di Anna Messia

È il pomo della discordia per eccellenza. Ogni qualvolta si discute di riforma dell’Rc Auto inevitabilmente gli animi si scaldano fino ad arrivare alle aule di Tribunale. A differenza della mela lanciata dalla dea Eris in questo campo il motivo del contendere non è ovviamente di carattere estetico, ma lo scontro si fa duro quando si cercano di individuare le ragioni che hanno portato le polizze Rc Auto italiane ad essere tra le più care d’Europa (con un prezzo medio di 400 euro rispetto ai circa 200 euro degli altri). E ancor di più quando si tenta di trovare le soluzioni che possano favorire un ribasso delle tariffe. Un confronto che nelle ultime settimane si è fatto rovente proprio mentre l’Isvap, l’autorità di controllo del settore (che sta per confluire sotto il cappello di Banca d’Italia), è stata chiamata a dare attuazione alle nuove regole introdotte con il decreto Liberalizzazioni di inizio anno. Tutti, dai consumatori alle compagnie, dagli agenti ai broker, erano stati disposti a condividere le ragioni di fondo che hanno portato il legislatore a favorire l’apertura del confronto e della concorrenza nel mercato nell’Rc Auto. Ben venga, per esempio, l’introduzione di una scatola nera a bordo dell’automobile, che possa in qualche modo contribuire a ridurre il fenomeno delle frodi tanto diffuso in Italia e causa principale del rincaro dei prezzi. E anche l’obbligo imposto all’intermediario, agente o sportellista di banca, di presentare al cliente almeno tre offerte Rc Auto di imprese concorrenti, è stato considerato un intervento utile per consentire al cliente, spesso restio a cambiare assicuratore, di conoscere meglio il mercato e aumentare la competizione tra le società. Quando si è arrivati, però, al punto di dare concretezza al decreto è subito scoppiata la bagarre. Mercoledì 25, data fissata per la chiusura delle consultazioni, negli uffici dell’Istituto guidato da Giancarlo Giannini, in Via del Quirinale, sono state recapitate più di 150 richieste di cambiamento alla bozza di regolamento che fissa le regole pratiche del confronto delle tre tariffe Rc Auto. E pensare che l’Isvap, prima di stilare il documento, aveva ascoltato le opinioni di tutti i protagonisti del settore, consumatori compresi. Gli assicuratori, per esempio, non hanno affatto gradito il passaggio del documento in cui si richiede agli intermediari di preparare tre preventivi fatti su misura per i singoli clienti. Le compagnie, rappresentate dall’Ania, avrebbero preferito invece che l’agente fosse obbligato a presentare documenti standardizzati, uguali per tutti. Mentre l’istituto di controllo ha scelto di optare per preventivi personalizzati, che tengano conto delle caratteristiche dell’assicurato. Poi ci sono gli agenti: 12 presidenti di gruppi agenti, da Axa a Zurich, da Generali a Cattolica, insieme a Sna e Unapass, sono convinti che se il regolamento restasse così aggraverebbe pesantemente i costi amministrativi, visto che obbliga gli agenti a consegnare al cliente le copie cartacee delle tre note informative e a conservarle anche in ufficio. E pure i broker si sono messi di traverso: l’Aiba, l’associazione di categoria guidata da Francesco Paparella, si attende un aggravio di spesa destinato inevitabilmente a ricadere sui clienti, senza alcun passo avanti verso la concorrenza Non solo, secondo i broker gli strumenti indicati da Isvap per confrontare i preventivi (in particolare, TuoPreventivatore preparato dall’istituto stesso) sarebbero inadeguati. Insomma, secondo gli operatori ci sarebbe bisogno di riscrivere il regolamento in più punti e il dato sorprendente è che anche i consumatori hanno più di qualcosa da ridire. L’unico punto su cui sono tutti d’accordo, insomma, è che la strada per riformare l’Rc Auto è ancora lunga e il percorso sembra essersi fatto ancora più complicato nelle ultime ore: l’Isvap nei giorni scorsi avrebbe ribadito la volontà di diffondere rapidamente il documento definitivo, già entro luglio o al massimo nei primi giorni di agosto, tenendo fermo il punto su gran parte delle posizioni. Una linea dura che avrebbe però richiamato l’attenzione di alcuni esponenti del governo che starebbero tentando di mediare le posizioni. «Il poco tempo che mi rimane (il suo mandato non rinnovabile è in scadenza e l’istituto sta per confluire in Via Nazionale, ndr) lo dedico al decreto Liberalizzazioni», aveva ricordato Giannini a inizio luglio durante la relazione annuale Ania, aggiungendo che «l’Rc Auto è il tallone d’Achille del sistema assicurativo italiano». Il rischio però è che la nuova autorità che nascerà in Banca d’Italia, Ivarp o Ivass, a seconda del coinvolgimento o meno della Covip nell’integrazione, si porti in eredità una pioggia di ricorsi davanti al Tar, che più di qualche associazione sarebbe già pronta a depositare nel caso in cui Isvap non accogliesse le osservazioni. Ricorsi che in realtà si aggiungerebbero a un dossier già aperto da qualche mese davanti al tribunale amministrativo sempre in tema Rc Auto. L’Ania lo scorso aprile si è infatti opposta a un documento interpretativo dell’Isvap che obbligava le compagnie ad avere nella propria gamma d’offerta almeno una polizza con scatola nera, prevedendo tra l’altro una «significativa riduzione di prezzo» rispetto alla formula assicurativa tradizionale. Un’interpretazione giudicata illegittima dalle compagnie che hanno sottolineato come installare una scatola nera costi tra i 250 e i 300 euro e sia quindi economicamente impossibile offrirla gratuitamente agli assicurati e allo stesso tempo aggiungere un sconto. In questa intricata partita non mancano tra l’altro neppure le segnalazioni all’Antitrust. A scrivere all’autorità sulla concorrenza è stata Semplicemente, una società che offre sistemi elettronici per il controllo delle stile di guida che ha avvisato l’Antitrust di un pericoloso rischio: se le uniche scatole nere che si potranno utilizzare saranno quelle con tecnologia Gps o Gsm non solo continueranno ad essere costose (quelle con tecnologia diversa possono costare meno di un decimo), ma si rischia di favorire i due o tre operatori che hanno il monopolio di questo mercato. Anche in questo caso a dover dettare le regole dovrà essere Isvap, con un regolamento da condividere con il ministero per lo Sviluppo e Infrastrutture. 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