I decessi sul lavoro nel 2010 sotto quota mille

di Simona D’Alessio

La discesa sotto quota mille degli infortuni mortali, la flessione dell’1,9% degli incidenti nei luoghi di lavoro, il deciso balzo in avanti (+22%) delle denunce di malattie professionali, soprattutto nel settore agricolo. L’Inail tira le somme di un anno, il 2010, che ha visto le morti bianche arrivare a 980 rispetto alle 1.053 dell’anno precedente e ai 1.452 casi di un decennio fa, e ribadisce, per bocca del suo presidente Marco Sartori, il suo impegno nella «diffusione capillare e mirata delle azioni di prevenzione» per procedere a un ulteriore «salto di qualità». E, se il dramma delle vite spezzate dei lavoratori raggiunge una soglia mai più eguagliata dal dopoguerra in Italia, confermando le anticipazioni di quattro mesi fa (si veda ItaliaOggi del 25/02/2011), il rapporto annuale dell’istituto, presentato ieri alla camera dei deputati, mette in risalto che lo scorso anno sono stati registrati 775.374 incidenti (erano stati 790.112 del 2009, circa 15 mila in meno). Il raffronto con il 2009, i 12 mesi che hanno rappresentato un calo rilevante del fenomeno infortunistico, in parte dovuto anche al raggiungimento del picco della grave crisi economica nel Paese, faceva temere un’inversione di tendenza, con un riallineamento ai livelli più consolidati degli anni precedenti; questo «effetto-rimbalzo», però, non si è verificato. A volgere verso il basso, infatti, ci sono anche i temutissimi incidenti in itinere (quelli occorsi nel tragitto da casa al posto di lavoro, e viceversa), che segnano -4,7%. La flessione maggiore si rileva nel Mezzogiorno (-3,2%), area penalizzata più delle altre dalla mancanza di lavoro, a seguire il Centro (-1,8%), il Nordest (-1,6%) e il Nordovest (-1,3%); il 60% degli incidenti si concentra, pertanto, nelle zone settentrionali a maggiore densità occupazionale. Cattive notizie per gli stranieri: c’è un’impennata di incidenti dello 0,8%, a cui tristemente contribuisce la componente femminile, per la quale si registra un aumento del 6,8%, contro un calo dell’1,2% dei maschi; va meglio sul fronte delle morti bianche fra gli immigrati, poiché scendono del 4,2% (da 144 a 138). Cifra record, invece, per le denunce di malattie professionali che nel 2010 risultano essere 42.347 (34.753 nel 2009, in progressivo incremento dalle 26.752 nel 2006); le patologie più frequenti sono di tipo osteo-articolare, ma ce ne sono molte muscolo-tendinee, dovute prevalentemente a un sovraccarico biomeccanico. Un quadro tutto sommato «incoraggiante e positivo» per il ministro del welfare Maurizio Sacconi, che a giudizio di Sartori può migliorare sensibilmente, all’indomani dell’incorporazione di Ispesl e Ipsema, per tutelare globalmente il lavoratore attraverso quattro capisaldi: prevenzione, cura, riabilitazione e reinserimento. Si può, e si deve fare di più secondo Franco Bettoni, presidente dell’Anmil, l’associazione degli invalidi sul lavoro: «Occorre proseguire con maggiore speditezza nel varo dei provvedimenti di attuazione del nuovo testo unico per la sicurezza».