Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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Si avvia a conclusione il processo di vendita di Prima Assicurazioni, gestito dall’advisor Goldman Sachs. Secondo quanto riportato da milanofinanza.it, in pole position per avviare la trattativa in esclusiva vi sarebbe Axa. Il gruppo francese avrebbe quindi superato Allianz, l’altra compagnia che era rimasta in competizione nell’ultima fase della trattativa. In gara, nei mesi scorsi, c’erano anche altri grandi gruppi assicurativi, come Generali e Cnp Assurances. Questi ultimi, a guardare le offerte non vincolanti presentate in precedenza, sembravano i più determinati sulla partita, fino a ventilare una maxi offerta da 1,6 miliardi.
Il fondo di private equity Jc Flowers completa l’acquisizione della società assicurativa Wefox in Italia. La chiusura dell’operazione, che era stata anticipata da MF-Milano Finanza e annunciata al mercato lo scorso 16 maggio, «apre ufficialmente una nuova fase per la società, che proseguirà il proprio percorso di crescita come realtà indipendente nel mercato assicurativo italiano», hanno chiarito da Wefox
Dal danno al rischio di beffa. Ivass, l’autorità di controllo assicurativa, ha lanciato l’allerta sulle offerte commerciali che posso essere proposte ai clienti della lussemburghese Fwu Life Insurance Lux, compagnia finita il liquidazione coatta, le quali potrebbero riverarsi non appropriate.
L’obiettivo del broker francese Verlingue, nel giro di qualche anno, è diventare il primo polo d’intermediazione assicurativa europeo a gestione familiare. Un progetto che mette al centro anche l’Italia dove il gruppo presieduto da Benjamin Verlingue è entrato nel 2023 rilevando l’80% del broker Inser, ceduta dall’Istituto Altoatesino di Sviluppo (Isa) rimasto azionista al 20%. In questi giorni il gruppo ha deciso di portare il marchio Verlingue in Italia, cambiando nome a Inser che nel frattempo è cresciuta raggiungendo un fatturato 2024 pari a 22,952 milioni, con un ebitda di 6,2 milioni e un risultato netto di 3,7 milioni.

Entro l’anno almeno 300 mila anziani, in particolare i malati cronici, saranno assistiti con la telemedicina. E’ quanto prevede la bozza di decreto del Ministero della salute in materia di prestazioni di telemedicina erogabili che sarà esaminata in una delle prossime riunioni della Conferenza Unificata. Al fine di consentire il mantenimento delle migliori condizioni di vita della persona anziana presso il proprio domicilio, con prioritario riferimento alla persona grande anziana cioè affetta da almeno una patologia cronica, è promosso dunque l’impiego di strumenti di sanità preventiva e di telemedicina nell’erogazione delle prestazioni assistenziali. Nello specifico il decreto, attuativo dell’articolo 9 del dlgs del 15 marzo 2024, n. 29, stabilisce che le prestazioni dovranno appartenere ai campi della teleassistenza e del telemonitoraggio e saranno rivolte specificamente agli anziani cronici; dovranno garantire un supporto continuativo al domicilio, puntando sulla prevenzione del deterioramento cognitivo, sull’aderenza terapeutica e sulla riduzione dell’isolamento sociale
Il margine di tolleranza che evita all’automobilista la multa per eccesso di velocità è del 5 per cento, con un minimo di 5 chilometri l’ora, anche se a rilevare l’infrazione è il tutor e non il classico autovelox: il Sicve, il sistema informativo controllo velocità utilizzato in autostrada, è una delle apparecchiature per accertare l’osservanza dei limiti previste dall’articolo 345 del dpr 16/12/1992, n. 495, regolamento di esecuzione del codice della strada, che indica la riduzione da applicare al valore rilevato che è valida per tutti gli strumenti elettronici. Così la Corte di cassazione civile, sez. seconda, nell’ordinanza n. 15894 del 16/06/2025.

«Il tasso di fecondità totale italiano – spiega Lorenzo Bandera di Percorsi di secondo welfare – si è abbassato ulteriormente. È arrivato a 1,18 figli per donna e il paragone col tasso di sostituzione, la differenza fra nati e morti, è impietoso: per mantenere un equilibro fra nati e morti il tasso di fecondità dovrebbe arrivare a 2.1». La tendenza a fare meno figli non riguarda solo Italia ed Europa, ma è globale: negli ultimi sessant’anni i tassi di fecondità dei Paesi Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, si sono dimezzati. «È frutto – aggiunge Bandera – di una serie di diversi fattori, ma è una realtà con cui fare i conti. Dopo decenni di denatalità l’Italia è tra i Paesi coi valori più bassi: non solo perché da tanti anni le donne italiane hanno pochi figli, ma anche perché di conseguenza ci sono meno donne in età fertile».

Nel 2015 gli over 65 erano appena il 7,7% degli assistiti. Oggi sono il 14,3%. E l’età media degli italiani presi in carico dalla Caritas è 54,6 anni. Segno che anche i pensionati, spesso soli e con pensioni minime, non ce la fanno più. Allo stesso tempo, oltre il 52% dei nuclei ha figli minorenni. La povertà si cronicizza: il 27,8% è in carico da oltre cinque anni. Il numero medio di colloqui nei centri di ascolto all’anno è raddoppiato: erano quattro nel 2012, siamo a 8,6 oggi. A pesare sono anche la casa e la salute. Il 37,4% degli assistiti ha una condizione abitativa critica, spesso vive in affitto precario, in coabitazione forzata o senza dimora. E più di una persona su tre (35,2%) presenta una fragilità sanitaria rilevante,senza accesso a cure regolari. Dieci anni fa queste percentuali erano quasi la metà.

Il progressivo invecchiamento della popolazione genera una crescente domanda di colf e badanti: nel 2028 saranno oltre 2 milioni e 74mila i lavoratori domestici – tra regolari e irregolari – di cui avranno bisogno le famiglie italiane per coprire l’assistenza domestica e la cura alla persona. La stima è contenuta in un rapporto Assindatcolf-Idos presentato ieri a Roma, secondo cui queste posizioni saranno coperte da 660mila italiani e da 1 milione 414mila stranieri (il 68%). Rispetto al 2025, l’incremento complessivo sarà di circa 86mila unità, circa 28.574 domestici in più all’anno nel triennio 2026-2028: 8.729 lavoratori italiani e 19.845 stranieri, di cui 14.471 non comunitari (pari al 73% degli stranieri e ad oltre il 50% del totale).
Un aumento del 12,6% dei costi per l’Rc auto in due anni (2023-2025). È questo l’incremento rilevato dall’Osservatorio Federtrasporti per un mezzo pesante (Tir) che, in media, percorre 100mila chilometri l’anno. Attualmente il costo al km della polizza assicurativa per un veicolo adibito al trasporto merci è pari a 0,134 euro e rappresenta circa l’8% degli oneri totali (a titolo di confronto: il costo del carburante pesa per circa il 30% sui costi complessivi di un’impresa di autotrasporto merci). Sui premi assicurativi hanno influito le aspettative sui costi dei sinistri da parte delle compagnie: a fronte di prospettive rialziste, i premi aumentano per soddisfare future richieste di risarcimento.
La pigrizia, il fatto di sentirsi bene e non avere disturbi particolari o addirittura per un italiano su cinque il dubbio che sia necessario mettere mano al portafogli. Ecco le ragioni principali per le quali gli italiani in maggioranza continuano a snobbare gli screening, strumenti di prevenzione assolutamente gratuiti e a disposizione di tutti i cittadini che rientrano tra le categorie per fasce d’età per i quali sono raccomandati: nel 2023 la lettera di invito a partecipare a uno screening è arrivata a quasi 16 milioni di italiani, ma poi hanno deciso di partecipare ai test previsti nelle Asl meno della metà e cioè 6,9 milioni (6,3 milioni sono quelli delle fasce d’età target), con il Sud che resta indietro dove partecipa meno di uno su tre. Una scarsa adesione che secondo recenti stime di Gimbe significa oltre 50mila diagnosi di tumore mancate e quindi un pericoloso ritardo nelle cure che potrebbe essere in molti casi fatale.
L’ultima legge di bilancio 207/2024 ha esteso la possibilità di rinunciare al versamento dei contributi, al fine di vedersi riconosciuta tale somma nella busta paga, anche nei confronti dei dipendenti che matureranno i requisiti per la pensione anticipata entro il 2025. L’agevolazione, già prevista dal 2023 per i soggetti con i requisiti per la pensione anticipata flessibile “quota 103”, prevede che la restituzione della contribuzione (che teoricamente il datore di lavoro dovrebbe trattenere in busta paga) sia esente da imposizione fiscale. La conferma arriva dall’Inps con la circolare 102/2025 di ieri, contenente le istruzioni operative e contabili, ed era stata preannunciata in un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore di sabato scorso, in riferimento a uno specifico interpello dell’agenzia delle Entrate.