Un futuro tutt’altro che roseo quello del settore assicurativo, con i sinistri che in Italia costano più che nel resto d’Europa e un federalismo fiscale che inciderà non poco sui premi. In occasione dell’assemblea annuale dell’associazione, Fabio Cerchiai, presidente dell’Ania, è tornato nuovamente all’attacco, chiedendo al governo un immediato cambio di rotta in merito alla decisione di aumentare l’Irap dal 3,9% al 5,9% per le compagnie assicurative e interventi più decisi «perché non si può stare fermi e rimanere nell’incertezza». I dati snocciolati dalla Confindustria delle imprese assicurative sono poco confortanti. Dopo 3 anni di cali dei premi rc auto, nel 2010 l’ammontare complessivo, pari a 17 mld, è aumentato del 4,5% rispetto all’anno precedente. Un incremento determinato «dall’innalzamento del massimale minimo obbligatorio e dalla revisione delle tariffe per riequilibrare un andamento che era stato negativo e in netto peggioramento». La ripresa a rilento peserà anche sui premi assicurativi 2011, dove la raccolta premi totale (danni e vita) dovrebbe raggiungere i 122 mld, in lieve calo (2,9%) rispetto all’anno passato.
Altro tasto dolente è la previdenza integrativa. In Italia c’è «molto risparmio, ma poca previdenza integrativa», ha dichiarato Cerchiai. Sulla previdenza complementare «siamo lontani dagli obiettivi che ci si era posti, sia in termini di adesioni (il 23% circa del totale dei lavoratori) sia di contribuzione (il contributo medio pro-capite è all’incirca di 2.250 euro). Senza adeguate contromisure, che portino allo sviluppo della previdenza complementare» i livelli delle prestazioni «non sono sopportabili sul piano sociale, soprattutto se si tiene conto del continuo allungamento della vita».