Secondo Boni (Covip), per il rilancio della previdenza integrativa deve esserci la volontà politica di destinarvi il Tfr. E dal lato dell’offerta serve più impegno 

di Carlo Giuro

In questi giorni è stato riaperto il cantiere pensioni. Nella manovra finanziaria che dovrà essere approvata dal Parlamento si prevede un’equipazione del trattamento pensionistico tra uomini e donne e l’anticipo di un anno all’entrata in vigore della norma che collega l’età dell’addio al lavoro alla speranza di vita. Ecco che cosa ne pensa Eligio Boni, uno dei commissari Covip.

D. Qual è la situazione della previdenza integrativa in termini di adesioni ?

Risposta. Il tasso di adesione, nonostante i sensibili progressi rispetto al periodo ante 2007 è ancora ridotto, pari a circa il 23% dei potenziali aderenti. Andando a una lettura per forma previdenziale colpisce per la prima volta il saldo negativo nei fondi pensione negoziali, con un -1,4%. Sicuramente incide la crisi economica ma sembra anche evidenziarsi una attenzione non adeguata verso il tema integrazione pensionistica da parte del mondo del lavoro. Come contraltare appare molto dinamico il settore dei Piani individuali pensionistici con un +30%. Il risultato è dovuto in particolare all’azione commerciale di un operatore, Poste Vita, che sta registrando incrementi percentuali rilevantissimi. Volendo analizzare questi dati mi sembra di poter dire che lo stallo attuale delle adesioni è da individuarsi non tanto sul versante della domanda quanto piuttosto dal lato dell’offerta.

D. Quali sono le principali criticità che si evidenziano?

R. A mio avviso il punto nodale, al di là di altri profili di base come un non adeguato livello di conoscenza della tematica previdenziale, è costituito dalla destinazione del tfr, ricorrente anche nei dibattiti in corso. Da un lato c’è l’interesse dello Stato a far confluire i tfr delle imprese con più di 50 addetti al fondo di tesoreria; vi è poi l’interesse delle piccole e medie imprese (con meno di 50 dipendenti) per cui il tfr rappresenta una forma fondamentale di autofinanziamento. Altro attore che sembra emergere dalla cronaca economica recente, con un interesse verso la gestione del Tfr è poi l’Inps. Ritengo allora che per il rilancio delle adesioni sia fondamentale riaffermare la volontà politica di destinare il Tfr alla previdenza complementare. In quest’ottica potrebbe essere molto utile riprendere il tema del Fondo di garanzia per forme di finanziamento a tasso agevolato che lo schema originario di riforma prevedeva con il concorso dell’Abi. Altra criticità forte è poi quella dei dipendenti pubblici che dal punto di vista della previdenza obbligatoria sono equiparati ai lavoratori del settore privato con la identica, forte, esigenza di integrazione, mentre a essi non si applicano i benefici, soprattutto quelli fiscali, previsti dalla riforma per il privato. Serve un’armonizzazione della normativa per eliminare l’attuale discriminazione.

D. Come ha retto il sistema dei fondi pensione in Italia durante la crisi finanziaria?

R. Ha retto bene sia in termini di rendimenti che di esposizione molto contenuta dei portafogli dei fondi pensione verso i titoli a rischio. Le motivazioni vanno ricondotte a una congerie di elementi virtuosi che vanno individuati nella prudenza dei consigli di amministrazione in virtù della natura sociale della previdenza, nella diversificazione, nelle regole, nel controllo. Questo mix ha consentito di costruire un sistema che appare solido, affidabile e stabile. È certamente una buona base di ripartenza ma dal punto di vista finanziario, occorre fare di più. Non basta che i rendimenti siano in linea con il tfr ma devono prospettarsi come sensibilmente e stabilmente superiori al tfr. Non ci può accontentare cioè unicamente dei plus rappresentati dai vantaggi fiscali e dal concorso del contributo del datore di lavoro.

D Come si muove Covip ?

R. Nella recente relazione abbiamo evidenziato in primo luogo, con un ampio sviluppo, alcuni limiti significativi nella attuale gestione finanziaria dei fondi pensione, quali la eccessiva rotazione dei titoli in portafoglio con un aggravio dei costi ed un trascurabile effetto benefico sui rendimenti. Vi è poi la necessità di meglio coniugare il binomio rischio/rendimento proiettato nell’orizzonte temporale di lungo periodo. Ulteriori contributi verranno poi dalla imminente revisione del decreto 703/96 che disciplina i limiti agli investimenti. A breve verrà poi emanata dalla Covip una Direttiva specifica per la predisposizione del documento sulle politiche d’investimento da parte dei fondi pensione. In particolare i Consigli dei fondi dovranno: definire con chiarezza gli obiettivi della gestione finanziaria, individuare i criteri di attuazione, descrivere compiti e responsabilità dei diversi attori coinvolti e stabilire i sistemi di valutazione dei risultati. A breve verrà posto in pubblica consultazione il provvedimento sui rischi biometrici, in attuazione della normativa comunitaria, rivolto ai fondi pensione che erogano direttamente le rendite

D. La recente manovra assegna alla Covip anche la vigilanza finanziaria sulle Casse dei professionisti

 

R. Nel premettere doverosamente che le decisioni competeranno a governo e Parlamento posso affermare che l’eventuale nostra attività di controllo non sarà improntata in stile poliziesco ma piuttosto tesa a prevenire situazioni di pericolosità prospettica per gli iscritti e ad apportare un contributo per la futura crescita in termini di best practice. Un esempio concreto che può rendere l’idea, è la circolare Covip recentemente inviata ai fondi pensione sulla Autovalutazione delle principali criticità emerse nell’attività ispettiva, quale contributo e stimolo al miglioramento gestionale degli stessi. Comunque sia, in presenza di una gestione diretta del patrimonio, come nel caso delle Casse, un sistema di regole e controlli rappresenta non solo una garanzia per gli aderenti ma anche una salvaguardia per i cda. (riproduzione riservata)