Per chi è nato nel 1964 e ha iniziato a lavorare tardi il buon retiro è rinviato di ben sei anni. La classe 1968 dovrà aspettare i 70 anni. La riforma avrà un impatto limitato solo per le lavoratrici che hanno più di 50 anni 

di Roberta Castellarin

Il cantiere pensioni del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, si è riaperto con la Finanziaria e questa volta nel mirino ci sono le donne 40enni (o più giovani) che lavorano nel settore privato. La bozza di riforma contenuta nella manovra correttiva consegnata ieri al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, prevede infatti una progressiva equiparazione dell’età pensionabile tra uomini e donne.

Superato il vaglio del Colle, il decreto sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Nei giorni successivi partirà l’iter di conversione e arriverà in Parlamento per il voto di fiducia, come annunciato dal premier Silvio Berlusconi.

Il fatto che l’adeguamento tra uomini e donne nel privato avverrà solo tra il 2020 e il 2032 non deve trarre in inganno, perché l’impatto sarà notevole per tutte le 40enni oggi al lavoro. Avere posticipato al 2020 l’avvio dell’innalzamento, di fatto salva solo le 50enni che dovranno fare i conti con un leggero spostamento in avanti della pensione. Non appaiono, poi, coinvolte le donne che hanno iniziato a lavorare a 20 anni, o prima, perché resta salvo il principio che si può andare in pensione con 40 anni di contributi. Tutto un altro discorso vale per chi è nato negli anni 60 e ha iniziato tardi a lavorare. Come dimostra la simulazione realizzata da Progetica sulle età di possibile ritiro dal lavoro per le donne del settore privato in base alle nuove regole appena varate dal governo.

 

Una lavoratrice dipendente nata nel 1964 e che ha iniziato a versare contributi a 35 anni, prima poteva andare in pensione a 62,7 anni, con le nuove regole dovrà aspettare i 68,3, quindi quasi 6 anni in più. E chi è nata nel 1968 dovrà compiere 70 anni. «Non ci sarà un aumento automatico di 5 anni dell’età di pensionamento, ma la tempistica varia da profilo a profilo», spiega Andrea Carbone di Progetica. «La scelta di differire al 2020 l’inizio degli scalini sposterebbe sulle donne che compiranno 60 anni in quella decade gli effetti più significativi. Ma chi ha iniziato a lavorare presto potrà beneficiare del requisito dei 40 anni di contributi».

Minore è invece l’impatto dell’anticipo di un anno dell’entrata in vigore del sistema di allineamento tra i requisiti di età per l’accesso al pensionamento e l’allungamento della speranza di vita. Il primo aumento di massimi tre mesi è anticipato di un anno, al inizio 2014, sempre in base alla bozza presentata. Viene poi introdotto un secondo aumento, da inizio 2016, relativo all’incremento della speranza di vita registrato nel biennio precedente. Nel documento viene infine confermato l’adeguamento triennale dei requisiti a partire dal 2019. «In sintesi, questa parte di Riforma anticiperebbe di un anno il primo adeguamento e aggiungerebbe quattro mesi di lavoro a partire dal 2016. Naturalmente non per tutti i lavoratori l’incremento sarebbe di 4 mesi: in funzione del proprio profilo (età ed età di inizio contribuzione, ndr), la variazione stimata con scenario demografico Istat storico, potrà essere compresa tra zero e dieci mesi», dice Carbone.

 

Anche per gli uomini resta fermo il principio dei 40 anni di contributi. Chi ha iniziato a lavorare a 18 anni, potrà quindi andare in pensione a 58 anni con una finestra d’attesa di 12 mesi. Sempre nella bozza è anche confermato lo stop alla rivalutazione delle pensioni che superano cinque volte il minimo e la rivalutazione al 45% se gli assegni superano il trattamento minimo di 3 volte. Il blocco riguarderà, se si considerano gli assegni a partire da 1.500 euro, ben 5 milioni di pensionati. Questa misura dovrebbe garantire un risparmio nel triennio 2012-2014 di poco più di 2 miliardi. Mentre l’adeguamento dell’età delle donne del settore privato nel lungo periodo permetterà un risparmio tra il 2021 e il 2030 di 13 miliardi, cui si aggiungerebbero altri 19 miliardi di minor spesa tra il 2030 e il 2040.(riproduzione riservata)