Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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La nomina del responsabile del servizio di protezione e prevenzione (Rspp) non salva dalla condanna il datore di lavoro per la mancata valutazione di un rischio: è quanto emerge dalla sentenza della Cassazione n. 21153 del 18 maggio scorso, con cui la quarta penale ha affrontato il delicato tema della responsabilità penale, nel caso di infortuni sul lavoro. In particolare, non è esonerato da responsabilità il datore che, nonostante abbia nominato un Rspp, risulta invece che non abbia valutato un rischio specifico connesso all’attività produttiva e causa dell’incidente.
La lotta contro il cambiamento climatico è uno dei traguardi per i quali, in prospettiva, si prevedono i progressi più marcati nell’Unione europea. In particolare, per quanto riguarda l’azione per il clima, l’Ue ha stabilito obiettivi molto ambiziosi e senza precedenti per il 2030 e il confronto con le tendenze degli anni passati indica che saranno necessari sforzi maggiori. Negli ultimi cinque anni l’Ue ha compiuto progressi significativi verso il conseguimento di tre obiettivi di sviluppo sostenibile e progressi moderati per quanto riguarda la maggior parte degli altri obiettivi. In particolare, nel 2022, il tasso di occupazione continentale ha segnato un nuovo massimo storico del 74,6%, mentre il tasso di disoccupazione di lungo periodo è sceso a un nuovo minimo storico. Sono stati compiuti progressi significativi anche verso il conseguimento degli obiettivi di sconfiggere la povertà e di migliorare la parità di genere.
La curva dei crimini informatici sembra aver imboccato una leggera flessione: è diminuito, infatti, del 44% in Italia, nel trimestre gennaio-marzo rispetto ai tre mesi precedenti, il numero di minacce informatiche. Tuttavia, non c’è da abbassare la guardia. I dispositivi collegati alla rete aumentano e risultano poco protetti, in particolare quelli utilizzati in ambito medico, come apparecchi radiologici, dispositivi cardiologici, microscopi connessi in rete. E il furto dei dati torna al primo posto tra i danni causati dagli hacker. È quanto emerge dalla lettura della nuova edizione del “Threat intelligence report” rilasciata dall’osservatorio Cybersecurity di Exprivia che prende in considerazione 122 fonti aperte tra siti di aziende colpite, siti pubblici di interesse nazionale, agenzie di stampa online, blog e social media.
Per i danni subiti dai beni aziendali occhio ai concetti di perdita e danneggiamento. Benché non di rado le imprese si trovano a dover gestire eventi che comportano la perdita (totale o parziale) di uno o più beni d’impresa, il ricorso alla copertura assicurativa permette di abbattere (almeno in parte) gli effetti del danno ottenendo un sollievo economico. Così se, da una parte, con l’espressione “perdita” ci si riferisce alla eliminazione fisica del bene per cause non imputabili all’imprenditore (furto, smarrimento, eventi distruttivi quali incendi, alluvioni, terremoti), dall’altro, per “danneggiamento” si intende una netta riduzione delle funzionalità del bene.
Per il risarcimento del danno previste strade differenziate per la contabilizzazione. Nella prassi operativa, infatti, si distinguono tre differenti casistiche in cui è possibile accertare l’insorgere di un risarcimento danni, quali: a) perdita o danneggiamento di un bene merce; b) perdita o danneggiamento di un bene strumentale all’attività; c) casistiche non riconducibili a quelle precedentemente espresse. In generale, come risulta dal documento Oic 12, i rimborsi assicurativi vanno riportati nella voce A.5 “Altri ricavi e proventi” del conto economico. Tuttavia, nel caso in cui la perdita riguardi i cosiddetti beni merce non occorrerà effettuare alcuna scrittura in contabilità in quanto la stessa verrà rilevata automaticamente all’atto della valutazione delle rimanenze finali. Se la compagnia assicuratrice liquida il danno in un momento “successivo” alla chiusura dell’esercizio in cui l’evento dannoso si è realizzato occorrerà, invece, procede alla rilevazione di una sopravvenienza attiva.
Per le indennità risarcitorie, imputazione temporale e competenza quali concetti chiave. In generale, l’imputazione temporale dei risarcimenti deve avvenire in base ai principi di prudenza e competenza di cui all’articolo 2423-bis del codice civile. Così, per i risarcimenti assicurativi occorre guardare al momento in cui la compagnia assicuratrice liquida il danno e, quindi, al momento in cui assume valenza definitiva l’entità del risarcimento. Nel caso dei risarcimenti conseguenti controversie giudiziarie, invece, il riferimento è all’esercizio in cui avviene il deposito della sentenza del tribunale, a prescindere dal grado di giudizio.
Nessuna responsabilità professionale può essere addebitata al notaio se, in sede di vendita immobiliare, la parte venditrice non dichiara che l’immobile, costruito prima del 1967, ha subito modifiche. Questo è quanto hanno ricordato i giudici della terza sezione civile della Corte di cassazione nell’ordinanza numero 14567 del 2023, rigettando il ricorso di una donna avverso la decisione della corte di appello. In particolare, in sede di merito la ricorrente aveva lamentato l’inadempimento delle obbligazioni nascenti dal contratto d’opera professionale «per avere il notaio omesso di espletare verifiche sulla regolarità edilizio-urbanistica dei cespiti compravenduti e di comunicare l’assenza del certificato di agibilità degli stessi».

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La crescita dei tassi di interesse non ha rallentato la domanda di prestiti da parte delle famiglie nel 2022, mentre il primo trimestre dell’anno in corso vede una decisa contrazione delle richieste di finanziamento totali. La fotografia è stata scattata dalla Banca d’Italia, nella sua Relazione annuale. Secondo questi dati l’indebitamento delle famiglie è cresciuto del 4,6% nel 2022 rispetto all’anno precedente, più di quanto fosse successo nel 2021, mentre la richiesta di mutui casa è cresciuta (+4,7%) ma con un ritmo meno sostenuto rispetto ai dodici mesi precedenti. Brillante anche il credito al consumo (+5,9%), voce peraltro in crescita anche nel primo trimestre del 2023 (+6,1%).
L’intervento della Commissione europea sulla trasparenza dei prodotti finanziari – considerato in un primo moento piuttosto prudente come approccio – potrebbe portare a conseguenze non così trascurabili. E i piccoli investitori possono sperare in una riduzione delle commissioni, seppur non a brevissimo termine. «La Retail Investment Strategy non è solo retrocessioni. Mira soprattutto ad aumentare il livello di consapevolezza e trasparenza verso gli investitori retail», racconta Roberto Freddi, partner di Kearney Italia. «L’industria del risparmio dovrà pensare a modelli alternativi a quello attuale, tenendo in considerazione che il 70% delle commissioni pagate dai clienti servono per coprire i costi di distribuzione», continua. «Con una maggiore trasparenza e comparabilità dei costi si promuove una presa di coscienza da parte degli investitori sulla qualità del servizio di consulenza. E magari si spingono i consulenti verso l’offerta di prodotti con costi più contenuti», dice Giovanni Andrea Incarnato, wealth & asset management sector leader di EY.
Le nuove generazioni preferiscono i piani di accumulo del capitale (Pac). A testimoniarlo sono i numeri di Assogestioni, da cui emerge come il 60% degli investitori appartenenti alla generazione Z e la metà dei Millennials siano orientati verso questi strumenti. Certo, occorre tener presente che i più giovani rappresentano solo il 13% dei sottoscrittori di fondi, ma se in valore assoluto le cifre non sono altissime, la propensione è chiara.

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Un bus si è ribaltato ieri mattina all’alba sulla A16 Napoli-Canosa ed è finito in una scarpata dopo aver tra-volto due auto ferme per un tamponamento. Altre tre macchine sono poi rimaste coinvolte. Il bilancio dell’in-cidente a Vallesaccarda (Avellino) è di un morto, il conducente di un’auto, e 14 feriti.

«In qualsiasi momento e da qualsiasi luogo»: questo è lo spirito dell’innovazione nel settore della bancassicurazione.Il settore assicurativo ha, da sempre, un ruolo importante nello sviluppo del nostro Paese, dimostrandosi nel tempo un attore proattivo e innovativo fondamentale nella costruzione del nostro futuro. Questo cambiamento ha comportato, e comporta, investimenti mirati e calibrati per supportare la ricerca, per innovare, per adattarsi all’evoluzione tecnologica. L’effetto di queste strategie, primariamente soddisfa le nuove esigenze degli utenti, e poi ha quasi raddoppiato i clienti acquisiti tramite canali digitali.

Meno nascite e più pensioni? Lo stato spende già 350 miliardi

Anche se improvvisamente si verificasse nei prossimi 2/5 anni un aumento delle nascite non si risolverebbe né il problema dell’invecchiamento e neppure quello relativo all’aumento della forza lavoro poiché nel picco della transizione, la maggior parte dei nati nel 2024/27 sarebbe ancora sui banchi di scuola. Occorre quindi mettere in campo azioni che, quanto meno, possano ridurre i rischi dell’invecchiamento, attenuandoli e, se si è bravi, ottenere anche da questa fase storica delle positività. Il sistema dispone già di questi due stabilizzatori automatici. L’importante è non modificarli evitando le eccessive anticipazioni tipo quota 100 -103, opzione donna e salvaguardie varie, anticipi pensionistici per i lavori gravosi o i lavoratori fragili di cui non v’è traccia nella medicina ufficiale. Queste misure hanno mandato in pensione dal 2012 a oggi oltre 850 mila persone con requisiti molto più favorevoli di quelli legali, mettendo a rischio l’equilibrio previdenziale raggiunto nel 2018 che invece deve essere rafforzato per far fronte alla citata ondata dei baby boomer. Se consideriamo che l’importo totale delle pensioni ammonta a 165 miliardi netti, e che gli ammortizzatori sociali di cui beneficia un numero abnorme di lavoratori (nel 2021, dati Inps, circa 2,5 milioni, più del 10% del totale), costano 25 miliardi l’anno, significa che lo Stato immette ogni anno nel sistema Italia oltre 350 miliardi: quasi 6.000 euro l’anno pro capite, bambini compresi; se una famiglia ha in media 2,31 persone (dato Istat), incassa in media oltre 13.600 euro netti l’anno.
Che il settore automotive, in Italia e in Europa, stia trasformandosi in modo totale e definitivo, iniziano ad averlo capito in molti, anche a causa delle norme sempre più limitanti. Sia per lo stop alla vendita di auto termiche entro il 2035 sia per l’Euro 7. Luca de Meo, nel doppio ruolo di ceo del gruppo Renault e di presidente Acea, l’associazione europea dei produttori, non manca occasione per avvertire consumatori, governanti e istituzioni. Trent’anni di esperienza nel settore auto, a 37 anni entra in Fiat dove fa risorgere la 500. Poi, nel gruppo Volkswagen, crea il marchio Cupra, sportivo e innovativo.  «L’industria automobilistica — ha detto nei giorni scorsi de Meo— sta cercando di dribblare delle regolamentazioni che riteniamo non opportune e non proporzionali. Mi auguro che vi sia una veloce revisione da parte della Comunità europea sulle nuove norme che riguardano l’Euro 7». Il manager si è espresso anche chiaramente sul ruolo futuro dell’industria, chiedendo «regole uguali che andranno rispettate, senza permettere a tutti di entrare in Europa non contribuendo alla crescita dell’ecosistema europeo».