Cambia la governance di Mediobanca, secondo le linee tracciate dall’amministratore delegato Alberto Nagel e dal presidente Renato Pagliaro. Piazzetta Cuccia da tempo vuole essere più banca d’affari e meno holding di partecipazioni e vuole aumentare il suo peso all’estero, dove già ricava metà degli introiti dell’investment banking: perciò l’ultimo cda ha varato una governance più vicina agli standard internazionali.

Simbolo della svolta è l’introduzione dei limiti d’età per consiglieri (75 anni), presidente (70 anni), amministratore delegato e direttore generale (65 anni). La banca (guidata da Enrico Cuccia fino a 92 anni) è la prima a muoversi in Italia sui tetti d’anzianità. Nell’attuale consiglio in scadenza a ottobre solo l’ex-presidente di Generali, Antoine Bernheim, non rientra nei limiti. Sarebbe però fuorviante pensare che si tratti una mossa per evitare nuovi casi-Geronzi (che aveva 72 anni quando è stato nominato presidente): visto l’attuale assetto di comando, non ce ne sarebbe bisogno. Ai manager sarà inoltre affidato maggior potere decisionale. In Mediobanca questa caratteristica sarà evidente nel comitato nomine, che resta il centro nevralgico dell’influenza di Piazzetta Cuccia sulla finanza italiana, viste le partecipazioni inGenerali, Telco-Telecom, Rcs. L’organo sarà composto da cinque consiglieri (invece di sei): due indipendenti e tre membri di diritto (presidente, ad e direttore generale). In questo modo usciranno dal comitato nomine i rappresentanti dei soci, quali sono stati finora Dieter Rampl (per conto delle banche del gruppo A), Marco Tronchetti Provera (per i soci industriali del gruppo B) e Vincent Bolloré (per gli azionisti esteri del gruppo C). Il comitato nomine sarà integrato da altri due consiglieri indipendenti (invece di uno) per le proposte di nomina interne all’istituto.

Per i manager le novità all’interno del comitato nomine saranno un banco di prova: a fronte di un rafforzato ruolo decisionale, ci saranno anche più responsabilità. Come è stato per Alessandro Profumo, prima o poi potrebbe arrivare il momento del confronto con gli azionisti. «Il team di Nagel e Pagliaro è molto efficiente, è normale lasciarli lavorare come vogliono», ha dichiarato Bolloré al termine del cda di venerdì 22 luglio che ha delineato gli ordini del giorno dell’assemblea del 28 ottobre. Le nuove regole societarie hanno avuto anche il via libera dei soci stranieri. Si è deciso che quando Santusa Holding (Santander) cederà il suo 1,84% in Mediobanca, Groupama potrà includere nel patto le quote che al momento ne sono escluse (quasi il 2%). Non cambierà il peso dei soci esteri nel patto, che resterà all’11%. Ma svanirà quel 2% esterno che di fatto poteva essere aggiunto nei calcoli complessivi. Inoltre è caduto il privilegio accordato a Bolloré di scegliere i soci del gruppo C senza l’ok degli altri azionisti. Il finanziere bretone non ha fatto opposizione: «La norma era transitoria. È normale chiedere agli altri soci. Lo fanno anche gli altri gruppi». Si è dichiarato «molto soddisfatto» anche il presidente di Unicredit e vicepresidente di Mediobanca Dieter Rampl. Il nuovo patto di Mediobanca durerà fino al 2013. Il perimetro del nuovo patto, con il quadro esatto di eventuali disdette o ingressi, sarà definito in una nuova riunione del patto che si terrà a settembre. Il consiglio di amministrazione della banca resterà composto da 23 membri, di cui cinque scelti tra i dirigenti interni al gruppo su proposta dell’amministratore delegato; invariato anche il peso dei soci nel board, con cinque nomi indicati dalle banche, sette dagli azionisti industriali e quattro dai soci esteri. Ognuno dei tre gruppi in cui è suddiviso il patto di sindacato di Mediobanca, che vincola il 44% circa del capitale dell’istituto, indicherà due consiglieri considerati indipendenti sulla base del codice di autodisciplina della borsa.

Ci sono anche altre modifiche statutarie varate dal cda in vista dell’assemblea ordinaria e straordinaria del 28 ottobre. Passerà da due a quattro il numero minimo dei consiglieri indipendenti. Si prevede poi che il comitato per le remunerazioni sia composto da cinque a sette consiglieri (oggi sono sette) e potrà salire fino a cinque (attualmente sono tre) il numero dei componenti il comitato per il controllo interno. Inoltre all’assemblea sarà proposto il rinnovo dell’attuale delega (vicina alla scadenza) al cda per aumentare il capitale sociale di 100 milioni al massimo e di emettere obbligazioni convertibili in azioni ordinarie per un importo massimo di 2 miliardi. In materia di parti correlate Mediobanca ha infine previsto la facoltà di derogare, in caso di urgenza, ad alcune disposizioni procedurali del Regolamento Consob. (riproduzione riservata)

Francesco Ninfole