Il Paese è tra i più generosi in Europa sugli stipendi degli amministratori delegati, con una media di 2,15 mln nel 2008. Ancora elevato il ricorso alle stock option. Il caso Unicredit-Profumo

Ormai dall’autunno del 2007 i mercati finanziari mondiali subiscono gli effetti di una crisi pesantissima. E in questo contesto sono nuovamente al centro dell’attenzione i compensi degli amministratori delegati (ceo) delle società quotate(…).
La remunerazione dei Ceo in Italia. (…) In Italia il grado di trasparenza è tra i più elevati in Europa. Le società quotate sono tenute a pubblicare – in apposite tabelle allegate al bilancio – i compensi individuali degli amministratori, percepiti sia per cassa sia attraverso l’assegnazione di strumenti finanziari (azioni e stock option); al contrario, in altri Paesi europei tali informazioni vengono spesso fornitea livello aggregato e/o per la sola componente monetaria (…). Stando a un recente studio (M.J. Conyon et al., The Executive Compensation Controversy), l’Italia (…) è tra i Paesi europei dove le società pagano ai Ceo le retribuzioni più elevate. La media per il 2008 si attesta per l’Italia su circa 2,15 milioni di euro, a fronte di una media europea (Regno Unito escluso) pari a circa 1,82 milioni. Valori comunque molto distanti da quelli riscontrati per gli Usa, in cui la remunerazione media dei Ceo è 4,1 milioni di euro(…).
Dati puntuali sulla realtà italiana provengono dalla ricerca di Assonime (Analisi dello stato di attuazione del Codice di autodisciplina delle quotate, 2009), in cui si rileva come più della metà delle società quotate del settore finanziario ha in essere piani di incentivazione a base azionaria, mentre la percentuale scende a circa il 42% con riferimento agli altri settori. La diffusione di tali piani è maggiore nelle società di grandi dimensioni (è l’87% presso le imprese del FtseMib). Quanto alla tipologia di piani adottati, si registra una nettissima prevalenza delle stock option, mentre risultano meno diffusi i piani di restricted stock, che comportano l’assegnazione gratuita di azioni la cui disponibilità è condizionata a determinate performance dell’impresa, spesso misurate in termini contabili. Nel corso degli ultimi anni si assiste tuttavia a un progressivo spostamento delle preferenze delle imprese a favore di tali piani. Infine, da un’analisi condotta su un campione più ristretto di società del Ftse Mib è possibile apprezzare l’incidenza relativa delle differenti tipologie di compenso percepite dai Ceo. La Tabella 1 mostra che anche in Italia il valore delle azioni e delle stock option in possesso dei Ceo ha raggiunto dimensioni importanti. (…) D’altra parte, è proprio la remunerazione stock-based a fornire gli incentivi più sostanziosi ai Ceo, come mostrato dalla marcata rispondenza delle variazioni del valore di azioni e stock option al variare dei rendimenti delle società (Tabella 2).
L’importanza della trasparenza. Anche in Italia l’entità delle remunerazioni manageriali merita pertanto l’attenzione degli azionisti dell’impresa, i quali devono essere nelle condizioni di poter valutare agevolmente la natura e la congruità degli importi erogati ai Ceo, come pure l’effettiva sensibilità di tali importi alla performance dell’impresa. Un caso istruttivo in tal senso è offerto dal dibattito scatenatosi alcuni mesi fa attorno all’indennità riconosciuta da Unicredit al suo Ceo uscente. (…) Sono circolate voci (mai smentite) secondo cui l’ad sarebbe stato beneficiario di un’indennità intorno a 40 milioni di euro; secondo la Relazione di corporate governance della banca, egli aveva diritto a una buonuscita pari a «36 mensilità di remunerazione globale annua in caso di licenziamento o di revoca senza giusta causa». Il punto qui è duplice: anzitutto, stando al comunicato-stampa emesso dalla società il 22 settembre 2010, il Ceo di Unicredit «ha rassegnato le dimissioni». Non è quindi chiaro se fossero maturate le condizioni che davano diritto al pagamento della buonuscita. In secondo luogo, la somma del compenso base, dei bonus e degli altri benefici non monetari erogati dal 2007 al 2009 ammonta in totale a circa 17,2 milioni di euro (cifra ben lontana dai 40 milioni indicati in precedenza). (…) È peraltro possibile ipotizzare che la “retribuzione globale annua” fosse da calcolare (…) includendo anche il valore delle assegnazioni annue di azioni e stock option. La differenza, come si può osservare in Tabella 3, può essere sostanziale. (…) La regolamentazione nel nostro Paese (…) sembra privilegiare proprio il rafforzamento della trasparenza, distaccandosi da una diffusa tendenza a prediligere forme più intrusive tese a indirizzare la struttura retributiva verso specifiche soluzioni.

Pubblichiamo in anteprima un articolo di Massimo Belcredi e Stefano Bozzi contenuto nel prossimo numero di «Vita e Pensiero», bimestrale culturale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, in libreria il prossimo mercoledì 6 luglio