Prova del nove superata per la maggior parte dei principali istituti di credito europei, che hanno centrato, entro il 30 giugno, l’obiettivo richiesto dalla European Banking Authority (Eba). Secondo il rapporto preliminare sulla ricapitalizzazione richiesta alle banche Ue, pubblicato ieri dall’Autorità europea, la «grande maggioranza» delle 27 banche europee coinvolte ha raggiunto il livello richiesto del 9% del Core Tier 1. Inoltre, complessivamente i 27 istituti «hanno effettuato ricapitalizzazioni per 94,4 miliardi, superando largamente la necessità di capitale», che a dicembre era stata identificata in 76 miliardi. E la gran parte dei fondi deriva dalla raccolta diretta di capitale, mentre solo in minima parte dalla riduzione di crediti e attivi: da tesaurizzazione dei profitti, nuove azioni e cessione delle passività sono venuti infatti 71,6 miliardi , mentre gli attivi sono calati solo dello 0,62 per cento. Il rapporto finale, banca per banca, sarà pubblicato comunque dall’Eba in settembre sulla base delle posizioni di capitale a fine 2012. «Il nostro lavoro per rafforzare la base di capitale delle banche sta procedendo come da programma», ha commentato ieri il presidente dell’Eba, Andrea Enria, aggiungendo che «le banche europee si trovano ora in una posizione più solida, il che dovrebbe fornire sostegno alle attività di prestito all’economia reale e consentire un ripristino graduale della capacità di accesso delle banche al mercato dei capitali per le loro esigenze di finanziamento». Certo c’è ancora molto lavoro da fare. «Rimangono sfide significative per uscire dalla crisi e rispettare i nuovi standard regolatori approvati dal G20 – ha aggiunto Enria – ma questo è stato un passo importante e necessario nel processo di risanamento dei bilanci delle banche dell’Eurozona». Da rilevare che un importante sostegno al processo di risanamento è avvenuto dalla Bce con le aste a lungo termine che hanno alleviato i rischi di crisi di liquidità per gli istituti. Non tutti gli istituti europei, però, ce l’hanno fatta con le proprie gambe: per sette banche, infatti, è stato necessario ricorrere a «backstop» (interventi) pubblici per le ricapitalizzazioni. Tra queste ce n’è anche una italiana: si tratta di Mps, per la quale il governo italiano ha approvato il sostegno pubblico fino a 2 miliardi di euro (che si aggiungono ai precedenti 1,9 miliardi di Tremonti bond). A tal proposito, ieri, il govenrantore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha spiegato che l’intervento dello Stato nel Monte si è reso necessario a causa delle tensioni sui mercati e per non ridurre il credito all’economia. Oltre all’istituto presieduto da Alessandro Profumo, hanno fatto ricorso a interventi pubblici i tre gruppi portoghesi Caixa Geral de Depositos, il Banco Comercial Portuges e il Banco Bpi, la slovena Nova Ljubljanka e le due banche cipriote Bank of Cyprus e Cyprus Popular. Restano in sospeso, inoltre, altri pochi casi, tra cui Nova Kbm, Norddeutsche Landesbank e Bankia. Tornando all’Italia, secondo i dati di Via Nazionale, il sistema bancario italiano, nel suo insieme, ha migliorato il Core Tier 1 al marzo di quest’anno al 9,9% dal 7,1% di prima della crisi. Ma il rafforzamento patrimoniale «va consolidato», ha aggiunto il governatore Visco, rivelando che la Banca d’Italia ha chiesto «di innalzare ulteriormente i livelli di patrimonio di migliore qualità rispetto a quelli regolamentari».