Se ci fossero ancora dei dubbi sull’entità della crisi del risparmio pensionistico globale, la recente ricerca della Global Federation of Insurance Associations (GFIA) dovrebbe aiutare a dissiparli.

Il gap pensionistico globale è stimato in 1 trilione di dollari (0,95 trilioni di euro) all’anno e si prevede che continui a crescere. Ne parla Xavier Larnaudie-Eiffel, Chair, Personal  Insurance Committee di Insurance Europe in un intervento ospitato nella ricca relazione annuale dell’associazione europea.

I cambiamenti demografici stanno esercitando una pressione senza precedenti sui sistemi pensionistici, richiedendo loro di sostenere più persone, dato che il numero di iscritti ai sistemi e la durata di vita prevista dopo il pensionamento. Si prevede che nei prossimi 30 anni il numero di persone con più di 65 anni raddoppierà da 0,78 miliardi a 1,55 miliardi, mentre l’aspettativa di vita al momento dell’uscita dal mercato del lavoro è passata da 16 anni per le donne e 12 anni per gli uomini nel 1970 a 24 anni e 20 anni rispettivamente nel 2020.

Una pressione ancora maggiore sui regimi pensionistici pubblici deriva dal fatto che un minor numero di persone nella forza lavoro sostiene l’afflusso di fondi, dato che i tassi di fertilità stanno diminuendo in tutto il mondo. L’aumento del tenore di vita, con la crescita della classe media nelle economie in espansione in tutto il mondo, sta inoltre determinando la necessità di pensioni.

Un contesto economico precario, esacerbato dalla pandemia COVID-19, dai conflitti geopolitici come la guerra in Ucraina, dalla crisi economica, i vari effetti del cambiamento climatico e le pressioni inflazionistiche aumentano gli oneri a carico dei governi e limitano ulteriormente il loro margine di manovra in settori come quello delle pensioni.

GFIA ha calcolato la differenza tra il valore attuale dei fondi necessari a coprire il 65-70% del reddito pre-pensionistico e gli esborsi attualmente previsti per i fondi pensione. Il gap pensionistico globale stimato, al netto degli esborsi coperti dai regimi governativi a ripartizione, è di 51 miliardi di dollari, che richiederebbe il pagamento di rendite aggiuntive per circa 1 miliardo di dollari all’anno, ipotizzando un tasso di interesse dell’1% e un periodo di 40 anni. Il 29% di questo divario è stimato in Europa.

Le possibili soluzioni

La peculiarità del gap pensionistico è che anche misure legislative drastiche e impopolari – come un aumento significativo dell’età pensionabile – lo ridurrebbero ma non lo colmerebbero del tutto.

Affrontare il problema richiede il coinvolgimento di un’ampia gamma di soggetti interessati, sia pubblici che privati, e l’utilizzo di una vasta gamma di leve. Queste includono l’offerta di prodotti innovativi e flessibili, la sensibilizzazione sulla necessità di risparmiare per la pensione, l’incoraggiamento all’iscrizione automatica ai regimi pensionistici e l’introduzione di incentivi finanziari fiscali e non.

L’adeguatezza delle possibili leve dipende, ovviamente, dalla struttura pensionistica esistente in ogni Paese, dalla cultura e dal livello di ricchezza.

Per rispondere all’evoluzione delle esigenze dei clienti, gli assicuratori hanno sviluppato una serie di prodotti innovativi e flessibili, tra cui:

  • prodotti che offrono un equilibrio personalizzabile tra rendimenti variabili e fissi
  • Prodotti che danno accesso a nuovi tipi di investimento (ad esempio, in forme di energia rinnovabile).
  • Offerte che consentono ai clienti di trasformare il patrimonio illiquido in attività liquide, come ad esempio i piani di come ad esempio i programmi di reverse mortgage/equity release sulle case).

Le esigenze e le opzioni pensionistiche sono spesso difficili da comprendere, per cui migliorare l’alfabetizzazione finanziaria e promuovere il risparmio previdenziale può essere efficace per incrementare il risparmio pensionistico.

Una campagna di lunga durata condotta dal governo irlandese, ad esempio, ha aumentato la consapevolezza delle pensioni dal 60% nel 2003 all’87% nel 2007. La Svezia e il Regno Unito sono tra i Paesi che hanno introdotto metodi per fornire ai risparmiatori una migliore visione d’insieme dei loro risparmi pensionistici e del probabile reddito da pensione.
Anche il Regno Unito ha avuto un successo significativo con il suo sistema di autoiscrizione, introdotto in diverse fasi tra il 2012 e il 2018. fasi tra il 2012 e il 2018. Nel 2020, il 78% dei dipendenti partecipava a un regime pensionistico rispetto al 47% prima dell’inizio dell’autoiscrizione, e la partecipazione delle donne è passata dal 40% nel 2012 al 73% nel 2016.