Nel suo primo anno come amministratore delegato di Bper, Piero Montani ha portato a casa tre risultati tutt’altro che scontati. Il banchiere genovese ha non solo integrato le 530 filiali comprate da Ubi e acquistato Carige dal Fitd, ma negli ultimi mesi ha definito con l’advisor Accenture un piano industriale ambizioso che traccia la rotta per i prossimi tre anni. La strategia sarà presentata al mercato venerdì 10 proprio mentre si completerà il passaggio di consegne tra il Fitd e Modena per il controllo di Carige. In un quadro macroeconomico in rapida evoluzione, scrivere la strategia di una banca commerciale per i prossimi tre anni è impresa notevolmente complessa. L’incognita principale arriva dalla politica monetaria e dalle sue ricadute sul conto economico: se un rialzo dei tassi può ridare smalto a margini di interesse a lungo depressi migliorando così la gestione caratteristica degli istituti di credito, gli effetti recessivi di incrementi troppo bruschi possono penalizzare la qualità dell’attivo e innalzare il fabbisogno di capitale. L’effetto complessivo sulla marginalità non è scontato ed è per questa ragione che Bper, come altre banche italiane, si muoverà verso una sempre maggiore diversificazione delle fonti di ricavo.

È interessante osservare che già lo scorso anno in termini assoluti le commissioni avevano superato il margine di interesse, grazie all’apporto della raccolta gestita e assicurativa e dei servizi di pagamento che è cresciuto in misura rilevante. Non per caso Bper ha scelto di mantenere una presenza diretta in Arca, la società di gestione milanese di cui detiene il 57% e che negli anni scorsi aveva valutato di vendere.

Altra leva su cui Montani dovrebbe agire sarà quella dei costi. Non tanto quelli del personale che non dovrebbero subire interventi significativi, quanto quelli di struttura che potrebbero essere aggrediti con iniziative di automazione e efficientamento dei processi. Il cost/income (che a fine 2021 si era attestato al 75,91%) dovrebbe quindi calare progressivamente portandosi verso il 60%. Sul fronte della tecnologia Bper si muoverà inoltre per potenziare procedure digitali sia in ambito retail che corporate, in linea con l’approccio multicanale sviluppato nell’arco dell’ultimo piano industriale. Tra le ultime iniziative si possono menzionare le applicazioni come la app di trading online, le funzionalità informative e dispositive come il pagamento del bollo auto e i miglioramenti della user experience grazie agli interventi sulle piattaforme web e mobile e al rifacimento dei portali istituzionali.

Per quanto attiene alla qualità del credito invece la strategia potrebbe mutare. Bper potrebbe mettere sul mercato la piattaforma di gestione di sofferenze e unlikely to pay che oggi lavora su un portafoglio complessivo dal valore nominale di 2,9 miliardi. Oggi del resto Modena è rimasta l’unica banca italiana di dimensioni medio-grandi a gestire internamente le posizioni problematiche. I concorrenti si sono mossi per lo più in direzione diversa, da Intesa Sanpaolo che ha stretto alleanze con Intrum e con Prelios a Banco Bpm che si è appoggiata a Gardant (ex Credito Fondiario).

Il piano dovrà poi affrontare il tema dell’integrazione di Carige. Sulle polizze oggi la cassa genovese si appoggia ad Amissima, che nel 2015 aveva rilevato Carige Assicurazioni, mentre i due partner storici di Bper sono UnipolSai (la compagnia è anche primo socio al 18,9%) e Arca Vita. Qualche intervento è insomma più che plausibile. Lo stesso vale per il credito al consumo, dove Genova lavora da qualche anno con Chenavari Investment Managers, il fondo inglese che nel 2019 ha comprato Creditis Servizi Finanziari e che ora è vincolato da un accordo distributivo. Modena al contrario sviluppa queste attività sia internamente che grazie alla collaborazione con Bologna. Non si vedono invece sovrapposizioni sul wealth management visto che entrambi gli istituti hanno una storica relazione con il gruppo Arca. Quanto alla lavorazione dei crediti deteriorati, se Bper ha sinora confermato una strategia di gestione in casa, negli anni scorsi Carige ha stretto alleanze con operatori specializzati del settore. Questo intreccio di partnership andrà probabilmente razionalizzato. Sarà poi interessante capire come Bper si muover à nell’area – profittevole – del risparmio gestito e del wealth management che Carige presidia attraverso le attività della Banca Cesare Ponti. Nei mesi scorsi però Montani ha pubblicamente dichiarato di voler valorizzare questo asset.

Nessun piano prevede indicazioni sul m&a anche se, dopo l’integrazione di Carige, il mercato specula su nuove mosse da parte di Bper. Il target più probabile è la Popolare di Sondrio di cui un anno fa Unipol (primo azionista di Modena al 19%) ha rastrellato oltre il 9%. Se per ora non c’è fretta di stringere la presa, nei prossimi mesi Unipol potrebbe scegliere di portare la partecipazione oltre il 10%, secondo una strategia già seguita negli anni scorsi in Bper. Il tutto però nel rispetto dell’attuale management con cui i rapporti sono di stima: «Sondrio è un’ottima banca e ben gestita», ha dichiarato in più di un’occasione il presidente di Unipol Carlo Cimbri. (riproduzione riservata)
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