di Ermanno Comegna
Sono rimaste solo 1.133.023 aziende agricole attive in Italia, con una riduzione di quasi 500.000 unità rispetto al 2010. Anche la superficie agricola utilizzata diminuisce, ma il calo è limitato a 321.000 ettari, corrispondente al 2,5% del potenziale produttivo agricolo italiano del 2010. I dati sono stati forniti dall’ISTAT nel corso di un seminario dedicato alla presentazione dei risultati del VII Censimento Generale dell’Agricoltura, con dati riferiti all’anno 2020.

È il primo rilascio dei risultati, cui seguiranno nei prossimi mesi successive iniziative, con la messa a disposizione di elaborati e di banche dati che consentiranno una ricognizione sulle dinamiche che l’agricoltura italiana ha registrato nell’ultimo decennio.

La dimensione media delle aziende agricole è aumentata a 11,1 ettari di superficie agricola utilizzata, contro i 7,9 ettari del 2010. Cresce seppur di poco il numero di società di persone, di capitale e cooperative; mentre l’azienda individuale o familiare registra un tracollo: -32%.

Aumenta il ricorso all’affitto del terreno. L’utilizzo della superficie agricola si sposta dalle pmi verso quelle di maggiori dimensioni: quasi il 50% della SAU è condotta da aziende con più di 50 ettari.

Si riducono fortemente le unità produttive attive nel settore delle coltivazioni legnose agrarie, in particolare agrumi (-38,3%), fruttiferi (-34,8%) e vite (-34,3%). Per tali attività si registra una riduzione anche delle superfici coltivate, limitata per la vite (-4,3%), ma più consistente per agrumi (-13,1%) e fruttiferi (-7,5%).

Tiene l’allevamento, con una flessione del numero di aziende attive limitata al 4,3% tra i due censimenti.

Le giornate di lavoro standard prestate nel settore agricolo registrano una riduzione del 14,6%, attestandosi nel 2020 a 214,1 milioni. Cambia tuttavia la composizione, con la forte riduzione della manodopera familiare e l’aumento di quella reperita sul mercato del lavoro che è aumentata del 37,5% tra i due censimenti e nel 2020 registra una quota del 32% sul totale.

Istat conferma la scarsa propensione dei giovani italiani a dedicarsi al settore agricolo. La presenza di capi azienda nelle fasce di età minori (fino a 44 anni) è passata dal 17,6% del 2010 al 13% del 2020.

Infine, vari indicatori dimostrano un’evoluzione virtuosa del sistema agricolo nazionale: aumentano il livello di istruzione, le attività connesse (agriturismo e produzione di energie rinnovabili) e le aziende che ricorrono a digitale e attrezzature informatiche (la cui quota sul totale è passata dal 3,8% del 2010 al 15,8% del 2020).
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