L’istituto investirà 2 miliardi nelle divisioni del Regno Unito, mentre dimezzerà la presenza sui mercati stranieri. Il ceo Horta-Osorio: dopo il maxi-rosso è urgente tornare a fare profitti. E il titolo vola (+10%) 

di Raffaele Ricciardi

Ci vuole una cura da cavallo, ossia profondi tagli al personale e alle attività estere, per riportare l’inglese Lloyds alla redditività. Antonio Horta-Osorio ceo del gruppo bancario inglese, ieri ha spiegato agli investitori il piano di contenimento dei costi e di sviluppo del gruppo.

 

 

L’annuncio era atteso dal mercato, che ha approvato le novità spingendo il titolo Lloyds a un +10% sulla piazza di Londra a quota 49 sterline. Se gli investitori hanno mostrato entusiasmo, è difficile credere che la stessa reazione si possa manifestare tra i dipendenti di Lloyds. La prima voce di contenimento dei costi, infatti, riguarda il taglio di 15 mila dipendenti, soprattutto nel Regno Unito. Arriverà così a quasi 30 mila il numero di posti di lavoro persi in tre anni, su un totale di 106 mila. Grazie ai tagli Lloyds dovrebbe risparmiare 1,5 miliardi di sterline l’anno (circa 1,7 miliardi di euro) fino al 2014. Oltre all’obiettivo di «rendere la struttura più agile», Horta-Osorio si è concentrato sullo sviluppo nel mercato britannico: a questo obiettivo concorreranno i 2 miliardi di investimenti nei prossimi tre anni previsti per le divisioni inglesi Lloyds Tsb, Halifax, Bank of Scotland e per il comparto assicurativo di Scottish Widows. È previsto, invece, il dimezzamento della presenza nei Paesi esteri, che potrebbero scendere da 30 a 15 nell’arco del triennio. «Abbiamo tre ragioni stringenti per cambiare», ha spiegato il manager 47enne. «Dobbiamo ritornare a essere redditivi il prima possibile, dobbiamo sostenere l’economia del Regno Unito e dobbiamo restituire i soldi ai contribuenti». A oggi, infatti, ancora il 41% del capitale di Lloyds è nelle mani del governo inglese, che quando iniettò capitali nell’istituto sborsò in media 73,6 sterline per azione. Per riportare la banca in mani private, comunque, secondo Horta-Osorio sarà necessario attendere «almeno tre, se non cinque anni». Per quanto riguarda gli obiettivi finanziari, il manager portoghese non ha specificato se per questo esercizio si potrà già tornare alla profittabilità, dopo aver registrato una perdita netta di 2,44 miliardi nel primo trimestre dell’anno. Nell’arco del triennio, però, Horta-Osorio punta a un margine netto d’interesse compreso tra il 2,15 e il 2,3%, a fronte del 2% circa prospettato per il 2011. Il taglio dei costi dovrebbe portare al 42-44% l’incidenza delle spese sul fatturato. Il management ha rivisto al ribasso le aspettative sul roe, riducendole a una forchetta compresa tra il 12,5 e il 14,5% rispetto al 15% dichiarato a febbraio. Una riduzione scontata per gli analisti, che hanno definito «troppo ambiziose» le stime precedenti. (riproduzione riservata)