Sarà un caso ma ancora una volta (almeno in tempi recenti) l’accorpamento azionario, soprattutto se preceduto da una lunga parabola discendente del titolo e propedeutico a un corposo aumento di capitale, non sembra portare fortuna a chi adotta questa soluzione. Unicredit l’aveva decisa, nella misura di dieci vecchie azioni a formarne una nuova, poco prima di procedere al suo ultimo aumento dell’importo di 7,5 miliardi di euro. Il tutto era avvenuto a cavallo tra il dicembre 2011 e il gennaio 2012, col risultato che l’azione del gruppo bancario ha cominciato a scivolare dalla quotazione di partenza, attorno a 4,5 euro, fino a sfondare al ribasso, in breve tempo, quota 2 euro, complice anche il corposo sconto che l’istituto ha dovuto applicare al prezzo dei nuovi titoli legati all’intervento di ricapitalizzazione partito di lì a poco. L’esperienza è stata replicata, con amplificazioni anche maggiori, da Unipol che nel mese di marzo ha varato un accorpamento di un’azione ogni 100, anche in questo caso aprendo nuovi spazi alla discesa del titolo, dal valore ormai ridotto a poche decine di centesimi di euro. E anche questa volta sullo sfondo c’è un aumento di capitale, non ancora realizzato ma che scatterà se dovesse andare avanti la contrastata integrazione della compagnia bolognese con Premafin-FonSai- Milano Assicurazioni, dell’importo di 1,1 miliardi di euro. E molte analogie si possono riscontrare, nelle caratteristiche dell’operazione e nella situazione complessiva in cui va inquadrata, tra quest’ultimo caso e l’accorpamento attuato ieri da FonSai, sempre nella misura di uno a 100. Ieri, prima seduta post accorpamento, l’azione ordinaria ha terminato la seduta di ieri in calo del 5% e la rnc solo nel finale ha recuperato i prezzi di partenza. Anche in questo caso l’operazione è finalizzata all’aumento di capitale, a sua volta di 1,1 miliardi, che FonSai dovrebbe sostenere se andrà in porto il piano Unipol (a differenza di quello concorrente di Sator-Palladio che non prevederebbe ricapitalizzazione della compagnia milanese). Ora il timore degli azionisti, soprattutto i piccoli, è che la centuplicazione del valore del titolo non faccia altro che dare nuovo abbrivio alla discesa, impressionante, che lo accompagna da tempo. Il riferimento è a quelli, tra loro, che sono venuti a conoscenza dell’operazione e ne hanno compreso il significato. La maggior parte invece rimarrà spiazzata (del resto ancora ieri c’erano società di analisi finanziaria che esponevano ancora target price da pre-accorpamento), non capendo affatto per quale motivo le loro mille azioni FonSai si sono ridotte a dieci.