La crisi idrica è un tema di grande attualità in questo momento con risvolti rilevanti anche sull’agricoltura.

Fenomeni di siccità gravi – commenta Michele Vimini, AD ASSITECA Agricoltura in una nota – si sono registrati con una certa ciclicità anche in passato, quando ancora non si parlava di cambiamenti del clima: se guardiamo agli ultimi 100 anni troviamo situazioni di siccità molto grave nelle annate 1921, 1945, 1962, 1976, 1995, 2003, 2011, 2015 e ovviamente in questo 2022, quindi con una frequenza media fra gli 11 e i 12 anni. Nel passato più recente, probabilmente è attribuibile ai cambiamenti climatici, si può notare invece una riduzione dei tempi di ritorno di questi eventi catastrofali.

Lo strumento assicurativo tradizionale secondo Vimini non è più in grado di far fronte da solo alle perdite di produzioni agricole da eventi catastrofali, soprattutto perché il mercato assicurativo sta riducendo anno dopo anno le capacità assuntive per la copertura di questi rischi. La siccità, infatti, fa parte degli eventi di tipo catastrofale, cioè quegli eventi che dovrebbero presentarsi con bassa frequenza, ma che sono in grado di avere effetti molto gravi al loro verificarsi. L’aumento di eventi catastrofali, come gelate tardive e siccità, non consente di prevedere – con le attuali forme assicurative – una reale tutela della PLV (Produzione Lorda Vendibile) delle aziende agricole.

Diventa sempre più indispensabile attuare strategie di gestione del rischio in grado di integrare più strumenti di difesa attiva e passiva: tecnologie innovative per limitare l’acqua nei processi di irrigazione, polizze assicurative tradizionali, coperture parametriche e fondi di mutualità. A questo riguardo il nuovo fondo AgriCAT, che dovrebbe partire nel 2023, potrebbe rappresentare un tassello importante nella gestione del rischio integrata, consentendo a tutte le aziende agricole un livello di protezione standard, che può essere completato attraverso forme di assicurazione volontaria tradizionale o index based, conclude.