La sforbiciata non risparmierà i redditi da lavoro e le pensioni. Rischio aumento Iva per alimenti, spese sanitarie e giornali. Tasse in più per 32 mld nel 2014. Ecco i veri numeri della manovra lacrime e sangue del governo 

di Andrea Bassi

Nella manovra approvata ieri in Senato con il voto di fiducia si nasconde una amara sorpresa. Il taglio delle agevolazioni fiscali che scatterà nel 2013 e nel 2014 rischia di far aumentare le tasse per ben 32 miliardi di euro. Il governo, infatti, ha deciso di non salvare nessuno degli sgravi fiscali attualmente previsti, ma di far scattare il taglio lineare del 20% nel 2014 su tutte e 471 le voci di agevolazione fiscale che nel loro complesso valgono 161 miliardi di euro.

 

La novità emerge dall’allegato C-bis alla Finanziaria (una sintesi è riportata nella tabella in pagina), su cui sarà applicata la clausola di salvaguardia. L’elenco comprende tutte le agevolazioni per la casa (valgono circa 9,2 miliardi di euro), quelle per la famiglia (21,5 miliardi), gli sgravi concessi sui redditi da lavoro e sulle pensioni, come le detrazioni per i redditi da lavoro dipendente, la detassazione dei premi di produttività, la deduzione dei contributi versati alla previdenza integrativa. Voci che da sole valgono oltre 56 miliardi e che con un taglio lineare del 20% rischiano di essere ridotte di oltre 10 miliardi, riducendo immediatamente assegni da lavoro e pensioni. Dalla tagliola rischiano di non sfuggire nemmeno le agevolazioni alla fiscalità finanziaria e quelle alle imprese, come il cuneo fiscale (ossia la riduzione di cinque punti dell’aliquota Ires concessa dal governo Prodi).

 

 

Si tratta di voci che complessivamente valgono altri 26 miliardi di euro. La stangata, poi, riguarderà l’Iva agevolata, l’aliquota del 4% applicata alla vendita dei prodotti alimentari, delle mense, di libri e giornali, all’assistenza per i disabili. L’unico modo per il governo di evitare la stangata fiscale nel 2014, sarà riuscire entro quello stesso anno a riformare l’assistenza pubblica implementando la delega fiscale (che ancora non è stata presentata in Parlamento). Dai tagli alle pensioni d’invalidità e agli altri assegni assistenziali, il governo dovrebbe riuscire a risparmiare almeno 24 miliardi di euro per non far scattare la tagliola sulle agevolazioni. Ma il compito sembra tutt’altro che semplice. A spiegarne i motivi è stato due giorni fa il vicedirettore generale della Banca d’Italia, Ignazio Visco. «Qualora non si decida di incidere anche su altre voci di spesa, ma si ricorra alla sola delega per la riforma fiscale e assistenziale», ha fatto notare durante la sua audizione in Parlamento sulla manovra, «per reperire le risorse necessarie all’ulteriore correzione per il 2013-2014, sarà inevitabile accrescere le entrate, data la limitata dimensione della spesa per assistenza». L’aumento delle tasse, insomma, è dato quasi per scontato. Ieri, infine, è stato depositato anche il prospetto riepilogativo degli effetti finanziari della manovra, che chiarisce, una volta per tutte, i numeri. Al 2014 è prevista una correzione di 47,9 miliardi di euro rispetto al 2011 e di 23,6 miliardi di euro rispetto al 2013. Gli importi dei vari anni, come ha già chiarito il ministero dell’Economia, non possono essere sommati perché altrimenti non si terrebbe conto dell’effetto trascinamento. Dopo il via libera di ieri al Senato, poi, l’iter alla Camera sarà davvero sprint. Il disco verde in Commissione bilancio è arrivato ieri in serata senza correzioni e il voto definitivo dell’aula ci sarà oggi nel primo pomeriggio. (riproduzione riservata)