IL 2 E 3 GIUGNO SONO PASSATI SUL MERCATO 192 MILA LOTTI DI CALL E PUT, EQUIVALENTI ALLA VENDITA DI 19,2 MLN DI AZIONI GENERALI
di Gabriele Capolino
Nonostante il ponte, il 2 e 3 giugno è stata molto intensa l’attività sul mercato dei derivati riguardanti le opzioni Generali con scadenza giugno. Il 2 giugno sono stati scambiati circa 80 mila lotti complessivi tra call/put, con prezzi di esercizio (strike price) 18 e 18,5 euro, per l’equivalente di 8 milioni di titoli Generali sottostanti, o circa il 20% dell’open interest su quella scadenza. Il 3 giugno sono passati di mano 112 mila lotti tra call/put con strike 18 e 19 euro per l’equivalente di 11,2 milioni di titoli.

Non è dato sapere con certezza se si tratti o no dello smontaggio (in gergo unwind) di parte della posizione di Francesco Gaetano Caltagirone nelle Generali, il quale, essendosi dimesso da consigliere della compagnia il 27 maggio scorso, non ha più il dovere di comunicare qualsiasi operazione sui titoli della compagnia, fino a quando la sua posizione non scenderà sotto il 5% o salirà sopra il 10%. Ma gli indizi sembrano andare in quella direzione. In un documento del 28 marzo scorso, la VM2006, una srl del gruppo Caltagirone, in vista dell’assemblea delle Generali dichiarava di avere il 2,562% del capitale della compagnia ma a pagina 10 del prospetto, precisava di avere in proprio e tramite altre società del gruppo «contratti derivati che conferiscono allo stesso il diritto o la discrezionalità di vendere azioni ordinarie dell’emittente (le Generali), tramite consegna fisica». Questi derivati riguardano 39,52 milioni di azioni del gruppo triestino, appunto il 2,5% del capitale.

In pratica (come descritto da Milano Finanza nel numero del 28 maggio) gli operatori di Caltagirone hanno montato attraverso le opzioni dei cosiddetti short sintetici che scadranno il prossimo 17 giugno. Che cos’è uno short sintetico? Si realizza quando viene venduta una call (opzione d’acquisto di un titolo) esercitabile a un prezzo (strike) di N euro e si acquista contemporaneamente una put (diritto di vendere lo stesso titolo) con il medesimo prezzo strike N della call. Alla scadenza delle opzioni si andranno a vendere titoli al prezzo strike prescelto. Se il titolo dovesse essere più alto rispetto allo strike, si verrà esercitati sulla call corta e si andranno a vendere titoli al prezzo strike N. Se il titolo dovesse essere più basso, al contrario, si eserciterà la put lunga e si venderanno titoli al prezzo strike N. In pratica, possedendo titoli e montando uno short sintetico, si decide già il prezzo e la data d’uscita dalla posizione, rimanendo neutrali dal punto di vista delle fluttuazioni del prezzo dell’azione sottostante. Nel caso dei contratti scambiati, le put sono americane, mentre le call sono europee. Cosa significa? Le put possono essere esercitate quando si vuole fino alla scadenza, mentre le call sono esercitabili solo ed esclusivamente a scadenza. Quindi, per chiudere il sintetico viene fatto l’unwind della struttura: si vendono i titoli ai market maker così da non tenere aperto il rischio sulla call. Secondo operatori del mercato, vedendo i prezzi scambiati il 2 e 3 giugno dei blocchi di azioni Generali e dei blocchi d’opzioni Generali, lo smontaggio degli short avrebbe permesso al proprietario di incassare tra 5 e 15 centesimi. Ovviamente se queste opzioni venissero fatte scadere naturalmente il 17 giugno, da queste strutture non si andrebbe a incassare nulla. Se fossero opzioni appartenenti alla VM2006, su totale di circa 395mila lotti (pari a 39,5 milioni di azioni) sarebbero stati chiusi 192mila lotti (19,2 milioni di titoli) e rimarrebbero ancora aperti 203mila lotti (20,3 milioni d’azioni), quindi poco più della metà della posizione totale della controllata da Caltagirone.

Qual è il saldo di questa complessa manovra? Mancano troppi dati per un calcolo preciso. Nel caso in questione, occorre considerare il costo dell’opzione di vendita (put) acquisita e il ricavo dalla vendita dell’opzione call. Il costo della put implicitamente incorpora anche il costo per il prestito titoli e poi il costo commissionale del broker. A contenere i costi c’è anche il fatto che nel frattempo, il titolo Generali ha pagato un dividendo, incassato su ogni azione coinvolta nell’operazione. Ma gli specialisti del mercato dicono che questo tipo di short sintetico si chiude normalmente con una perdita dovuta al costo della posizione. (riproduzione riservata)
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