Nel suo rapporto macroeconomico “Italia delle Imprese 2023”, Allianz Trade prevede un aumento delle insolvenze delle imprese del 24% a 8.900 casi nel 2023 e di un ulteriore 10% nel 2024 (9.800 casi totali).

La ripartizione per settore basata sui dati CCM (Camera di Commercio delle Marche) mostra che il maggior numero di casi proviene dal settore manifatturiero (+59 casi per l’anno in corso), i servizi amministrativi (+34) e il commercio (+22). Un tema, quello delle insolvenze, che riguarda anche e maggiormente altri paesi europei: nel 2023, sempre secondo le previsioni riportate sul report “Italia delle Imprese”, saranno 59.000 in Francia (+41% a/a), 28.500 nel Regno Unito (+16%), 17.800 in Germania (+22%) e 8.900 in Italia (+24%).

Dopo anni di risultati positivi, le condizioni finanziarie più restrittive stanno avendo un impatto significativo sui consumi e sugli investimenti in Italia. Sul fronte delle imprese, la liquidità in eccesso si è attestata nel 2022 a circa 120 miliardi di euro, ossia 10 miliardi in meno rispetto alla fine del 2021. I margini delle imprese sono migliorati notevolmente nel 2022 (+1,5%), raggiungendo il 43,1% del valore aggiunto lordo, il livello più alto dal 2018. Un dato che rappresenta una sorta di importante cuscinetto contro l’impatto derivante dall’aumento dei tassi sui prestiti bancari. Parallelamente, anche la liquidità delle famiglie è in diminuzione, con untasso di risparmio sceso al minimo storico: 7,3% del reddito disponibile a fine 2022, molto al di sotto della media storica del 12,7%.

 Una forma di sostegno in questo momento storico proviene dai crediti d’imposta per l’efficienza energetica degli alloggi (“superbonus” e “bonus facciate”), dalle misure di sostegno governativo introdotte per mitigare l’impatto dei prezzi elevati dell’energia e dai progetti legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) che sosterranno le prospettive di investimento.

“L’inasprimento della politica monetaria – dichiara Ludovic Subran, Chief economist Allianz Trade –aumenterà i rischi di rivedere al ribasso le prospettive economiche poiché normalmente un ciclo di rialzi ha un effetto ritardato anche di 18 mesi sulla produzione. Ci attendiamo quindi che il pieno impatto dell’inasprimento dei tassi di interesse raggiunga il picco nel quarto trimestre dell’anno e si protragga nel 2024. I primi segnali sono già evidenti con la contrazione del credito privato alle imprese”

Dal report però, arrivano anche buone notizie, in particolare relative all’export. Secondo Allianz Trade infatti, il 2023 porterà una crescita di export addizionale in valore pari a circa 50 miliardi di euro, con il 43% proveniente principalmente da Germania, Francia, Usa, Svizzera e UK.

“Nonostante il contesto economico – sottolinea Luca Burrafato, Responsabile Paesi Mediterranei, Medio Oriente e Africa per Allianz Trade –  prevediamo che il Made in Italy nel 2023 porterà una crescita di export addizionale in valore pari a circa 50 miliardi di euro, con il 43% proveniente principalmente da Germania, Francia, Usa, Svizzera e UK. Quest’anno sarà ancor più necessario lavorare con i giusti partner, visto il rimbalzo delle insolvenze che cresceranno del 21% a livello globale”.

Una previsione che dà fiducia per il futuro anche in considerazione dello scenario attuale, in cui l’Italia si è distina rispetto ai paesi dell’Eurozona con una crescita del PIL nel primo trimestre del +0.6%. La media dei paesi dell’Eurozona invece si attesta allo 0.0 / 0.1%. Merito anche della crescita dei consumi privati che hanno inciso per lo 0.3%. Più lenta invece la crescita degli investimenti, che hanno influito con uno 0.2%. Ruolo centrale in questo processo, è ovviamente quello dell’inflazione, che solo a maggio ha subito un reale processo di calo. Anche in questo caso, il rapporto di Allianz Trade avanza previsioni molto realistiche. Infatti, in uno scenario di tendenziale calo, le pressioni inflazionistiche si attesteranno al 5,9% nel 2023 e al 2,2% nel 2024. Quindi in netto calo rispetto all’8,2% dello scorso anno, quando è stato raggiunto il massimo storico nell’ottobre 2022 con l’11,8%. Un calo graduale ma costante, dovuto anche alla riduzione del costo dell’energia e delle materie prime.