ASSICURAZIONI RESISTENTI ALLA CRISI. LA SOLVIBILITÀ MEDIA SI ATTESTA AL 234%
di Anna Messia
A fine maggio il Solvency II medio del settore assicurativo era del 234%, ovvero 2,3 volte il minimo richiesto e nessuna impresa era sotto il 100%. Le tensioni di mercato non hanno evidentemente avuto effetti preoccupanti sull’indice di solvibilità delle compagnie che operano in Italia. Ma il dato è in discesa visto che a marzo 2021 quel valore era del 257% e i rischi, tra guerra e inflazione, stanno aumentando. Di conseguenza l’Ivass, come annunciato ieri il presidente dell’Istituto e direttore generale della Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini nel corso della relazione sull’attività annuale, ha alzato la guardia, pronto a muovere su tre direttrici. La prima variabile che l’istituto intende monitorare con attenzione è la liquidità del sistema, guardando ai flussi tra nuove polizze e rimborsi. «Nei rami vita il rapporto tra l’onere per riscatti e l’incasso di premi a maggio scorso è salito al 54% rispetto a 44% dell’anno precedente», ha sottolineato Signorini, aggiungendo che è stato deciso di confermare il monitoraggio della liquidità avviato dallo scoppio della pandemia.

Altro elemento cruciale è la gestione del rischio visto che gli scenari estremi (ipotizzati negli stress test europei e in quelli individuali) negli ultimi tempi si sono rivelati spesso molto vicini realtà. «La severità degli stress test applicati dalle compagnie è risultata talvolta insufficiente, non in linea con la volatilità osservata nel periodo di riferimento», ha spiegato il presidente dell’Ivass richiamando l’attenzione delle imprese su questo punto. Mentre il terzo elemento fondamentale è il buon funzionamento dei presidi di governance: in questi mesi l’Istituto ha lavorato con il ministero dello Sviluppo Economico per incrementare i requisiti di professionalità e onorabilità degli esponenti aziendali, e «la nuova disciplina consentirà di dare piena attuazione alle indicazioni di Solvency II» con una nuova stretta.

Scudo sui Btp da rivedere. A proposito della direttiva europea sulla solvibilità, Signorini ha sottolineato la necessità di modificare il meccanismo del volatility adjustment che resta complesso e poco efficace. Prova ne è stata il fatto negli ultimi mesi, con lo spread sui Btp passato da 150 ad oltre 250 punti base e poi di nuovo a meno di 200, la componente «nazionale», che serve per mitigare gli effetti della volatilità, non si è attivata. Ivass ha chiesto di rendere l’attivazione più tempestiva e graduale, ha detto Signorini aggiungendo che il 17 giugno scorso il Consiglio Europeo ha raggiunto un compromesso che include le modifiche proposte dall’Istituto e ora la parola passa al Parlamento. Anche perché le compagnie italiane restano molto esposte allo spread considerando che continuano a detenere 310 miliardi di Btp (336 a fine 2020). Intanto, come rivelato da MF-Milano Finanza nei giorni scorsi le compagnie stanno chiedendo al ministero dell’Economia l’attivazione di misure anti-volatilità sui bilanci civilistici, sui quali si pagano poi i dividendi, come era già stato durante la crisi del 2008. Una decisione che spetta al ministero dell’Economia, hanno chiarito dall’Istituto, con Signorini che, sempre a proposito delle regole per redigere i bilanci civilistici, ha aggiunto che sarebbe ora di rimettere mano a norme scritte 25 anni fa anche per allinearle, per quanto possibile, ai bilancio consolidato redatto secondo i principi internazionali (con l’Ifrs17 che entrerà in vigore da gennaio 2023) e ai bilanci Solvency.

Rc Auto a rischio rialzi. Tornando al contesto di mercato la marcata crescita dell’inflazione sta generando un netto rialzo dei costi del comparto danni per l’incremento degli oneri per sinistri. A soffrire è soprattutto l’Rc Auto che in termini di premi rappresenta il 34% per cento del comparto.L’aumento dei costi dei pezzi di ricambio rischia di interrompere il processo virtuoso che negli 10 anni ha fatto calare il prezzo delle polizze auto italiane del 38% (oggi 353 euro), anche se resta ancora più alto della media europea. Benifici sono arrivati anche dalla diffusione della scatola nera sulle automobili, oggi installata da un assicurato su cinque. Si stima che la scatola nera riduca la sinistrosità di circa il 20%, hanno dichiarato da Ivass, rendendo così possibile l’applicazione di tariffe più basse per chi l’adotta. Ma le stesse scatole nere agevolerebbero l’adozione da parte delle compagnie di strategie di prezzo basate sull’aumento del premio al crescere degli anni di permanenza. Un fenomeno che è già stato riscontrato nel Regno Unito e ora Ivass ha alzato l’attenzione sull’Italia chiedendo all’industria di mitigare il problema rendendo disponibili e trasferibili, da una compagnia all’altra, i pochi dati chiave rilevati dalle scatole nere. (riproduzione rservata)

L’Istituto di Signorini vuole fondersi in Bankitalia
Tra gli assicuratori presenti ieri in sala alla relazione annuale dell’Ivass serpreggiava un sentimento misto tra sospetto e timore. Perché, si chiedevano, l’Istituto di controllo delle assicurazioni, che già dal 2013 è strettamente collegato alla Banca d’Italia, tanto che il presidente dell’Ivass è anche direttore generale di Via Nazionale, dovrebbe trasformarsi un ente strumentale della Banca? Una proposta che, come chiarito dal numero uno dell’Istituto, Luigi Federico Signorini, l’Ivass è pronta ad avanzare al premier Mario Draghi. Dal 2003 «abbiamo sfruttato al massimo la previsione legislativa che prevedeva un coordinamento delle attività sia per razionalizzare l’operatività (amministrativa, gestionale e delle risorse, tecnologia) e conseguire una maggiore efficienza sia, ed è ancora più importante, per sviluppare una cultura di supervisione condivisa, traendo il meglio dall’esperienza di entrambe le istituzioni. Da ultimo abbiamo ricondotto ad una gestione coordinata le funzioni di comunicazione», ha ricordato Signorini, aggiungendo che «è venuto ora il momento di fare un passo avanti in termini istituzionali. Dopo un’attenta riflessione e d’intesa con la Banca d’Italia, abbiamo proposto al governo un articolato progetto che vedrebbe l’Istituto trasformarsi in un ente strumentale della Banca, con un’ancora maggiore razionalizzazione dell’operatività, una piena condivisione delle funzioni di supporto e una graduale integrazione del personale», ha aggiunto. Il modello, nel quale verrebbe comunque preservata l’individualità giuridica dell’Istituto, sarebbe quello già realizzato in altri Paesi europei, come l’Olanda e soprattutto la Francia, hanno spiegato dall’Istituto, anche perché le attività bancarie e quelle assicurative sono sempre più contigue. Un assetto che consentirebbe di ottimizzare strutture come «l’ufficio del personale», o «l’ufficio gare». Il timore della compagnie, evidentemente, è quello di vedersi ulteriormente accresciuti i controlli da un’autorità che sarebbe potenziata e l’ipotesi sembra già concreta visto che Signorini ha detto di aver «trovato orecchie attente» e di attendere ora «le riflessioni politiche, così come, se si vorrà procedere, il necessario parere della Banca Centrale Europea». (riproduzione riservata)
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