di Lucia Salfa

Il decreto sull’attuazione del federalismo fiscale ha introdotto la possibilità, per le province non soggette a statuto speciale, di aumentare fino a un massimo di 3,5 punti percentuali, lasciare invariate o diminuire, le imposte rcauto che, dal 2012, costituiranno tributo proprio delle province stesse. In realtà la manovra, che non brilla per originalità, va a colpire un settore già pesantemente tartassato dalle condizioni tariffarie e che ha visto, negli ultimi dieci anni, lievitare i prezzi delle polizze rcauto. Il tutto, peraltro, avviene in un momento nel quale, a seguito anche della massiccia azione di sensibilizzazione dell’opinione pubblica portata avanti dallo Sna con la raccolta delle oltre cinquecentomila firme per il blocco degli aumenti delle assicurazioni rcauto, tutte le parti in causa avvertono la necessità di mettere mani alle tariffe e a un sistema che, allo stato attuale, non permette il contenimento dei prezzi. Addirittura l’Ania, l’associazione che raggruppa le compagnie di assicurazione italiane e che coincide esattamente con coloro che, finora, hanno determinato gli aumenti indiscriminati, avverte la necessità di ricercare un nuovo sistema, riunendosi in un Forum con le associazioni dei consumatori. Proprio in questo scenario si inserisce, in controtendenza, il decreto legislativo n. 68/2011. Allo stato attuale, e almeno per quest’anno, solo 36 province hanno deliberato per gli aumenti. Talora tale applicazione è risultata essere la diretta conseguenza di una linea politica che ha visto schierarsi nella logica del federalismo sia chi aveva emanato la norma, sia chi era poi delegato ad applicarla; altrove si sono verificate situazioni paradossali che hanno visto deliberare in aumento, senza alcuna coerenza politica e con l’assunzione di una significativa responsabilità politica nei confronti dei loro elettori, anche le province caratterizzate da giunte rappresentate da schieramenti che notoriamente si oppongono agli assertori del federalismo. Il che dimostra che di fronte a magri bilanci, resi tali da reali necessità o per cattiva amministrazione, poco valgono i principi e le convinzioni politiche. Unico, su tutto il territorio nazionale, il caso della provincia di Pescara dove, a seguito di una prima delibera di aumento, la giunta ha deciso di tornare sui propri passi, in attesa di una analisi più approfondita e revocando il provvedimento appena deliberato, rinviando così ogni decisione al prossimo anno. Un approccio, questo, decisamente attento e rispettoso nei confronti dei cittadini consumatori. Il 30 giugno è quindi scaduto il termine per le deliberazioni che avranno efficacia sin dai mesi residui del 2011 e che hanno portato la tassazione sui premi rcauto ad oltre il 25%, ma le attuali condizioni economiche delle province e il principio di amministrazione purtroppo diffuso che vede contrapposto l’aumento delle tasse come unica soluzione possibile in sostituzione del più giudizioso ma sicuramente sacrificante contenimento delle spese, non fanno presagire nulla di buono per il prossimo anno. Lo Sna, immediatamente intervenuto a livello nazionale con una lettera indirizzata al presidente del senato, al presidente della camera, al presidente del consiglio, al sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri, al ministro dello sviluppo economico, ai componenti della VI Commissione finanze della camera e per conoscenza alle Associazioni dei consumatori e alle Oo.Ss., si è mobilitato anche localmente nel solo interesse degli assicurati, riaffermando così ancora una volta quanto gli agenti di assicurazione pongano costante impegno e tutta la loro esperienza al servizio della tutela dei clienti-consumatori, rispetto ai quali sono e restano gli intermediari più attenti.