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L’andamento dei mercati finanziari, con gli annessi timori sui titoli di Stato italiani, mette in stand-by la joint-venture russa di Generali con Vtb. Le indiscrezioni circolate in questi giorni non hanno sorpreso il morning note diffuso ieri dagli esperti di Intermonte: «Riteniamo che il mercato stesse già scontando tale ipotesi», si legge. In effetti, sembra che con ogni probabilità il tema dell’operazione da chiudere con la banca russa, di cui il gruppo del Leone è socio all’1%, non sia destinato ad approdare al consiglio di amministrazione del 5 agosto, che avrà invece all’esame i conti semestrali

così come la svalutazione della quota detenuta in Telco (controllante di Telecom Italia). Generali era diventata azionista di Vtb lo scorso febbraio, per un investimento di 220 milioni di euro in un certo senso propedeutico alla jv allo studio, di cui a questo punto si riparlerà alla fine dell’estate se non all’inizio dell’autunno. Quanto alle modalità con cui l’operazione dovrebbe concretizzarsi, anche in questo caso, così come già fatto con Ppf, il gruppo triestino sarebbe

orientato a entrare con il 51%, mentre la restante quota andrebbe alla banca russa. In proposito, a inizio maggio, l’amministratore delegato della compagnia del Leone, Giovanni Perissinotto, aveva affermato: «La Russia rappresenta per noi un mercato interessante. Ci sono in corso – aveva proseguito l’ad – conversazioni con Vtb per esplorare la possibilità di sviluppare insieme affari in Russia, non soltanto come bancassurance, ma anche con altri tipi di distribuzione ». A contribuire allo slittamento dell’operazione, come detto, l’andamento dei mercati e in particolare le preoccupazioni sul debito italiano. Secondo i dati di fine 2010, la compagnia triestina, nell’ambito di un portafoglio di titoli di Stato di 126 miliardi, detiene bond del Belpaese per 47,4 miliardi di euro. In occasione della trimestrale al 31 marzo, invece, la compagnia triestina aveva fatto sapere che il valore del portafoglio in government bond era leggermente salito a 127 miliardi. Ipotizzando una quota analoga di titoli italiani, il loro ammontare dovrebbe dunque essere rimasto invariato nell’ordine dei 47 miliardi. Ancora in occasione della presentazione dei dati del primo trimestre 2011, Generali nella presentazione spiegava di accordare la propria preferenza ai Titoli di Stato, che rappresentano il 55,8% del portafoglio complessivo in bond. Ieri, intanto, a Piazza Affari, le azioni del Leone hanno chiuso praticamente invariate (+0,07%) a 13,41 euro. Ca.Sco.