Il rapporto della commissione d’inchiesta sull’“adattamento della pianificazione regionale ai cambiamenti climatici”, presentato all’Assemblea nazionale francese, invita gli assicuratori a svolgere un ruolo centrale nel garantire la resilienza regionale, secondo quanto riporta l’Argus. Di fronte al crescente impatto dei rischi climatici, i relatori Fabrice Barusseau e Philippe Fait ritengono che il modello assicurativo francese, sia pubblico che privato, sia stato indebolito e che la sua sostenibilità sia in pericolo.

Nel corso delle sue audizioni e dei suoi viaggi, la commissione è stata allertata in numerose occasioni sulla riduzione o sul ritiro delle coperture assicurative in alcuni dei territori più esposti al rischio”, sottolineano i relatori, che aggiungono però che “in assenza di dati pubblici centralizzati e di una conoscenza precisa dell’entità della riduzione delle coperture assicurative, rimane difficile oggettivare il fenomeno della demutualizzazione”.

I deputati sottolineano innanzitutto la necessità di un nuovo equilibrio tra solidarietà nazionale e responsabilità del settore privato. Tra le cento proposte avanzate dagli autori del rapporto vi sono l’introduzione di una nuova deduzione dal gettito della sovrattassa destinata alla Caisse Centrale de Réassurance (CCR) per consentirle di ricostituire le proprie riserve; la rivalutazione automatica del tasso di sovrattassa, indicizzata all’esperienza dei sinistri; il ripristino di un legame diretto tra le variazioni della sovrattassa e le risorse destinate al fondo Barnier.

La commissione raccomanda un maggiore riconoscimento per gli assicuratori che operano in aree ad alto rischio. Propone quindi di pensare a incentivi fiscali per chi mantiene la copertura nelle aree più esposte al rischio e di liberare l’aliquota del premio aggiuntivo per le seconde case e le proprietà professionali al di sopra di un certo valore quando sono situate in aree a rischio. Per queste proprietà, l’importo del sovrapprezzo sarebbe determinato dal prezzo di mercato, al fine di limitare la condivisione dei costi.

Gli eurodeputati mettono inoltre in discussione il principio del ripristino dello stato quo ante dopo una catastrofe, che è ancora ampiamente sancito dalla legge urbanistica. Basandosi sulle proposte avanzate dai rappresentanti di France Assureurs e Agéa, la federazione nazionale dei gruppi agenti di assicurazione, durante le audizioni della commissione, i relatori propongono di non autorizzare più questo tipo di ricostruzione sistematica, in particolare quando è finanziata da fondi pubblici come il fondo Barnier. Raccomandano invece di rendere più flessibile il quadro normativo per consentire adattamenti coerenti con i rischi futuri, attraverso documenti urbanistici e piani di prevenzione.

I relatori prevedono inoltre che gli assicuratori contribuiscano al finanziamento delle valutazioni di vulnerabilità nelle aree colpite da calamità, portando avanti lo schema Mirapi (“mieux reconstruire après inondation”). Questo schema sperimentale, lanciato per incoraggiare una ricostruzione più appropriata dopo le inondazioni, consente alle vittime delle alluvioni di beneficiare di un supporto tecnico per aiutarle ad adattare le loro case, invece di doverle ricostruire in modo identico. I membri della commissione vogliono anche dare agli assicuratori la possibilità di ritirarsi dal progetto in alcuni casi se i proprietari di casa si rifiutano di fare gli adattamenti necessari, coinvolgendoli attivamente nel finanziamento della diagnostica.

Secondo i deputati, l’introduzione di una presunzione di rifiuto di assicurazione in base all’esposizione a catastrofi naturali nelle aree più a rischio renderebbe più facile per le persone che non sono in grado di assicurarsi rivolgersi all’Ufficio Centrale delle Tariffe (BCT), contrastando così l’aumento della non assicurazione.

Se queste misure di incentivazione, volte a mantenere una copertura assicurativa a prezzi accessibili in tutto il Paese pur mantenendo un meccanismo di mercato, si riveleranno insufficienti, sarà necessaria una maggiore solidarietà finanziaria tra il regime Cat Nat”, sottolinea il rapporto. La piena mutualizzazione del sistema Cat Nat nei territori divenuti non assicurabili e designati per decreto potrebbe avvenire attraverso l’assunzione da parte della CCR dell’intero costo dei sinistri relativi alle catastrofi naturali determinate da tale decreto, in cambio di un prelievo su tutti gli assicuratori domestici multirischio in proporzione alla loro quota di mercato nazionale.

Fabrice Barusseau e Philippe Fait sottolineano l’urgenza di intensificare la prevenzione per controllare i costi assicurativi futuri. “La spesa pubblica per l’adattamento e la prevenzione è ‘ultra-vantaggiosa’ per la comunità”, sottolineano, citando Edouard Vieillefonds, direttore del CCR. Tuttavia, la nozione di “misure preventive abituali”, sancita nel Codice delle assicurazioni dal 1982, è ancora troppo vaga per avere un effetto pratico in caso di catastrofe. Per ovviare a questo problema, propongono di affidare al CCR la missione di collaborare con gli assicuratori e i professionisti dell’edilizia per elaborare linee guida tecniche chiare e applicabili, al fine di trasformare un requisito teorico in uno strumento di incentivazione.

I deputati raccomandano inoltre di introdurre un sistema di modulazione delle franchigie cat nat, per responsabilizzare maggiormente gli assicurati. Chi effettua valutazioni di vulnerabilità e svolge attività di prevenzione potrebbe beneficiare di una franchigia ridotta. Al contrario, il rifiuto di intervenire potrebbe comportare una franchigia più elevata. Questo approccio è considerato particolarmente rilevante nel caso del ritiro e del rigonfiamento dell’argilla, un rischio crescente ma tecnicamente controllabile.

Per sostenere questo sforzo, i deputati chiedono un riorientamento del fondo Barnier, che non è ancora sufficientemente mobilitato per la prevenzione individuale. Propongono la creazione di un fondo dedicato, finanziato da una parte della sovrattassa sul premio catastale. Questa nuova leva pubblica fornirebbe un sostegno ai privati nel finanziamento di diagnosi e interventi, rafforzando al contempo la coerenza del sistema con chiari incentivi finanziari.

Infine, gli autori mettono in guardia da una logica di “adattamento a tutti i costi”: non si tratta di cercare di mantenere a tutti i costi ciò che già esiste, ma di fare scelte realistiche, a volte dolorose, ma necessarie. “La portata dei cambiamenti climatici rende talvolta necessario prevedere modifiche complete degli ambienti: è meglio ritirarsi che lottare inutilmente, soprattutto di fronte all’innalzamento del livello del mare”, spiega il rapporto.