Con un anticipo di quasi due mesi rispetto al 2024, è stato pubblicato il 10 giugno 2025 da IVASS il “Rapporto 2025 Rischi da catastrofi naturali e si sostenibilità: monitoraggio annuale”.

di Leandro Giacobbi

Come scrive IVASS in premessa, il rapporto descrive i principali esiti del terzo monitoraggio annuale dedicato ai rischi da catastrofi naturali e della sostenibilità, avviato nel 2022 e rivolto a tutte le imprese del mercato assicurativo operanti in Italia.

Si tratta di un documento veramente ricco di informazioni interessanti soprattutto nell’integrazione dei fattori ESG nella gestione dei rischi dell’attività assicurativa e nell’impatto dei rischi fisici da catastrofi naturali sull’attività di sottoscrizione assicurativa e di gestione dei rischi. Sono 49 pagine tutte da leggere e da studiare.

Un primo commento, a caldo, riguarda il paragrafo 4.4 del Report che mette in risalto le evidenze del 2023. Siamo, quindi, prima dell’entrata in vigore della normativa sull’obbligo assicurativo sui rischi CAT NAT e nel business delle polizze Incendio e Altri Danni ai Beni.

Innanzitutto, emerge una rilevante crescita dei premi: “La raccolta assicurativa 2023 a copertura dei rischi da catastrofi naturali – rischi climatici e terremoti – si conferma, come nel 2022, in crescita (nel corso del quinquennio 2018-2023 è passata da circa 1,8 miliardi di euro a 2,8 miliardi di euro). I premi fanno riferimento in misura preponderante (per oltre l’80%) alle coperture per rischi da cambiamenti climatici rispetto a quelle per il terremoto”, ma quello che maggiormente colpisce sono le tavole che riportano gli indicatori di performance 2023.

La Tavola 2, qui di seguito riportata in estratto, riguarda l’attività di sottoscrizione per i rischi climatici.

Prima considerazione. L’importanza del fenomeno “Grandine” in termini di premi e di sinistri

Rispetto ai rischi “catastrofali” tradizionali (inondazione e tempesta) siamo a quasi 2/3 dei premi lordi, che in valore assoluto rappresentano una cifra estremamente elevata, quasi 1.000 milioni di euro. Per quanto riguarda il combined ratio 2023 siamo al 398,6% e, pur essendo stato il 2023 un anno eccezionale, va sottolineato che nel 2022 eravamo ad un combined ratio del 141,5%. Da questi dati emerge chiaramente l’incoerenza del legislatore, che nell’obbligo assicurativo per i rischi catastrofali (legge 30 dicembre 2023, n. 213) non ha contemplato negli eventi calamitosi la grandine.  Il termine “incoerenza” è giustificato perché, se la finalità normativa era quella di trasferire i costi della ricostruzione dal finanziamento pubblico a quello privato/assicurativo, l’obiettivo non è stato certamente raggiunto.

In tal senso, va segnalato che la violenza della grandine (fonte Datameteo), negli ultimi anni, in Italia ha visto un preoccupante aumento delle grandinate con chicchi di grandi dimensioni.
Si tratta di un fenomeno, veri e propri eventi estremi, che fa registrare chicchi di dimensioni considerevoli, spesso ben oltre i 3 cm, che causano danni ingenti, distruggendo i tetti e gli impianti fotovoltaici, oltre che le coperture delle case come rivestimenti e cappotti termici. Nel 2023, l’Italia è stata il paese europeo più colpito da grandinate giganti, con chicchi che hanno raggiunto dimensioni record in Friuli-Venezia Giulia.

Seconda considerazione. Il fenomeno “terremoto” senza pressoché sinistri

Dalla Tavola 3 del Report, qui di seguito riportata, emerge che per il biennio 2022-2023 la situazione sinistri, fortunatamente, è stata molto positiva con un combined ratio che ha dato un profitto alle imprese del 70%.

Dato per scontato che i premi “terremoto” si devono valutare su un “tempo lungo”, per cui l’accumulo di premi deve coprire eventi a bassa frequenza, una riflessione va trasferita sempre all’obbligo assicurativo CAT NAT, dove per eventi con differenti frequenze (inondazioni, alluvioni, esondazioni, sisma e terremoto) si debba trovare una copertura “unica” per limiti d’indennizzo, scoperto e franchigia, precisando che sul tasso le Imprese si muovono con tariffe separate e al netto dei “grandi rischi”, dove la polizza è rimessa alla libera negoziazione.

In effetti, è una quadratura del cerchio impegnativa dove si contrappone l’esigenza di coprire degli eventi “inondazione” che hanno avuto un combined ratio nel 2023 del 278% a quello “terremoto”, che è stato nel 2023 del 27,4% e dove, per il principio della mutualità connesso all’obbligo assicurativo CAT NAT, vi è una richiesta generalizzata alle imprese di assicurazione di applicare un deciso contenimento dei prezzi.

La mutualità avrà un ruolo rilevante proprio alla luce della Figura 12 del Report, che illustra l’area geografica con maggior collocazione delle polizze che, con varie tipologie, coprono i rischi connessi agli eventi atmosferici.

Veramente impressionante la differenza tra il Nord ed il resto del Paese, anche per la garanzia “terremoto”, che dovrebbe essere un’esigenza presente su tutto il territorio nazionale.

A questo punto, la preoccupazione che la sanzione per l’inadempienza delle imprese all’obbligo assicurativo CAT NAT (ricordiamo che ai sensi dell’art. 1, c. 104, L. 213/2023, prevede che “se ne dovrà tenere conto ai fini dell’assegnazione di contributi, sovvenzioni o agevolazioni di carattere finanziario a valere su risorse pubbliche”) sia un deterrente troppo debole per avere un impatto reale, è decisamente fondata e potrebbe incidere non poco su quella mutualità indispensabile per il contenimento dei prezzi.

L’ultima considerazione è che, a queste conclusioni di buon senso, era possibile arrivare anche con il Report IVASS 2023 e, pertanto, sarebbe stato veramente opportuno che il legislatore, prima di intervenire su materie così complesse, si fosse confrontato con i contenuti dei Report IVASS, che definiscono, con estrema chiarezza, la “fotografia” del mercato.

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