Il 28 giugno 2012 la Corte Suprema statunitense – annullando la decisione dello scorso anno della corte
d’appello di Atlanta che aveva accolto il ricorso di 26 Stati contro uno dei pilastri del testo – ha giudicato,
con 5 voti contro 4, completamente costituzionale la riforma sanitaria americana (Patient Protection and
Affordable Care Act, comunemente detta Obamacare), promossa dall’attuale presidente degli Stati Uniti
Barack Obama e approvata il 23 marzo 2010.
La riforma, che dovrebbe entrare in vigore a partire dal 2014, impone obblighi sia per le compagnie
assicurative sia per i singoli cittadini, e dovrebbe estendere l’accesso alle coperture sanitarie a circa 30
milioni di americani fino ad ora non assicurati.
Alle compagnie di assicurazione sarà imposto di concedere polizze anche ai cittadini malati o affetti da
patologie croniche, e sarà proibito esercitare qualunque altra forma di “immoral practice” nei confronti degli assicurati; ogni cittadino, di contro, avrà l’obbligo di contrarre un’assicurazione sanitaria individuale entro l’entrata in vigore della riforma, pena una sanzione in denaro che andrà incrementandosi nei due anni successivi in caso di mancato adempimento.
In aggiunta, la riforma prevede sgravi fiscali e sussidi per l’acquisto di polizze da parte dei cittadini il cui
reddito sia inferiore a quattro volte la soglia di povertà, nonché l’ampliamento del programma Medicaid per consentire l’accesso agevolato alle coperture ad una più ampia fascia di cittadini aventi basso reddito (fino al 133% della suddetta soglia).
Tali misure, che non includono i cittadini anziani, i quali già beneficiano del programma Medicare (che
garantisce assistenza sanitaria a tutti i cittadini di età superiore ai 65 anni) porterebbero la quota di
accessibilità alle coperture assicurative al 94% circa.
Fonte: ANIA Trends