemblea straordinaria per la fusione attesa per fine settembre: allora si capirà se converrà aderire o meno. Certo, restare con una posizione marginale nella holding dominata da Unipol non ha molto senso. (riproduzione riservata)