«Assistiamo a un cambio di scenario in cui le oscillazioni sono dettate più dagli algoritmi che dalla consapevolezza degli operatori. Serve una fase di assestamento. Chi teme gli spread deve sapere che il debito nazionale ha una vita residua lunga e non è preoccupante. Chi investe in azioni deve approfittare delle occasioni e ragionare sul lungo periodo». Su Class Cnbc l’ad di FinecoBank, Alessandro Foti, sintetizza così l’attuale scenario di mercato.

Domanda. Le borse sono entrate in mercato Orso, mentre i rendimenti obbligazionari volano. Come legge quello che sta succedendo?

Risposta. Arriviamo da 15 anni di liquidità in costante aumento e tassi in discesa. Ora siamo entrati in una fase di normalizzazione. Il mercato cerca nuovi equilibri e tutto avviene molto velocemente, data la natura algoritmica e fortemente tecnologica degli scambi attuali.

D. È stata la settimana più calda degli ultimi anni per le banche centrali. Quanto contano le loro decisioni?

R. Tantissimo. Alcuni fattori sono di tipo esogeno, ma comunque sono loro che disegnano il nuovo scenario, come già avevano fatto con quello precedente. Per ora stanno accettando il rischio di rallentare la crescita per riportare l’inflazione sotto controllo. Anche perché, se non accadesse, gli interventi dovrebbero essere ben più dolorosi.

D. Al momento il prezzo più alto tocca all’obbligazionario. Come gestirlo?

R. Va considerato come diviso in due componenti: la prima è legata ai tassi e inversamente correlata a essi. La seconda la chiamerei di credito, legata agli scenari economici e ai livelli di spread. All’inizio la componente tassi era più rilevante, ma ora ha preso forza quella di credito e il valore del Btp segue un po’ l’andamento di Borsa italiana.

D. Per molti il Btp al 4% è un livello di allarme. La Bce predispone uno scudo…

R. L’annuncio della banca centrale non influisce sulle scelte di lungo termine nell’asset allocation, perché non è mai stata messa in discussione la sostenibilità del debito italiano. La prima ragione è che la vita media dei titoli di Stato è molto lunga e servirebbe quindi molto tempo prima che il rialzo dei tassi possa avere un impatto significativo. Il secondo aspetto è che l’inflazione aiuta i grandi debitori. Oggi il Pil nominale, composto dal Pil più il tasso d’inflazione, si sta mantenendo al di sopra del tasso marginale di rifinanziamento a conferma che la situazione è sotto controllo.

D. Però l’inflazione corre sempre più veloce…

R. Il peggior nemico di un grande debitore più che l’inflazione è la deflazione, che fa salire il valore reale del debito. Dobbiamo guardare con molta attenzione al cosiddetto Pil nominale, ovvero al Pil sommato al tasso di inflazione. Se si mantiene al di sopra del tasso marginale di rifinanziamento del debito, la situazione è sotto controllo. Per ora questo è lo scenario e non c’è preoccupazione sul nostro debito.

D. Però le banche che hanno in pancia troppo debito nazionale sono state penalizzate in Borsa.

R. Si tratta di operazioni dettate da algoritmi, che incrociano diversi parametri prestabiliti e compiono azioni quando si trovano in determinate situazioni. In queste fasi confuse prevalgono questo tipo di attività. Ma poi si torna a considerare i fondamentali.

D. La vostra esposizione vi preoccupa?

R. Non bisogna avere preoccupazioni sull’intero sistema bancario italiano e nemmeno su di noi. Più di due terzi dei Btp che sono nei portafogli delle banche italiane hanno scadenze lunghe e non generano impatto patrimoniale. Sono titoli che vengono portati a scadenza e rimborsati. Dal punto di vista tecnico, quindi, non c’è alcun motivo di temere. Al limite dovremmo preoccuparci dell’eventualità che un rialzo importante del rendimento sul lungo termine porti a un rialzo del costo del denaro provocando, un problema strutturale per le aziende.

D. Infatti si teme una recessione nei prossimi 12-18 mesi

R. È chiaro che di fronte a balzi dell’inflazione di questo tipo il rischio di interventi che provochino una recessione è reale. Ma i mercati ormai sono molto efficienti, e che riescono ad anticipare e metabolizzare gli eventi. Gran parte delle previsioni che circolano è già stata incorporata e metabolizzata dal mercato, che tende all’inizio ad avere un approccio pessimistico, per modificarlo poi in corsa.

D. In ogni caso i nervi degli investitori sono sotto stress. Cosa consiglia di fare oggi?

R. Devono semplicemente chiedersi qual è la loro preoccupazione principale: veder scendere, sul breve periodo, il valore dei propri investimenti, o veder depauperare sul lungo periodo il potere d’acquisto del proprio patrimonio? La scelta dipende da questa risposta. Se l’obbiettivo è proteggere il potere d’acquisto in maniera strutturale e durevole è evidente che bisogna investire in economia reale. E avere pazienza.

D. Cosa si devono attendere i risparmiatori nei prossimi mesi?

R. Chiunque abbi la presunzione di fare previsioni a breve non è serio. Ma sul lungo periodo le serie storiche dicono che il grafico è in perenne salita e che quando ci sono le occasioni bisogna comprare.

D. È la filosofia di Warren Buffett: proprio oggi con MilanoFinanza esce un instant book con le sue più recenti lettere ai soci su questi temi…

R. Il suo slogan più famoso è: «quando tutti sono avidi mi spavento, e quando tutti sono spaventati divento avido». È un concetto corretto, che si applica alla situazione attuale. (riproduzione riservata)

(ha collaborato Adolfo Valente)
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