Parte l’ennesima ristrutturazione di Lloyds Banking Group. L’annuncio, curiosamente, è arrivato in una giornata topica per il mercato del lavoro britannico, visto che proprio ieri si è tenuto uno sciopero (che ha riguardato prevalentemente i lavoratori pubblici) contro la stretta sulle pensioni. La notizia era più che annunciata ma alla sua ufficializzazione il titolo Lloyds ha spiccato il volo a Londra, risultando il migliore del Ftse 100 nella seduta di ieri con un guadagno appena inferiore al 10% (aiutato anche dal rimbalzo dei listini europei dopo l’approvazione dell’austerity in Grecia).
Il nuovo piano di Lloyds, che riguarda 15.000 dei circa 106.000 dipendenti, è previsto in realizzazione entro il 2014 e secondo il gruppo britannico, controllato per oltre il 40% dallo Stato, prevede 1,5 miliardi di sterline (circa 1,7 miliardi di euro) di risparmi aggiuntivi all’anno entro quella data. Ma Lloyds intende ridimensionare anche la presenza all’estero: la banca vuole uscire da «oltre la metà» dei 30 Paesi dove attualmente opera, anche in questo caso entro il 2014. La nuova ristrutturazione è opera di António Horta Osório, diventato chief executive dell’istituto britannico lo scorso marzo. I nuovi tagli sono stati ovviamente attaccati dallo Unite, il primo sindacato britannico, che ha sottolineato come nei due anni e mezzo dalla sua creazione (pilotata dallo Stato attraverso l’acquisizione tra l’altro di Hbos) Lloyds Banking Group porterà a 43.000 il totale degli esuberi. Pagati con i soldi dei contribuenti britannici.