di Anna Messia

Il mercato assicurativo europeo sembra avere le spalle abbastanza robuste per sopportare altre eventuali crisi. Ma non è una tenuta granitica, perché un’impresa su dieci avrebbe bisogno di ricorrere rapidamente a una ricapitalizzazione. E otto assicurazioni su 100 si troverebbero in serie difficoltà in caso di un’impennata dei prezzi. A testare la salute delle assicurazioni è stata ieri l’Eiopa (il vecchio Ceiops), l’autorità europea del settore che raccoglie le Isvap di tutta Europa e che ha censito il 60% del mercato europeo. A fornire i risultati delle simulazioni, secondo i diversi scenari ipotizzati dall’Eiopa, sono stati per la precisione 58 gruppi e 71 società del settore assicurativo. Su questo campione l’Italia ha pesato più di altri Paesi, considerando che è stato contattato circa il 90% del mercato. L’autorità europea presieduta da Gabriel Bernardino non ha però fornito i risultati per i singoli Paesi e neppure ha reso noti i nomi (e tantomeno la dimensione) delle singole società che potrebbero avere problemi in caso di difficoltà del mercato o di un’impennata dell’inflazione. Il regolatore assicurativo, almeno per ora, ha scelto invece di mantenere riservati i nomi delle imprese, a differenza di quanto fatto dai regolatori bancari, che il 13 luglio prossimo comunicheranno i dati aggiornati dei nuovi stress test, indicando ancora una volta l’identità delle banche più fragili. Il quadro dell’Eiopa, parziale perché riguarda come detto riguarda solo il 60% del mercato, appare quindi anche meno completo. Ma si tratta comunque di una fotografia utile a dare un’idea dello stato di salute del comparto. Secondo le rilevazioni dell’Eiopa, in uno scenario base con condizioni difficili, secondo i dati dei bilanci 2010, i gruppi assicurativi censiti avrebbero un surplus aggregato di 425 miliardi rispetto ai requisiti minimi di capitale con Solvency II (il nuovo sistema di vigilanza prudenziale). Niente male, quindi, come dato di partenza, destinato però ad assottigliarsi in caso di crisi più profonda. In uno scenario avverso, con condizioni ancora peggiori, il surplus si ridurrebbe infatti da 425 a 150 miliardi (con una perdita netta pari quindi a 275 miliardi). Mentre nel caso di uno scenario inflattivo il calo del surplus sarebbe meno pesante, con una perdita netta di circa 58 miliardi e un eccesso di capitale che si ridurrebbe a 367 miliardi. Nello scenario avverso, come detto, 13 compagnie (che corrispondono al 10% del campione) non hanno passato il test, e dovrebbero ricorrere ad aumenti di capitale. Mentre in caso di un aumento dei prezzi sono stati dieci i gruppi bocciati dai regolatori europei, pari all’8% del campione. Quali sarebbero le iniezioni di capitale indispensabili per evitare la deriva delle società che appaiono più deboli delle altre? Secondo le rilevazioni dell’Eiopa, le società che non hanno passato il test in caso di scenario avverso avrebbero bisogno di nuovo capitale per 4,4 miliardi di euro. Mentre nello scenario inflattivo la richiesta di nuove risorse sarebbe più bassa, circa 2,5 miliardi di euro. A spaventare di più le imprese del settore sarebbero soprattutto pericoli come «l’andamento avverso nei prezzi delle azioni, dei tassi di interesse e dei titoli di stato». Proprio su quest’ultimo fronte è stata realizzata un’indagine aggiuntiva dall’Eiopa per verificare la solidità patrimoniale delle imprese in caso di shock sui titoli sovrani, che restano i titoli più diffusi nei portafogli degli assicuratori. L’esposizione ai titoli di Stato è stata quindi coperta con un test supplementare e ha evidenziato che sei compagnie (circa il 5% del campione totale) non sarebbero in grado di soddisfare i requisiti minimi di capitale in caso di peggioramento del comparto. Il surplus aggregato di 425 miliardi si ridurrebbe per la precisione 392 miliardi. «Bisogna considerare che lo stress test è stato condotto su un sistema regolamentare futuro e che non è necessariamente indicativo di attuali problemi di capitale», hanno precisato dall’Eiopa. Si tratta quindi di semplici simulazioni che, soprattutto per quanto riguarda l’Italia, dovrebbero essere necessariamente aggiornate con i dati del 2011. Da dicembre dello scorso anno lo scenario sui titoli di stato italiani (quelli più diffusi nei portafogli degli assicuratori tricolore) è infatti profondamente cambiato con l’allargarsi degli spread di Bot e Btp rispetto ai Bund tedeschi. Un fenomeno che è rimasto completamente fuori dalla fotografia scattata dall’Eiopa. Ma forse qualche indicazione in più sulla salute delle assicurazioni italiane arriverà oggi dall’Isvap, chiamata a intervenire alla relazione annuale dell’Ania. (riproduzione riservata)