DI MARINO LONGONI
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Vi sembra normale un paese che costringe due milioni di professionisti a stipulare una polizza assicurativa contro la responsabilità civile per danni causati in modo colposo nell’esercizio della professione e fa decorrere questo obbligo dal 14 agosto? Che a due settimane da questa scadenza non ha ancora deciso chi debba assicurarsi, cosa debba essere assicurato, a quali condizioni, quali sanzioni debbano essere irrogate? Ma soprattutto cosa succede se la controparte, cioè la compagnia di assicurazione, non ha nessuna voglia di stipulare queste polizze o per farlo pone condizioni troppo onerose? Siamo veramente oltre il paradosso. Siamo al ridicolo! Tanto che ormai l’unica via di fuga rimasta è quella dell’ennesima proroga, oppure della previsione di un periodo transitorio di almeno un anno durante il quale la mancata stipula del contratto di assicurazione non venga sanzionato. La professione con i problemi maggiori, quella dei medici, ha già ottenuto una proroga di un anno con un emendamento inserito nel corso della discussione del ddl sull’intramoenia (e speriamo che questo testo venga approvato in via definitiva entro il 14 agosto). Dati gli alti rischi e gli alti costi dei risarcimenti, i medici fanno infatti fatica a trovare una compagnia disponibile alla copertura assicurativa. Per le altre professioni si brancola nel buio. Anche perché il parlamento sta ancora discutendo il dpr sulla riforma delle professioni che, all’articolo 5, contiene alcune precisazioni sull’obbligo di assicurazione previsto dal decreto legge 138 del 2011. Un testo improvvisato dal ministero della giustizia che, invece di aiutare a risolvere i problemi, non ha fatto altro che aggravarli. Per esempio lasciando in capo al singolo professionista (e non all’ordine di appartenenza, come originariamente previsto) l’onere della negoziazione. Con quale potere contrattuale nei confronti della compagnia di assicurazione, è facile immaginare. A oggi i professionisti già assicurati sono non più del 10-15% del totale degli iscritti agli albi. E non è nemmeno detto che la loro polizza sia in linea con i requisiti che saranno previsti dal dpr sulla riforma delle professioni, che non è ancora pronto. I dubbi sono numerosi, anche perché ogni professione ha le sue specificità e alcune di queste hanno decine di specializzazioni ciascuna con rischi ed esigenze differenti. Come stabilire regole comuni su massimali, retroattività, ultrattività, danno assicurabile, costi, in una congerie così eterogenea di situazioni? E se c’era un anno di tempo, perché il ministero si è ridotto agli ultimi giorni, forse per il gusto sadico di vedere file di professionisti accampati fuori dalle agenzie di assicurazione la notte del 13 agosto? © Riproduzione riservata