Quante Telco dovranno mandar giù gli assicurati delle Generali? La domanda sorge spontanea alla vigilia del cda del Leone che, il 5 agosto, oltre ad approvare i dati dei primi sei mesi 2011, si troverà ad affrontare il nodo relativo alla svalutazione delle quote nella holding spagnola. Dopo che, infatti, il 6 luglio la holding ha svalutato per 1,2 miliardi il valore di carico della partecipazione del 22,5% in Telecom Italia, si attende che tutti i suoi azionisti facciano altrettanto. E tra questi c’è proprio il Gruppo del Leone, che, con il suo 30,6%, è il primo socio italiano di Telco, alle spalle degli spagnoli di Telefonica (46%) e davanti a Intesa Sanpaolo e Mediobanca, con l’11,6% a testa. Mentre sia la banca di Ca’ de Sass sia quella di Piazzetta Cuccia dovrebbero sopportare una svalutazione pari a poco più di 120 milioni ciascuna, quella delle Assicurazioni Generali, a dispetto di una maggiore partecipazione, dovrebbe essere più contenuta, nell’ordine di circa 110 milioni (stando a stime degli analisti) che andrebbero a impattare con segno meno sul risultato ante imposte. Il motivo è presto detto: gran parte della quota – dunque anche la sua svalutazione – pesa sul portafoglio degli assicurati. In altri termini, una buona fetta del 30,6% detenuto in Telco è stata inserita dalla compagnia assicurativa tra le riserve tecniche del Vita. 
Così, i 269 milioni di svalutazione complessiva dovrebbero essere ripartiti in circa 110 milioni sul portafoglio di investimento della società e in 159 su quello delle polizze Vita. Un analista che segue il settore assicurativo fa notare che tale operazione non dovrebbe avere alcun impatto sul rendimento del portafoglio Vita, il cui rendimento dovrebbe perciò restare costante. Diverso accadrebbe, però, in caso di cessione della partecipazione detenuta in Telco (naturalmente continuando a ipotizzare un prezzo di mercato di Telecom Italia inferiore rispetto a quello di carico della cassaforte azionista di riferimento). Tra l’altro, come comunque sembra essere prassi per le società del settore, sul portafoglio degli assicurati sono «scaricate», almeno in parte, anche le altre partecipazioni del gruppo del Leone. In altri termini, il 3,957% detenuto in Rcs, o il 3,812% di Intesa Sanpaolo, o, ancora, il 2,879% di Gemina, soltanto per citare alcune delle quote delle Generali in altre società quotate a Piazza Affari.
Intanto, secondo quanto trapelato negli ultimi giorni, l’andamento dei mercati finanziari, con gli annessi timori sui titoli di Stato italiani, sembrerebbe avere messo in stand-by la joint-venture russa di Generali con Vtb. È per questo motivo che sembra che, con ogni probabilità, il tema dell’operazione da chiudere con la banca russa, di cui il gruppo del Leone è socio all’1%, non sia destinato ad approdare al cda del 5 agosto. Il gruppo triestino era diventato azionista di Vtb lo scorso febbraio, per un investimento di 220 milioni di euro in un certo senso propedeutico alla jv allo studio, di cui a questo punto si riparlerà alla fine dell’estate se non all’inizio dell’autunno. A contribuire allo slittamento dell’operazione, come detto, l’andamento dei mercati e in particolare le preoccupazioni sul debito italiano. Secondo i dati di fine 2010, la compagnia triestina presieduta da Gabriele Galateri, nell’ambito di un portafoglio di titoli di Stato di 126 miliardi, detiene bond del Belpaese per 47,4 miliardi di euro. In occasione della trimestrale al 31 marzo, invece, la compagnia triestina aveva fatto sapere che il valore del portafoglio in government bond era lerggermente salito a 127 miliardi. Ipotizzando una quota analoga di titoli italiani, il loro ammontare dovrebbe dunque essere rimasto invariato intorno ai 47 miliardi. Quel che è certo è che il cda di inizio agosto delle Generali analizzerà i dati del primo semestre e del secondo trimestre del 2011. A riguardo, in un recente report, gli analisti di Intermonte, confermando il rating outperform, hanno tagliato le stime di utile netto del secondo quarto dell’anno di 150 milioni, portandole a quota 81 milioni. Motivo: gli esperti della Sim si aspettano che il gruppo triestino proceda alla svalutazione di bond greci per il 50% dell’ammontare in portafoglio con maturità prima del 2020.