I risparmiatori chiedono sempre più assistenza alla luce delle novità della Manovra targata Tremonti sui bolli dei conti titoli e i promotori finanziari stanno gestendo in prima persona le preoccupazioni degli investitori, confermandosi interlocutori di fiducia. È quanto emerge da un recente sondaggio Anasf 

di Stefania Ballauco

Plausi, contestazioni o perplessità. Le recenti disposizioni di finanza pubblica hanno sollevato numerose reazioni, legate alle ripercussioni che la Manovra finanziaria avrà sugli italiani in tema di sanità, pubblico impiego, pensione, solo per citarne alcuni. Tra i molti risvolti dell’operazione merita particolare attenzione la nuova tassazione sui depositi titoli, che da una lato ha colto in extremis l’impegno concreto a rimodulare in maniera più consona gli oneri dovuti dagli investitori, dall’altro di fatto graverà con nuove imposte sui risparmiatori.

 

Se fino e per tutto il 2012 l’imposta varierà da un minimo di 34,2 euro per importi inferiori ai 50mila euro fino a 680 euro per quelli che superano i 500mila, dal 2013 gli oneri dovuti saranno maggiori, con punte che arriveranno anche ai 1.100 euro per i depositi più consistenti (si veda tabella in pagina).

PF ha chiesto a un campione di suoi associati quali sono state le prime reazioni dei risparmiatori, le iniziative prese dalle società mandanti e il loro personale sentiment rispetto a queste modifiche (si vedano i tre box all’interno di questo servizio). Ne è emersa una situazione sotto controllo: se un promotore finanziario su cinque del panel non ha riscontrato alcun allarmismo da parte dei risparmiatori, grazie anche alla tempestività nel contattare i clienti e spiegare loro le ripercussioni delle novità introdotte dalla Manovra sui loro portafogli, oltre la maggioranza del campione ha rilevato un po’ di preoccupazione, gestita con delucidazioni puntuali e maggiore assistenza offerta.

 

Spaccato in due invece il gruppo di promotori finanziari destinatario dell’indagine condotta da Anasf riguardo alle iniziative prese dalle loro Sim di appartenenza in merito alla Manovra: se il 43% del panel ha ricevuto tutte le informazioni necessarie per far fronte alle richieste e all’emotività dei risparmiatori, con indicazioni specifiche su come reagire alle novità introdotte, il 41% sostiene di non aver ricevuto alcun supporto da parte della società mandante, che solo nel 13% dei casi ha inviato a tutti i risparmiatori una comunicazione informativa ad hoc.

E cosa ne pensano i promotori finanziari della Manovra? Il 47% degli intervistati riconosce nel risparmiatore un sempre maggiore bisogno di stabilità e nelle recenti novità una complicazione del proprio lavoro; tuttavia è convinto che i rapporti di fiducia su cui si fonda l’attività consentirà di arginare le difficoltà. Più ottimista il 43% del campione, che sostiene che con la giusta assistenza i risparmiatori non modificheranno le loro posizioni intervenendo sulla pianificazione finanziaria scelta, non prevedendo quindi alcun cambiamento.

Tuttavia, davanti alle ventilate ipotesi che le società si caricheranno degli oneri dovuti dagli investitori più evoluti e detentori dei conti titoli più consistenti, se non addirittura anche di quelli dei risparmiatori di profilo minore, una buona fetta di Sim non sembra aver sostenuto i suoi promotori finanziari né i risparmiatori nella comprensione e nella gestione delle novità introdotte e il carico maggiore in termini di assistenza lo hanno avuto direttamente gli operatori.

Tirando le somme, quindi, la minipatrimoniale approvata dal governo non desta grosse perplessità, nonostante le riconosciute difficoltà iniziali. La disincentivazione del risparmio che si teme possa derivare dalla nuova tassazione dei conti depositi sembrerebbe un rischio contenuto e le conseguenze sull’attività degli operatori potrebbe essere moderata e comunque rappresentata da una richiesta di maggiore assistenza nei confronti dei risparmiatori. Risparmiatori che, secondo una recente indagine condotta da Doxa per il Centro Luigi Einaudi e Intesa Sanpaolo nei mesi di febbraio e marzo 2011, si trovano in generale in una situazione poco rosea, non riuscendo ad accantonare risorse e dovendo quest’anno (lo ha detto il 44% delle famiglie) anche ricorrere ai risparmi per fronteggiare le difficoltà dovute alla crisi.

«Si tratta di una tassazione ineludibile», ha commentato Maurizio Bufi, presidente di Anasf. «Certamente i promotori finanziari saranno sovraccaricati di responsabilità, in seguito a queste modifiche, ma hanno tutti gli strumenti giusti per poter affrontare anche questa prova. Del buon lavoro svolto fino ad oggi, dopo crisi e momenti di instabilità forte dei mercati, ne è la prova l’esito del sondaggio che abbiamo effettuato sui nostri associati. Se non si è creato panico e allarmismo è merito dell’approccio consulenziale caratterizzante la nostra attività, basato sulla pianificazione degli obiettivi e degli orizzonti temporali. Il risparmiatore sa di poter contare sulla nostra assistenza e, nonostante le modifiche della Manovra finanziaria, riconosce nel promotore finanziario un interlocutore qualificato che saprà supportarlo anche rispetto alle novità in tema di bolli e tassazione sui suoi conti titoli. un riconoscimento della nostra professionalità non di poco conto», ha aggiunto Bufi.

Quanto al valore della Manovra, secondo il presidente Anasf, è importante sottolineare la volontà del governo italiano di stabilizzare il rating del Paese che, insieme ad altre importanti misure di finanza pubblica, consentirà di ridurre l’attuale deficit, purché si prendano, oltre alle misure di nuova tassazione di cui si parla, anche iniziative forti sul fronte della crescita, senza la quale il sistema Italia rimarrebbe al palo.

Gli obiettivi futuri sono quelli di tornare a essere un Paese competitivo in ambito europeo, trovandoci ora in testa a una graduatoria in cui non vorremmo essere, quella dei Paesi più indebitati.

«L’attenzione al tema del risparmio e della sua tutela deve essere massima», ha continuato il presidente Anasf. «Se la linea guida deve necessariamente essere questa, va riposto anche grande impegno perché venga valorizzato e sostenuto il ruolo di chi contribuisce a mantenere con valore le risorse degli italiani. In tale scenario, in cui il ruolo degli operatori può fare la differenza, mi preme ancora una volta sottolineare l’importanza di sostenere la nostra professione in tutti i suoi aspetti», ha aggiunto Bufi. E in effetti, la capacità della categoria di intervenire sui risultati del mercato è testimoniata anche dai dati di raccolta nel comparto gestito: gli ultimi dati Assoreti rilevano che da inizio anno, l’apporto delle reti all’industria dei fondi è stato positivo per 3,5 miliardi di euro, rispetto ad un bilancio sempre più in rosso per gli altri canali distributivi (-13,5 miliardi di euro). E «sistema fondi» fa rima con «trasparenza nei confronti degli investitori» e «possibilità di diversificare».

Alla luce di queste evidenze risulta necessario che tutta l’industria, come anche il legislatore, si soffermi a riflettere su come sostenere una professione, quella del promotore finanziario, che tratta un tema tanto delicato come quello del risparmio degli italiani; la categoria, pur detenendo quote in gestione inferiori rispetto a quelle del più grande sistema bancario – e proprio per questo i sopraccitati dati assumono una connotazione ancora più densa di significato – riesce a impattare sul mercato e a soddisfare le reali esigenze dei risparmiatori. «Un necessario ragionamento va quindi fatto sullo sviluppo di questa professione, partendo dai giovani che, una volta iscritti all’Albo, riscontrano alcune difficoltà a mantenere un adeguato livello di soddisfazione per la propria attività, e sono portati ad abbandonare la loro carriera», ha aggiunto Bufi.

 

La proposta di Anasf è quella di reintrodurre una forma di tirocinio, un tempo obbligatorio per chiunque si affacciasse alla professione e poi nei primi anni novanta eliminato, che garantisca un concreto sostegno alle nuove leve grazie all’aiuto dei colleghi più anziani e di maggiore esperienza sul campo. «Solo così si garantisce agli investitori un servizio sempre più qualificato e alle nuove generazioni una reale possibilità di crescita professionale. Questa è una direzione obbligatoria, anche perché oggi il risparmiatore è sempre più esigente e attento alle novità del mercato», ha concluso il presidente di Anasf.