I fondi pensione non prevedono l’imposta di bollo e la tassazione resta agevolata. Così, grazie anche alla possibilità di accettare versamenti liberi, oggi diventano un’opportunità per i risparmiatori. Ecco i migliori del semestre

di Paola Valentini

I fondi pensione restano un’isola felice. Le ultime novità fiscali destinate a rivoluzionare il risparmio degli italiani non toccano gli strumenti destinati all’investimento previdenziale. A partire dalla super-imposta di bollo introdotta dalla manovra finanziaria; i fondi pensione sono esentati da questo balzello. Non solo. La riforma che ridisegnerà la tassazione delle rendite finanziarie (portando al 20% l’aliquota fiscale) salva i titoli di Stato e appunto fondi pensione. La previdenza complementare, oggi tassata all’11%, continuerà quindi a godere di un trattamento di favore. Anche un’eventuale imposta patrimoniale non dovrebbe colpire i capitali versati dai lavoratori nei fondi pensione. I quali quindi oggi hanno una marcia in più rispetto ad altri strumenti. Senza dimenticare che i prodotti di previdenza integrativa possono accettare versamenti liberi aggiuntivi oltre ai contributi legati allo stipendio e al Tfr. Dunque possono fare concorrenza ai prodotti di lungo termine come le obbligazioni o le azioni da cassettista. Favoriti sono soprattutto i fondi pensione aperti e le polizze pip (piani individuali pensionistici), che però sono più costose. I fondi negoziali invece hanno una platea di riferimento necessariamente legata al bacino di lavoratori cui sono destinati. In ogni caso per gli strumenti di previdenza si aprono opportunità per un rilancio dopo le difficoltà degli ultimi anni sul fronte delle adesioni. Quanto ai rendimenti, invece, la previdenza complementare ha retto bene alla volatilità dei mercati degli ultimi anni. Ma nel primo semestre di quest’anno i risultati hanno sofferto per la crisi dei debiti sovrani e in pochi sono riusciti a battere il rendimento del Tfr in azienda che nel periodo si è attestato all’1,9% netto grazie alla ripresa dell’inflazione. In base ai dati Assofondipensione, nei primi sei mesi di quest’anno il rendimento dei negoziali si è attestato su un valore medio ponderato pari allo 0,9%. La migliore linea è risultata la Protezione di Fondav con il +2,15%, seguita da Crescita di Telemaco con il +2,12% e, con l’1,91%, dalla linea Sicurezza di Cometa (che nei giorni scorsi ha rinnovato per il prossimo triennio il cda eleggendo nuovo presidente Gianni Borghi al posto di Fabio Ortolani). In ogni caso l’84,5% dei comparti ha registrato una variazione positiva del valore della quota e il 71% ha battuto il benchmark di riferimento. A cinque anni il rendimento medio annuo composto dei negoziali è stato pari al 2,4%, in linea con il +2,6% del Tfr. «Per una puntuale comparazione occorre valutare il vantaggio per l’iscritto derivante dal più favorevole trattamento fiscale e dal contributo aggiuntivo del datore di lavoro», spiega Assofondipensione. Quanto ai fondi pensione aperti, la performance media a cinque anni è stata del 6,7% grazie a una maggiore esposizione alle azioni. Proprio questa caratteristica ha pesato per un -0,14% medio sulle performance del primo semestre. Ma non manca chi ha battuto il Tfr. Il migliore (secondo i dati Fida) è risultato il fondo Milano Europa di Milano Assicurazioni con il 4,01% per la classe B e con il 3,98% per la classe A. Sopra al 3% c’è anche il comparto Previ-Europa di Fondiaria-Sai. (riproduzione riservata)