Tutte le compagnie di assicurazione italiane sono uscite indenni dall’ultimo stress test effettuato dalle autorità di controllo europee (Eiopa). E sono risultate anche più stabili delle concorrenti europee, che invece in un caso su dieci avrebbero bisogno di realizzare aumenti di capitale se la situazione finanziaria dovesse volgere al peggio. Ma ora la tempesta che si è abbattuta sui titoli di Stato italiani rischia di avere conseguenze impreviste anche dalle stesse autorità europee che pure hanno immaginato scenari foschi. I titoli di Stato italiani sono infatti l’investimento più diffuso nei portafogli delle compagnie. In media la percentuale supera il 50% degli investimenti. Ed è facile individuare il motivo: si tratta di titoli considerati finora prudenti per le compagnie, fonte di stabilità nei momenti più tesi della crisi dei mercati. Ma ora l’aumento degli spread rischia di agitare il sonno degli assicuratori. A fare qualche calcolo è stata Banca Leonardo, che ha verificato la diffusione dei titoli di Stato tra le principali compagnie quotate a Piazza Affari e ha calcolato l’impatto provocato dall’aumento di circa 100 punti base del credit spread lungo la curva 2-10 anni dei titoli di Stato italiani. La fotografia (come mostra la tabella) non è affatto confortante. Secondo i calcoli degli analisti FonSai, che ha 14 miliardi in titoli governativi, è la compagnia più esposta perché il declino del valore delle obbligazioni dovrebbe pesare per circa il 14% del cosiddetto tangible book value (il patrimonio al netto degli elementi immateriali), che corrisponde a 110 milioni. Se la situazione degli spread non dovesse migliorare o addirittura peggiorasse, considerando anche il calo che si continua a registrare nei mercati azionari, le compagnie potrebbero quindi veder scendere il grado di solvibilità. L’ultimo stress test europeo, del resto, ha analizzato solo in parte il nodo dei titoli italiani. All’Eiopa hanno immaginato che rispetto a fine dicembre, quando lo spread era di circa 200 punti base, i titoli governativi italiani avrebbero avuto un peggioramento di 136,5 punti. Arrivando quindi a uno spread di circa 336. Non molto distante dai 300 punti-base toccati in questi ultimi giorni. Insomma, lo scenario peggiore immaginato nello stress test non è poi così diverso dalla realtà attuale. Ma che cosa succederebbe se le cose dovessero peggiorare ancora? (riproduzione riservata) Anna Messia