Ieri Mediolanum ha fornito i conti relativi ai primi sei mesi dell’anno. Ma, soprattutto, ha fornito un’indicazione concreta di quanto possa pesare la crisi del debito greco sui bilanci dei gruppi finanziari nazionali. Il gruppo delle famiglie Doris e Berlusconi ha registrato nel semestre un aumento del 9% delle masse amministrate a 46,7 miliardi di euro e un aumento del 14% dell’utile netto a 97 milioni. Complimenti ai segni positivi, insomma. In questo caso, complimenti anche alla trasparenza. Mediolanum, infatti, ha giocato da anticipatore nel mettere in chiaro quale è il peso del rischio di Atene nei propri conti. Nel comunicato di bilancio si legge che «in linea con il nuovo piano Ue di salvataggio della Grecia, Mediolanum ha deciso di procedere a una svalutazione dei titoli governativi greci con scadenza entro il 2020 inclusi nei portafogli titoli di Banca Mediolanum e, in minima parte, di Mediolanum Vita». «Tale svalutazione ha prodotto un impatto negativo netto a conto economico di euro 14,2 milioni, in assenza del quale l’utile consolidato sarebbe stato di euro 111 milioni (+31%)». Ebbene, i calcoli di Mediolanum sono stati determinati «sulla base di un recovery rate del 79%». Insomma, Doris e Berlusconi calcolano di riprendersi 79 euro ogni 100 portati oltre lo Ionio. Anche alla luce dell’ennesimo taglio di ieri (S&P), potrebbero aver peccato di ottimismo. Ma gli è toccato il ruolo di dover scagliare la prima pietra.