Carla De Lellis
Quota 100? Un flop. In totale, infatti, sono state 380 mila le domande al 31 dicembre 2021, al termine dei tre anni di operatività. Di conseguenza, anche la spesa è stata contenuta: 23 mld di euro, rispetto ai 33,5 mld preventivati dal governo. I risultati, presentati ieri all’Inps, fanno parte di un’analisi congiunta Inps e Upb (ufficio parlamentare di bilancio).

Poche domande. Al 31 dicembre 2021, le domande complessivamente accolte nel triennio 2019/21, sono state poco meno di 380.000. A ricorrere a quota 100 sono stati soprattutto gli uomini. Quasi l’81% vi è transitato direttamente dal lavoro, poco meno del 9% da silente (soggetto che pur avendo in passato versato contributi non lavorava né percepiva altre prestazioni), poco più dell’8% da una condizione di percettore di prestazioni a sostegno del reddito, circa il 2% da prosecutori volontari di contribuzione. Per quasi metà dei casi si è trattato di dipendenti privati; per poco più del 30% di dipendenti pubblici; per circa il 20% di lavoratori autonomi. M ediamente, l’anticipo rispetto al più vicino dei requisiti ordinari per la pensione è stato di 2,3 anni. Un anticipo che, però, ha inciso significativamente sull’importo della pensione: in media l’ha ridotta del 4,5% per anno di anticipo ai lavoratori autonomi, del 3,8% ai dipendenti privati e del 5,2% a quelli pubblici. L’età media alla decorrenza è attestata a poco al di sopra di 63 anni, mentre l’anzianità media è di 39,6 anni.

Nel futuro. L’analisi, infine, ricorda che nei prossimi anni potranno ancora accedere a quota 100 non solo coloro che hanno maturato i requisiti negli anni 2019 e nel 2020 e ancora non vi hanno fatto ricorso, ma soprattutto quanti li hanno maturati per la prima volta nel corso dell’anno 2021. In prospettiva si calcola che, a fine anno 2025 (quando saranno pressoché esauriti i potenziali aderenti), il dato di adesione potrebbe anche superare i 450 mila soggetti.
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