Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Nel primo trimestre di quest’anno il sistema di previdenza complementare ha dimostrato la sua solidità, con gli iscritti che hanno superato i 10 milioni, e le linee azionarie che hanno contenuto i ribassi, nonostante «un quadro internazionale di elevata incertezza». Su un arco temporale decennale i rendimenti medi delle linee azionarie sono stati così pari al 4-4,5% annuo, continuando a sovraperformare i risultati delle altre linee di investimento. Una fotografia che è emersa durante la relazione annuale del presidente Covip, Mario Pepe, che dovrà ora inevitabilmente essere aggiornata alla luce delle nuove tensioni sui mercati determinate dalla guerra in Iran. Ma il sistema di previdenza integrativa sembra mostrare capacità di tenuta: a fine 2024 le risorse complessivamente accumulate tra fondi e polizze previdenziali erano 243,4 miliardi, con un incremento dell’8,5% rispetto all’anno precedente, dovuto per due terzi alle performance degli investimenti e per la parte restante al saldo tra contributi e prestazioni. Mentre i risparmi delle casse di previdenza sono risultati pari a 124,7 miliardi di euro, contro i 114 miliardi dell’anno precedente.
Con l’internalizzazione del business assicurativo Vita, Unicredit creerà la quarta compagnia assicurativa nel mercato italiano con un totale di oltre 8,6 miliardi di premi, gestirà direttamente oltre 45 miliardi di risparmi e al 2027 vedrà aumentare i ricavi da attività di insurance del gruppo guidato dal ceo Andrea Orcel di oltre 400 milioni. A dare i numeri dell’operazione è Alessandro Santoliquido, a capo del business assicurativo di Unicredit, nominato amministratore delegato delle due compagnie assicurative rilevate nei giorni scorsi da Cnp e da Allianz e ribattezzate rispettivamente Unicredit Life Insurance (Uli) e Unicredit Vita Assicurazioni (Uva), con la designazione, come presidenti rispettivamente di Camillo Candia (tra le altre cose ex ad di Zurich Italia) e di Romano Artoni (ex Unicredit). «Il riacquisto delle quote delle due joint venture ha ottenuto il via libera dalle autorità, passando anche per il vaglio del golden power. L’integrazione tra le due compagnie, che avverrà con la fusione di Unicredit Vita Assicurazioni in Unicredit Life Insurance prevista nel 2026, dovrà essere validata da un nuovo processo autorizzativo», spiega Santoliquido.
I francesi potrebbero rivelarsi l’ago della bilancia nell’ops anciata da Unicredit su Banco Bpm. A giocare un ruolo chiave sarà soprattutto Crédit Agricole, salito di recente al 19% e piuttosto freddo rispetto all’offerta. Ma tra gli azionisti di Piazza Meda spunta anche lo Stato francese, attraverso Banque Postale, l’istituto pubblico controllato dal gruppo La Poste. Inoltre ci sono anche, tra azionisti di bandiera francese, anche Natixis con lo 0,7% e Bnp Paribas con lo 0,3%.
Affinché il sindaco della srl sia condannato per bancarotta fraudolenta, è necessario che sussista il dolo, anche eventuale, nel senso che il “controllore” deve essere consapevole del delitto dell’amministratore e ne accetti il rischio come possibile prezzo di un risultato desiderato. Stop alla condanna al professionista, allora, non si dimostra il nesso causale fra la sua condotta omissiva e il reato fallimentare compiuto dagli organi gestori della società: il componente del collegio, infatti, è responsabile penalmente soltanto se aveva l’obbligo giuridico di impedire il reato altrui e non l’ha fatto, mentre avrebbe dovuto esercitare i suoi poteri impeditivi, diretti o indiretti. Così la Corte di cassazione penale, sez. quinta, nella sentenza n. 23175 del 20/06/2025
Il rapporto dell’Oms ha come base l’indagine Health Behaviour in School-aged Children, condotta nel 2022. Si tratta di interviste a 280mila giovani di 11, 13 e 15 anni in 44 paesi e regioni in Europa, Asia centrale e Canada. Il risultato evidenzia come 1 adolescente su 10 mostri sintomi di dipendenza da social. E dunque il 13% delle ragazze, che sono più esposte, e il 9% dei ragazzi non riescono a non utilizzare lo smartphone, quando non possono farlo soffrono d’astinenza, finendo per trascurare tutto quello che non abbia a che fare con il proprio telefonino. Il 12% degli adolescenti (16% dei ragazzi e il 7% delle coetanee) sono poi a rischio rispetto alla dipendenza dai giochi digitali. Le conseguenze? Non solo una diminuzione del benessere mentale e sociale ma anche una maggior esposizione a tutti gli altri tipi di dipendenza. L’Oms associa l’abuso dello smartphone a insonnia, tendenza ad andare a letto tardo, a un impatto negativo sulla salute generale. A conferma degli allarmi lanciati dall’Oms, la circolare ministeriale cita anche uno studio dell’Istituto superiore di sanità sulle dipendenze della Generazione Z. La generazione, cioè, dei nati tra il 1997 e il 2012, che è stata definita anche “Face down generation” (La generazione a faccia in giù) perché perennemente china sullo schermo del cellulare
- IVASS