Walter Galbiati

Milano “Carta dell’Investimento Responsabile”. Il nome ricorda volutamente quello delle Carte Costituzionali dei grandi Paesi, perché nel documento vengono elencati i principi ai quali chi intende investire in modo responsabile si deve attenere. A promuovere l’iniziativa è il Forum per la Finanza Sostenibile, un’Associazione senza scopo di lucro. L’intento è nobile, così come i contenuti, ma non è sempre facile far capire a chi vuol guadagnare dei soldi, che lo si può fare anche in modo responsabile. Il Forum per la Finanza Sostenibile ci prova da dieci anni e si rivolge al lato della domanda (investitori privati e istituziona-li), a quello dell’offerta (istituzioni finanziarie) e agli intermediari (consulenti e reti di vendita), con l’obiettivo di aumentare la massa degli asset investiti secondo criteri di responsabilità sociale. I vertici dell’Abi (l’Associazione bancaria italiana), dell’Ania (Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici), di Assogestioni (Associazione del risparmio gestito) e della FeBaf, la federazione che raggruppa tutte e tre le associazioni, hanno deciso di mettere la loro sigla sulla Carta, un impegno scritto, forte, da parte di chi maneggia i capitali finanziari. Il presupposto è che l’attività finanziaria debba essere vista a sostegno dell’economia reale e della crescita sostenibile nel medio-lungo periodo. Il momento storico sembra favorevole. La strada l’ha dettata la Commissione

Europea che, dopo i disastri che la crisi economica ha comportato sui livelli di fiducia di imprese e consumatori, ha da poco rinnovato il proprio impegno per la promozione della Corporate Social Responsibility (CSR) presentando la nuova strategia per il periodo 2011-2014. Tra le linee di azione, vi sono la diffusione delle best practices, l’incremento dell’auto-regolamentazione e co-regolamentazione, la disclosure di informazioni sociali e ambientali, la trasparenza dei criteri di investimento responsabile adottati, l’allineamento delle policy in ambito europeo e internazionale, l’introduzione della CSR nella formazione didattica e nella ricerca. I principi della Carta sono tre: “investimenti sostenibili e responsabili”, “trasparenza” e “ottica di medio lungo periodo”. Il primo principio impone alla comunità di riconoscere «l’importanza dei temi ambientali, sociali e di governance nell’ambito delle proprie scelte di investimento, non solo per il valore morale ad essi connesso, ma anche per il loro significato economico». Del resto la convinzione di base è che la scelta della sostenibilità da parte delle imprese e, in una certa misura, degli Stati, possa fare la differenza anche sul piano dei risultati economici. Le imprese capaci di intuire e cogliere le sfide ambientali e sociali saranno in grado di gestire meglio le diverse tipologie di rischio, in particolare, reputazionale, legale e finanziario. «Le organizzazioni firmatarie — si legge nel documento — confidano che gli investitori istituzionali operanti sia per conto proprio sia nell’interesse di terzi guardino con crescente attenzione alle variabili ESG al fine di assumerle come parte qualificante dell’analisi fondamentale e dei processi di investimento». Servono poi i mezzi: nuove e più aggiornate metodologie di analisi e strumenti di misurazione delle variabili ESG, nonché statistiche dei rendimenti degli investimenti. Il secondo principio è la trasparenza: «significa assicurare non solo alle parti di un rapporto giuridico, ma anche a tutti i legittimi portatori di interessi, l’accesso alle informazioni essenziali sulla natura di un’attività economica, le modalità attraverso cui viene gestita e le conseguenze che essa genera. La trasparenza, nella misura in cui incide sulla riduzione delle asimmetrie informative, rafforza i legami fiduciari tra gli attori del mercato e riduce i costi di transazione». L’auspicio delle associazioni è che aumenti la qualità e la quantità delle informazioni per tutti, sia da parte delle imprese sui numeri e sulle strategie che da parte degli investitori «quali banche, società che gestiscono fondi comuni di investimento, società istitutrici di forme pensionistiche, fondi pensione, imprese di assicurazione» nella loro informativa precontrattuale e nella rendicontazione periodica. Infine il terzo principio è «l’ottica di medio lungo periodo», il contrario del mordi e fuggi attributo agli speculatori. «L’obiettivo strategico della sostenibilità dello sviluppo impone una prospettiva lungimirante e un cambiamento culturale, che conduca sempre ad interrogarsi sugli effetti di medio-lungo termine delle scelte di investimento contemperandoli con le esigenze più immediate», recita la Carta. Tre le raccomandazioni della Carta al riguardo: «che gli investitori istituzionali valorizzino la fase di allocazione strategica dei propri patrimoni definendola in modo coerente agli orizzonti temporali di riferimento», che «le imprese considerino i sistemi di incentivo dei propri manager e amministratori, in modo da premiare la creazione di valore per tutti gli stakeholder ed evitare le derive innescate dai comportamenti opportunistici» e che «le istituzioni finanziarie supportino i risparmiatori nell’accesso agli investimenti di medio-lungo periodo anche attraverso l’elaborazione di un’offerta dedicata». Gli investimenti globali in energia rinnovabili sono cresciuti del 17% nel 2011 Arcelor Mittal, dal recupero degli scarti all’eucalipto per ridurre le emissioni La Fiec ha intrapreso serie iniziative lo sviluppo sostenibile nell’edilizia Premiati i panini Deli Flats e Goldfish della Pepperidge per la riduzione scarti