Di Gigi Giudice

Con la scomparsa di Giuseppe Camadini, Cattolica perde un uomo di riconosciuto prestigio professionale e di grande statura morale, che ha scritto pagine davvero importanti nella storia della Società.

In questo momento di dolore e di commozione desidero esprimere la mia riconoscenza ed ammirazione per il Presidente saggio e l’amministratore esemplare che ho conosciuto e da cui molto ho appreso.

Da lui ho raccolto l’eredità e l’impegno a guidare una cooperativa come Cattolica Assicurazioni che si ispira ai principi e ai valori della Dottrina sociale della Chiesa e che, nel tempo, ha saputo mantenere ed accrescere un legame profondo ed autentico con i territori di cui è storicamente espressione. Ha potuto farlo grazie alla qualità di uomini come Giuseppe Camadini.”

 

E’ il testo del comunicato diffuso dalla Società Cattolica di Assicurazione il 25 luglio, dopo che si era saputo che, in mattinata, il notaio Camadini era spirato all’ospedale di Brescia. All’età di 81 anni, per le conseguenze di un grave ictus.

Il comunicato riporta le parole di Paolo Bedoni, che dal dicembre del 2006 è stato chiamato alla presidenza della compagnia proprio per sostituire, d’urgenza, Camadini. Il quale – appena superate le conseguenze di un gravissimo infarto – si era dichiarato non più in grado di assolvere all’incarico . Lo aveva scritto – in data 29 novembre 2006 –  nella lettera ai consiglieri della compagna, rammentando che proprio nelle corsie di quell’ospedale , l’amico carissimo Giorgio Zanotto (già sindaco di Verona, presidente della Banca Popolare di Verona oltre che vicepresidente della Cattolica, mancato nel 1999 all’età di 79 anni) gli aveva comunicato “l’intenzione espressa dal Consiglio di Cattolica (di cui già faceva parte, dal 1985), ai primi del mese di luglio 1997, di volermi eleggere quale Presidente…Ora, dalle corsie di questo stesso ospedale, per sopraggiunti imprevisti eventi, sono indotto a rimettere nelle Vostre mani il mandato…Infatti, nel giro di una settimana sono stato costretto a due successivi interventi chirurgici d’urgenza. L’uno per la caduta della rétina dell’occhio sinistro e l’altro per una recidiva d’infarto cardiaco.…. Le eccezionali determinazioni che gli Organi Amministrativi della Compagnia dovranno adottare per l’incremento dello sviluppo delle Sue attività mi inducono responsabilmente alla determinazione che altri abbia a gestirne la rappresentanza…..Un forte pensiero è volto a esprimere il più fervido augurio per la continuità – coerente, pur fra le insidie finanziarie dei tempi – della provvida e benemerita istituzione “Cattolica Assicurazioni”!

La “benemerita istituzione” era da pochi giorni scampata – dopo mesi travagliati – dal tentativo di essere conquistata dalla Banca Popolare di Verona.

Se la compagnia veronese è tuttora “libera”, lo deve in gran parte all’impegno personale di Camadini che si battè allo stremo perché la manovra fallisse, probabilmente rimettendoci anche in salute. Come si è visto.

A Verona gli uomini della Banca erano assolutamente tranquilli sulla relativa facilità dell’operazione di acquisizione, forti del fatto che larga parte dell’azionariato era pure, per tradizione, azionista di Cattolica. Quindi vedeva di buon occhio il compattarsi in un unicum delle due realtà, privilegiando conformisticamente la banca.

Fu Camadini a mettere in campo tutte le possibili argomentazioni e influenze per contrastare l’ipotesi che la compagnia, nata nel 1896 inrispondenza ai dettati dell’enciclica “Rerum Novarum” per l’impegno e la presenza attiva dei cattolici nel sociale, perdesse la sua autonomia. E quindi il suo significato. Dopo aver contribuito a farla diventare una delle realtà di rilievo del settore assicurativo.

 

Riconosciuto fra gli uomini più rappresentativi  della finanza bianca, accanto a Giovanni Bazoli (attuale leader di Banca Intesa) cresciuto nell’esempio del banchiere Giuseppe Tovini, beatificato dalla Chiesa e camuno come lui, Camadini aveva iniziato la carriera legale e poi notarile partendo dalla Valcamonica. Fino ad arrivare a ricoprire ruoli chiave nell’economia bresciana, lombarda e nazionale.

Con, in parallelo, grande attenzione all’attività dell’Istituto Paolo VI, di cui era presidente fin dalla fondazione (avvenuta nel 1978).

Il centro pastorale in cui è ospitato l’Istituto ha sempre costituito l’orgoglio di Camadini: trentamila volumi, diecimila dei quali provenienti dalla biblioteca del papa bresciano, 12mila fotografie, decine di migliaia di manoscritti, documenti autografi. Un archivio mirabile e – teneva a sottolineare – destinato a alimentare lo studio, l’analisi critica. Capace di produrre una sessantina di pubblicazioni e periodici diffusi in tutto il mondo.

Era anche presidente della Fondazione Tovini, vicepresidente dell’Editrice la Scuola e “ispiratore diretto” (così scrivono) del “Giornale di Brescia”.

Propenso al basso profilo e alla discrezione, amante della buona e grande musica, sempre ansioso di confrontarsi su temi della fede, Camadini promanava fervore nel mantenersi in dialogo costante con la società.

“Singolare figura di imprenditore sociale, mai distaccato dalla composizione delle relazioni tra capitale e lavoro, del ruolo della rappresentanza di tutti gli interessi e del loro concorso alla composizione del bene comune. “ . Sono le parole dell’annuncio funebre a firma della Cisl bresciana. Fra gli scritti dedicati alla figura del Notaio Camadini comparsi – anche sui giornali più autorevoli in occasione della sua scomparsa – trovo che colpisca maggiormente nel segno. Superando compianti di maniera e luoghi comuni.

 

Posso affermarlo in quanto, nelle mie vesti di addetto alla comunicazione del Gruppo Cattolica, ho avuto non infrequenti occasioni di confronto nei molti eventi di cui il notaio Camadini fu protagonista (sotto il segno del rigore operoso ma anche “in laetitia”), e che hanno profondamente caratterizzato l’attività del Gruppo. Nelle more dei consigli di amministrazione, negli incontri con gli Agenti, nelle ricorrenze pubbliche in cui venivano rimeritati i clienti e i soci di Cattolica egli esprimeva – con emozione e arguzia – le sue considerazioni e interpretazioni sulla realtà presente, sull’opera di Jacques Maritain, sugli insegnamenti di Padre Bevilacqua, di Giovanni Battista Montini, di Dietrich Bonheffer, di Simone Weil, Karl Adam, Charles Péguy.

Argomentando sui valori dell’umanesimo laico, per una rifondazione finalistica dell’economia, convintissimo che il grande dato diversificante della visione cattolica stesse nella ricerca della giustizia sociale come categoria politica..

Furono nove anni in cui l’impegno disinteressato, il rispetto delle diversità, il richiamo continuo ai valori cristiani si sono materializzati negli interventi, nelle opere e nelle pubblicazioni di Camadini. Ci ha lasciato scritti che spaziano sul ruolo della presenza e della cultura cattolica nella società dei nostri tempi, appoggiandosi spesso a sue esperienze dirette.

Una delle quali – come appena ho detto – attiene al mondo assicurativo e si sostanzia nel deciso rifiuto all’idea che la Società Cattolica di Assicurazione, una delle più significative realizzazioni dell’impegno cattolico, nel solco della “Rerum Novarum”, finisse per scomparire.

Le testimonianze di affetto tributategli all’epilogo della sua esperienza terrena servano davvero – fuori da ogni retorica – a perpetuarne l’esempio.