Nuovo bond in vista per Generali. Il Leone di Trieste ha, infatti, dato mandato a un pool di banche per sondare l’interesse degli investitori circa un’eventuale emissione subordinata della compagnia. Secondo alcune indiscrezioni, al momento la società sarebbe intenzionata a effettuare un’emissione a 30 anni con un’opzione call dopo il decimo anno, mentre le banche designate a sondare l’interesse del mercato sono Barclays, Citi, Hsbc, Jp Morgan, Mediobanca, Morgan Stanley e Unicredit. In particolare, il nuovo bond dovrebbe essere a tasso fisso fino all’esercizio della prima call nel 2022 e poi a tasso variabile con la cedola che diventa pari al tasso Euribor a tre mesi più 100 punti base. La decisione dovrebbe essere presa tra oggi e i prossimi giorni. In ogni caso entro il 20 luglio, che è il giorno in cui potrà essere richiamato il bond subordinato da 750 milioni, scadenza 2022 che ha un tasso nominale del 6,90% e contiene un’opzione call datata appunto 20 luglio. Secondo una fonte, Generali – come è accaduto ad altre emittenti – deve decidere se esercitare la call, come l’investitore e il mercato si aspettano, oppure no. In caso negativo, farebbe una «brutta figura», ma ne avrebbe un vantaggio economico, perchè non rimborsando il bond il 20 luglio, la cedola fino al 2022 da fissa diventerebbe variabile e dall’attuale 6,90%, verrebbe indicizzata all’Euribor a sei mesi più 200 punti base: che in poche parole, significherebbe, al tasso Euribor di oggi, una cedola attorno al 3 per cento. «È il dilemma davanti al quale si sono trovate molte emittenti financial», ha commentato una fonte, spiegando che «praticamente tutte le emittenti di seconda fascia hanno preferito non esercitare la call per motivi economici, mentre i frequent issuer, come Unicredit e Intesa Sanpaolo, pur perdendoci, hanno preferito rimborsare il bond e rifinanziarlo».