È un vero e proprio crollo delle azioni quello che precede gli aumenti di capitale di Fondiaria-Sai e Unipol da 1,1 miliardi di euro ciascuno che prenderanno il via lunedì 16 luglio. Basti pensare che, dall’apertura della Borsa di venerdì 6 luglio, giorno in cui i cda delle compagnie hanno stabilito le condizioni delle ricapitalizzazioni, Fonsai ha lasciato sul terreno il 46% e Unipol il 29%. Soltanto venerdì 13 luglio la compagnia con base a Torino ha ceduto il 18,48% mentre quella bolognese il 7,82 per cento. Due débâcle che, secondo un analista specializzato in assicurazioni che preferisce mantenere l’anonimato, sono legate a una possibile uscita degli investitori retail. «Secondo me – afferma l’esperto – stanno vendendo nel timore che con le due operazioni si possa assistere a quanto accaduto con gli aumenti fortemente diluitivi di Seat Pagine Gialle e Tiscali di qualche anno fa». Le condizioni fissate per le operazioni, che si chiuderanno il primo agosto (i diritti saranno negoziati fino al 25 luglio), prevedono per Fonsai la sottoscrizione di 252 azioni ordinarie di nuova emissione per ciascun titolo posseduto a 1 euro, con uno sconto del 24,7% sul prezzo teorico ex diritto (Terp) alla chiusura di Borsa del 5 luglio. Stesso concambio per gli azionisti risparmio, che sottoscriveranno però i titoli a 0,565 euro, con uno sconto del 24,9% sul Terp del 5 luglio. Quanto a Unipol, i soci ordinari potranno sottoscrivere 20 nuovi titoli ogni azione posseduta a 2 euro, con uno sconto del 27,2% calcolato sul Terp del 5 luglio. Le condizioni sono state decise il 6 luglio, quando si pensava che Consob avrebbe dato il giorno stesso l’ok alla pubblicazione dei prospetti (il benestare è poi arrivato il 12) e non sono state più modificate né da Fonsai né da Unipol. Secondo l’analista, i soci che in quest’ultima settimana hanno venduto i titoli potrebbero avere visto giusto «non tanto per le caratteristiche degli aumenti, quanto piuttosto perché, facendo un paragone con i multipli del settore assicurativo, le due azioni restano care». Il motivo è che i due bilanci, che a stretto giro diventeranno uno solo (il piano Unipol prevede la maxi-fusione di Premafin, Fonsai, Milano Assicurazioni e del ramo assicurativo bolognese), non sono esenti da rischi, per quel che riguarda le riserve, i prodotti strutturati, i danni provocati dal sisma in Emilia, la parte immobiliare e quella bancaria. È sufficiente dare uno sguardo ai prospetti informativi degli aumenti per rendersene conto. Si apprende, ad esempio, che a inizio luglio l’Isvap ha notificato a Fonsai e Milano Assicurazioni una richiesta di informazioni sulle riserve sinistri del ramo Rc Generale, evidenziando possibili carenze sulle generazioni pari complessivamente a 125 milioni. La società guidata dall’ad Emanuele Erbetta fornirà «idonea documentazione» sulle «modalità di costruzione delle riserve». Sempre a inizio luglio, l’Authority delle assicurazioni ha inviato una comunicazione a Unipol informandola di avere individuato «una carenza di appostazione di riserve pari a circa 210 milioni». Conclusioni che, ribadisce Via Stalingrado (il tema era già stato sollevato nei giorni scorsi), non vengono però condivise. Unipol, che nel prospetto fissa intorno al 95% la diluizione per i soci che non prenderanno parte all’operazione, fa inoltre sapere che sul tema delle riserve «sono in corso approfondimenti da parte della Consob, anche in ordine alla regolarità contabile dei dati comunicati». La Commissione guidata da Giuseppe Vegas sta conducendo analoghi approfondimenti sui titoli strutturati del gruppo Unipol, che al 31 marzo si attestavano a 5,6 miliardi. Proprio Consob, in occasione dell’avvio degli aumenti, ha richiamato al rispetto del divieto di vendite allo scoperto senza disponibilità dei titoli (naked). Va poi sottolineato che Unipol si sobbarcherà l’eventuale inoptato sulle risparmio Fonsai, per un massimo di 182 milioni. È vero che il gruppo guidato dall’ad Carlo Cimbri riceverà come contropartita le commissioni (60 milioni quelle totali previste per l’aumento di Fonsai conteggiando anche gli 11 istituti del consorzio di garanzia). Ma è altrettanto vero, come fanno notare gli analisti di Equita Sim, che in caso di sottoscrizione totale da parte di Bologna, l’impatto sul Solvency I del nuovo gruppo assicurativo potrebbe essere negativo per circa 4-5 punti percentuali (il piano industriale prevedeva un indicatore post aumenti pari a 139% per la Nuova Unipol).