Il presidente Beltratti esclude il progetto di quotazione e il polo del risparmio gestito italiano. Il sistema italiano è solido ma serve più produttività per ridurre il debito. La Bce? Linea ottima con la Grecia 

di Luca Gualtieri

Progettiamo un altro domani. È questo il titolo della convention del gruppo Fideuram che si è svolta martedì 28 giugno a Torino. I manager delle due reti, Fideuram eSanpaolo Invest, hanno fatto il punto al giro di boa del 2011 che finora sta dando ottimi risultati.

 

Solo per fornire un dato, nei primi cinque mesi dell’anno le masse gestite hanno superato quota 72 miliardi, segnando una crescita di 1 miliardo. Durante il convegno Paolo Panerai, editore e direttore responsabile di Milano Finanza, ha intervistato il professor Andrea Beltratti, presidente del consiglio di gestione di Professor Beltratti, non crede che la vicenda greca suggerisca più di una riflessione sulla nostra democrazia? Servono interventi strutturali?

 

 

 

 

Risposta. La democrazia è un valore da preservare e non vale la pena rinunciarvi per guadagnare qualche punto di pil. Però è possibile farla funzionare meglio, ad esempio introducendo canali privilegiati per gestire la finanza pubblica. Servono poi politici innovatori, che vadano oltre certi clichè che ci tiriamo dietro da molto tempo.

D. Qualcosa di molto diverso da quanto accade in Cina.

R. In Cina sta avendo luogo una graduale transizione. Il Paese viene da un’impostazione fortemente centralistica e ha iniziato la marcia verso il capitalismo soltanto all’inizio degli anni 90. La mia previsione è che sarà la Cina ad avvicinarsi alla democrazia occidentale e non viceversa.

D. Oggi la Cina detiene il 70% del debito Usa. Ritiene che nei prossimi anni la situazione potrebbe cambiare?

R. Il rapporto con gli Stati Uniti non dovrebbe cambiare, perché è interesse di entrambe le superpotenze mantenere inalterati gli equilibri. Semmai, nel medio-lungo periodo, Washington dovrebbe preoccuparsi per la forte crescita del debito pubblico.

D. Quindi non vede segnali di discontinuità nei rapporti tra Cina e Stati Uniti?

R. Qualche elemento di novità c’è. Ad esempio il costo del lavoro nei due Paesi si sta avvicinando e nell’arco di 10 anni per un’azienda americana potrebbe non essere più conveniente produrre in Cina. Questo fenomeno potrebbe innescare un processo di reindustrializzazione negli Usa, fornendo una marcia in più alla ripresa.

D. Che cosa pensa delle influenze positive e negative di internet? Ad esempio, in tema di copyright è in corso un acceso dibattito.

R. Come per tutte le innovazioni tecnologiche, anche in questo caso è molto difficile regolamentare. Comunque ritengo che internet sia un fenomeno ampiamente positivo, che fornisce un’idea chiara su che cos’è la democrazia. Il vero problema è l’utilizzo dell’informazione su cui si gioca il vero valore della persona.

D. Per tornare al tema del convegno, questo può essere un aspetto importante anche per i promotori?

R. Certo. Il promotore non deve dare informazioni grezze, ma mediate e combinate attraverso i sistemi informativi. In questo sta il valore del professionista che si mette al servizio del cliente.

D. Passiamo all’Europa. Il professor Franco Modigliani, maestro di Mario Draghi, criticava spesso lo statuto della Bce, sostenendo che avesse solo una funzione frenante e non di stimolo per l’economia europea. Lei è dalla parte di Modigliani o della Bce?

R. Io sarei stato dalla parte della Bce. Il compito della Fed è molto ampio e questo nei decenni l’ha portata ad avere una politica volatile. A volte la banca centrale Usa ha confuso la politica monetaria con quella fiscale e questa confusione istituzionale non ha fatto bene a nessuno. La Bce si è mossa in maniera più lineare, ponendosi come obiettivo la stabilità dei prezzi.

D. Però la Bce è stata spesso accusata di strangolare la ripresa economica con tassi di interesse troppo alti.

R. Se guardiamo al medio-lungo periodo la ripresa economica non dipende dal fatto che il tasso di interesse sia più alto o più basso. A mio parere, è molto più importante mantenere il controllo dell’inflazione.

D. Da maggio 2010 la Bce è sembrata meno coerente, visto che ha comprato titoli di Stato di Paesi a rischio. Che cosa ne pensa?

R. La Bce è scesa in campo perché i governi non intervenivano. In seguito però ha chiarito che non era suo mandato acquisire queste obbligazioni per mantenere la stabilità del mercato. Se invece Francoforte avesse avuto il doppio mandato di controllo dell’inflazione e di stimolo della crescita, avrebbe continuato su quella linea e noi oggi ci culleremmo ancora nell’illusione di avere una situazione sostenibile. Il mandato della Bce non è di perseguire la crescita economica.

D. Nonostante la relativa tranquillità del quadro economico italiano, lo spread Btp-Bund è salito a 223 punti base e Moody’s ha messo sotto osservazioni le banche del Paese. Quali sono le sue valutazioni?

R. I problemi italiani sono noti: bassa crescita, difficoltà di aumento della produttività e fenomeno di evasione fiscale piuttosto consolidato. Il nostro Paese ha una situazione strutturale migliore di Grecia, Portogallo e Spagna e vanta una base di risparmio molto ampia, che ci rende quasi autonomi dal punto di vista finanziario. Detto questo, dobbiamo alzare la produttività del sistema per riassorbire il debito.

D. Quali sono gli impatti del quadro complessivo sulle banche italiane?

R. Sicuramente lo spread sul costo del debito italiano rende le cose difficili per le banche italiane, soprattutto per quelle meno capitalizzate.

D. È soddisfatto del suo passaggio dalla teoria alla pratica come presidente di Intesa Sanpaolo?

R. Il passaggio non è stato poi così brusco, visto che avevo qualche competenza manageriale. Si tratta comunque di una straordinaria opportunità per conoscere le tematiche finanziarie, soprattutto quelle relative al credito. Spero di ricoprire al meglio questo ruolo.

D. Si farà il polo del risparmio gestito italiano?

R. Siamo contenti di mantenere Banca Fideuram nel gruppo Intesa Sanpaolo. L’aumento di capitale ci ha dato qualche beneficio, consentendoci di avere un orizzonte temporale di più lungo periodo.

D. Pensate ancora di valorizzare Banca Fideuram riportandola in borsa?

R. Noi già capitalizziamo questa ricchezza. Mantenendo Banca Fideuram nel gruppo ogni anno possiamo contare su tutti i profitti. Crediamo che Fideuram abbia un grande futuro e non saremo certo noi a frenarne la crescita. (riproduzione riservata)