Banca Generali, società dell’asset management che fa capo all’omonimo gruppo triestino, archivia i primi sei mesi dell’anno con un utile netto consolidato di 37,4 milioni di euro. Un dato che si confronta con i 43,7 milioni dell’analogo periodo del 2010, che tuttavia beneficiava di una posta fiscale straordinaria di 6 milioni legata all’affrancamento dell’avviamento e degli attivi immateriali su Banca del Gottardo. Nel secondo trimestre, il profitto è stato di 17,4 milioni, contro i 24,9 dello stesso periodo del 2010 e i 18,8 milioni stimati dagli analisti di Mediobanca. B&F, nel giorno dei risultati, ha intervistato l’ad di Banca Generali, Giorgio Girelli.
È possibile avere un’anticipazione sull’utile che contate di raggiungere alla fine dell’anno in corso?
Nel nostro settore, il dato è fortemente impattato dall’andamento dei mercati finaziari, per questo non siamo in grado di fornire anticipazioni. Staremo a vedere come andranno le Borse negli ultimi cinque mesi del 2011. Al di là di questo, l’utile che abbiamo annunciato oggi (venerdì 29 luglio, ndr) è dato essenzialmente da un aumento dei ricavi ricorrenti, da una crescita delle commissioni e da una riduzione dei costi operativi.
Negli ultimi tempi avete spinto sulla riduzione dei costi. Proseguirete su questa strada?
Al momento la nostra aspettativa è di gestire masse in crescita restando su questo livello di costi di gestione.
E per quel che riguarda la raccolta avete qualche previsione?
Nei primi sei mesi del 2011 la raccolta netta gestita è stata pari a 604 milioni. Ci attendiamo che il dato sia molto positivo anche nella seconda parte dell’anno. Nello stesso periodo, la raccolta netta è invece stata pari a 579 milioni. La differenza è data dai disinvestimenti che abbiamo registrato nell’amministrato, a fronte di continui investimenti nel gestito.
Pensate di lanciare nuovi prodotti entro la fine dell’anno?
No, perché l’ottica delle nostre gestioni è di lungo termine e se si ha una gamma di prodotti molto ampia e che funziona, come nel nostro caso, ritengo si debba continuare a utilizzare quella. Credo che i clienti non abbiano bisogno di nuovi prodotti bensì di consulenza. Noi gestiamo i patrimoni dei clienti e cerchiamo di farlo nella maniera migliore, a seconda delle caratteristiche dei singoli individui e della propensione al rischio. È un lavoro complesso, che in Italia manca.