Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Invariate rispetto ad aprile le stime di crescita del pil, mentre l’aumento dei dazi e dell’incertezza penalizzerebbe gli investimenti e le vendite all’estero nel triennio 2025-27. È questa la sintesi delle stime elaborate dagli esperti di Bankitalia nell’ambito dell’esercizio coordinato dell’Eurosistema. In base ai dati pubblicati il pil crescerà dello 0,6% nel 2025, dello 0,8% nel 2026 e dello 0,7% nel 2027, sospinto dalla ripresa dei consumi. Bankitalia avverte invece che l’incertezza sul quadro previsivo è elevata e deriva principalmente dall’esito dei negoziati tra Stati Uniti e Ue. Un loro ulteriore inasprimento potrebbe penalizzare in misura marcata l’attività economica e in particolare le vendite all’estero e gli investimenti, specie se si accompagnasse al permanere di condizioni di elevata incertezza. Qualora il livello dei dazi aumentasse ai valori annunciati il 2 aprile e l’incertezza si mantenesse elevata, la crescita del pil potrebbe ridursi rispetto a quella dello scenario di base di circa due decimi di punto percentuale nell’anno in corso e fino a circa mezzo punto percentuale all’anno nel prossimo biennio. Tuttavia l’inflazione dovrebbe rimanere contenuta, collocandosi all’1,5% nella media dell’anno in corso e del prossimo e al 2% nel 2027.
L’esito dell’assemblea più attesa dell’anno, ovvero quella di Mediobanca per decidere sull’ops per Banca Generali, è appeso a tre pacchetti di azioni che alla prova del voto potrebbero fare la differenza. Insieme fanno il 6%. Il primo è quello di Edizione. La holding della famiglia Benetton ha in portafoglio il 2,2% di Piazzetta Cuccia e il nuovo statuto consegna nelle mani del presidente Alessandro Benetton e dell’amministratore delegato Enrico Laghi le scelte sulla gestione operativa degli investimenti. L’orientamento dell’azionista è quello di decidere direttamente lunedì 16 giugno a lavori iniziati, tenendo presente che per la cassaforte di Ponzano Veneto quello in Mediobanca è un investimento finanziario. Andrà gestito solo in base ai rendimenti che i singoli progetti sono in grado di garantire. Proprio in quest’ottica la famiglia nordestina si era mossa un paio di mesi fa nell’assemblea Generali, quando aveva scelto di astenersi come segnale di non condivisione nei confronti della gestione poco coraggiosa della compagnia.
Aveva fatto storcere il naso a molti, in Italia e all’estero, la vendita dell’ultima tranche di Montepaschi da parte del Tesoro lo scorso novembre, già poche ore dopo la sua conclusione. Le modalità di collocamento risultarono diverse dalle best practice in operazioni di questo tipo: una sola banca d’affari, la Akros del gruppo Banco Bpm, al posto delle più grandi Jefferies e Ubs che avevano curato le tranche precedenti, appena quattro acquirenti, quantità delle azioni, salite dal 7% al 15% in pochi minuti, e a un prezzo superiore del 5% a quello di mercato anziché a sconto come avviene di solito.
Gonfiati dal risiko o in linea con i fondamentali? Negli ultimi mesi i titoli delle banche italiane hanno premuto ancora il piede sull’acceleratore, sostenuti dall’appeal speculativo generato dalla nuova ondata di consolidamento. Una corsa meno naturale rispetto a quella innescata dalla stretta sui tassi Bce, giustificata dai numeri record macinati dal 2022. Ma la spinta si è fermata ora che Francoforte ha invertito la rotta, anche se le banche promettono di compensare il calo del margine d’interesse con le commissioni. In questo modo utili e cedole dovrebbero continuare a salire (così promettono i vari ceo), ma presto l’effetto risiko potrebbe esaurirsi. Cosa accadrà a giochi fatti, cioè quando si saprà chi ha avuto successo e chi no? Per gli analisti il pericolo che le azioni perdano valore è concreto. Senza contare i rischi legati all’integrazione di banche in alcuni casi diverse tra loro, che potrebbero far svanire le sinergie prospettate e ritorcersi contro i soci.
L’Italia è un Paese che complessivamente dona 10 miliardi di euro l’anno, appena lo 0,2% degli oltre 5 mila miliardi di euro della ricchezza finanziaria dei suoi cittadini, che sono peraltro tra quelli con il più grande patrimonio privato in tutto il mondo. Per fare un paragone gli americani, una popolazione solo sei volte maggiore di quella dell’Italia, donano 48 volte di più. Inghilterra, Francia e Germania hanno in proporzione numeri simili a quelli americani. Questi dati sono stati lo stimolo di un sondaggio condotto da Fondo Filantropico Italiano con Finer per capire perché gli italiani donano così poco. Esiste un ampio margine di miglioramento nel rapporto tra donatori ed enti del terzo settore, rileva l’analisi di Fondo Filantropico Italiano (si veda intervista in pagina). Anche perché «ci sono capitali senza eredi dove a ereditare può essere la comunità. Non si tratta di cifre da poco: oltre 20 miliardi di euro passeranno di mano entro il 2030 e che saliranno a 88 miliardi entro il 2040. A disposizione dei filantropi c’è un ampio ventaglio di veicoli. «Tra i più semplici da utilizzare citiamo donazioni, lasciti, polizze vita ed erogazioni liberali che possono risultare vantaggiose anche da un punto di vista fiscale. Le polizze intestate a un terzo ad esempio sono escluse dall’asse ereditario ed esenti da imposte tranne per i rendimenti di natura finanziaria, così come sono generalmente esenti le donazioni liberali», dice Massari.
- Focus su Investitori Private Solution
Agl Investitori Private Solution è un prodotto d’investimento assicurativo di tipo unit linked, distribuito da Allianz Bank e dagli Agenti Allianz con mandato Allianz Global Life. La polizza non ha una specifica data di scadenza (prodotto a vita intera) e Allianz Global Life dac non può scegliere di terminare unilateralmente il contratto. Nel dettaglio, Agl Investitori Private Solution è caratterizzato dall’investimento di un premio minimo consistente, pari a 500 mila euro, che sarà investito in quote di un fondo interno tra quelli a disposizione; la polizza consente di scegliere tra 26 differenti strategie d’investimento, in funzione del profilo di
rischio e dal cui controvalore dipendono le prestazioni finanziarie. Le strategie (la cui gestione è stata affidata a Investitori Sgr) investono in un’ampia gamma di attività che includono titoli azionari, strumenti derivati e strumenti a reddito fisso.
Sale l’indennità una tantum per i familiari delle vittime sul lavoro. Per gli eventi di quest’anno, infatti, è pari a 10.357,92 euro per un solo superstite e 37.438,26 euro per più di tre superstiti. A stabilirlo è il decreto del ministro del lavoro n. 75/2025, registrato il 12 giugno alla Corte dei conti. Intanto ieri si è svolto il primo degli incontri tecnici tra il ministro del lavoro, Marina Calderone, e i sindacati e le imprese. Obiettivo: arrivare entro luglio a una nuova riforma della sicurezza sul lavoro. Diverse le novità in discussione, tra cui la stabilizzazione della tutela Inail a studenti e personale scolastico; insegnamento della sicurezza a scuola; misure premiali alle imprese che investono in sicurezza, con il nuovo rating sviluppato dall’Inail. Il nuovo incontro è fissato per la prossima settimana su emergenza caldo e subappalti a cascata. In questo caso, la richiesta è quella di chiudere rapidamente un accordo condiviso per procedere con maggiore tempestività all’entrata in vigore della regolamentazione su scala nazionale.
L’Ivass stoppa la sottoscrizione di nuovi contratti per la compagnia bulgara Dallbogg, attiva in Italia prevalentemente nell’Rc auto e in misura minore nelle cauzioni. Dallbogg opera in Italia in regime di libera prestazione dei servizi.
Tra il 2010 e il 2024 il valore delle attività finanziarie delle famiglie italiane è aumentato di quasi il 57 per cento superando di poco l’asticella dei 6mila miliardi di euro in termini nominali. Il dato reso noto da Bankitalia nella relazione annuale può apparire interessante ma vanno fatti una serie di distinguo che alla fine lo rendono non particolarmente entusiasmante. Intanto va tolta l’inflazione, che riduce l’incremento reale a livelli ancora più modesti.
Chi non risica non rosica. Il detto si adatta perfettamente per descrivere quanto è accaduto negli ultimi anni, a chi ha sottoscritto polizze Vita unit linked o ibride con un profilo di rischio medio basso. Un dato in linea con quanto sviluppato nell’inchiesta di copertina di questa settimana che prende spunto dai dati di lungo periodo della Banca d’Italia. Nel settore delle polizze tra il 2020 e il 2023 il bilancio è stato particolarmente magro in tutta Europa, soprattutto per le linee meno rischiose e i prodotti italiani non fanno una bella figura. Il verdetto arriva dall’Eiopa, ossia dall’Authority europea che vigila sul settore assicurativo e sui fondi pensione che ha scattato una fotografia sui costi e sulle performance dei prodotti assicurativi Vita venduti nell’Unione europea per monitorarne il cosiddetto “value for money”. Dall’istantanea scattata appunto ai valori di fine 2023 nel report “Cost and past performance” l’Italia non ne esce particolarmente bene.