È destinata a crescere di quasi 65 miliardi di euro la spesa per le pensioni in Italia, nei prossimi quattro anni, da oggi al 2026, in aumento del 22% rispetto al 2022. Il dato è stato elaborato dal Centro studi di Unimpresa che ha stimato in 318 miliardi il costo totale degli assegni pensionistici nel 2023, pari a un incremento di 21 miliardi (+7%) sullo scorso anno. Il saldo, spiegano gli esperti di Unimpresa, salirà sistematicamente nei tre anni successivi, rispettivamente di 22 miliardi, 10 miliardi e 11 miliardi, per arrivare a quota 362 miliardi a fine 2026.

Complessivamente, la spesa per le pensioni, che nel 2022 valeva il 15,6% del prodotto interno lordo, attesa al 15,8% quest’anno, arriverà al 16,1% del pil a fine 2026.

È questo il quadro di finanza pubblica disegnato dal Centro studi Unimpresa nel quale deve muoversi il governo per mantenere gli impegni recentemente assunti per nuove misure sulla flessibilità in uscita e in termini di revisione degli importi destinati ai pensionati.

Interventi sulle pensioni sono imprescindibili, ma occorre ragionare sui numeri per evitare di cullarsi su promesse poco realizzabili. Il governo ha annunciato misure per anticipare l’età pensionabile che hanno un costo di 10 miliardi sulle casse dello Stato, ma la disponibilità effettiva, al momento, è di appena un paio di miliardi. La traiettoria della spesa previdenziale, al netto delle nuove misure, è già in forte aumento e il sentiero, pertanto, appare particolarmente stretto”, osserva in una nota il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara. “Intervenire per ritoccare la riforma Fornero, che ha fissato in linea di massima a 67 anni l’età pensionabile, rappresenta un fattore importante, tanto per i lavoratori, in particolare per quelli che hanno una quota importanti di contributi già versati, quanto per le aziende, chiamate a un ricambio generazionale e creare, così, nuova occupazione. Le nostre statistiche non sono finalizzate a creare sterili polemiche, ma solo a mettere sul tavolo numeri reali sui quali ragionare con concretezza”.

Secondo il Centro studi di Unimpresa, che ha elaborato dati dell’ultimo Documento di economia e finanza del governo, la spesa per le pensioni si è attestata a 296,9 miliardi nel 2022 (15,6% del pil), arriverà a 317,9 miliardi nel 2023 (15,8%), a 340,7 miliardi nel 2024 (16,2%), a 350,9 miliardi nel 2025 (16,1%), a 361,8 miliardi nel 2026 (16,1%).

Quest’anno si registrerà, dunque, un aumento di 20,9 miliardi (+7,06%), l’anno prossimo di 22,7 miliardi (+71,4%), nel 2025 di 10,2 miliardi (+3%), nel 2026 di 10,9 miliardi (+3,11%).

Si osserva, pertanto, una progressiva crescita, in buona parte frutto del mutamento anagrafico della popolazione, sempre più anziana, ma che in ogni caso rappresenta un fardello per chiunque voglia intervenire nel settore della previdenza. Nei prossimi quattro anni, la spesa per le pensioni aumenterà di 64,9 miliardi, con una crescita del 21,87%, e questo incremento non ingloba le misure recentemente annunciate dal governo.

Il totale della spesa previdenziale a carico dello Stato arriverà a quota 472,4 miliardi nel 2026 e questa cifra corrisponderà al 21,1% del nostro pil, di fatto senza alcuna variazione rispetto al 2022, quando l’ammontare di questa voce del bilancio pubblico, pari a 406,9 miliardi, valeva il 21,3% del pil.

Oltre alle pensioni, sui conti dello Stato, nell’ambito della spesa previdenziale, incidono le altre prestazioni sociali in denaro: si tratta di una cifra che non subirà particolari incrementi nel periodo in esame. Nel 2022, questa voce del bilancio pubblico si è attestata a 109,9 miliardi, pari al 5,8% del pil e nel 2026 raggiungerà i 110,5 miliardi (4,9% del pil), con un incremento di 1,2 miliardi (+1,14%).