LA BANCA FRANCESE PRESENTA IL PIANO AL 2025. PRIORITÀ ALLA CRESCITA ORGANICA. IL DOSSIER MPS? NO N È ALL’ORDINE DEL GIORNO
di Luca Gualtieri
Dopo l’acquisizione del Credito Valtellinese, il Crédit Agricole vuole scommettere ancora sul mercato italiano, ma punta alla crescita organica. Il dossier Montepaschi quindi, per il momento, non è all’ordine del giorno. Quanto alla partita Banco Bpm (di cui la banque verte ha da poco acquisito il 9%), la quota non dovrebbe variare nel breve periodo anche perchè Parigi non ha chiesto a Bce l’autorizzazione a superare il 10%. Sono questi alcuni elementi emersi dalla presentazione del nuovo piano industriale al 2025.

La banca (guidata in Italia da Giampiero Maioli) punta a raggiungere a fine piano un utile netto di pertinenza del gruppo superiore a 6 miliardi e un ritorno sul patrimonio netto tangibile oltre il 12%. Si stima che i ricavi siano equilibrati e in crescita in tutte le linee di business, con un tasso di crescita medio annuo tra il 2021 e il 2025 di circa +3,5% e che l’aumento degli utili possa essere di circa +3% annuo in media tra il 2021 e il 2025 (+4,7% rispetto al risultato target del precedente piano a medio termine). Il cost/income sarà mantenuto ad un livello basso, con una soglia del 60% durante il piano (escluso il contributo al Fondo di Risoluzione Unico). Questa soglia sarà ridotta al 59% dopo la riforma dell’Ifrs 17, prevista all’inizio del 2023. Gli obiettivi del coefficiente di solvibilità Cet1 alla fine del 2025 per il gruppo Crédit Agricole e Credit Agricole Sa sono ben al di sopra dei requisiti normativi. L’obiettivo di Cet1 per il gruppo entro il 2025 è maggiore o uguale al 17%, mentre la struttura del gruppo permette di ottimizzare un target Cet1 per Credit Agricole SA nell’arco piano all’11%. Quanto invece alla distribuzione dei dividendi, Parigi ha un target del 50% in cash, anche nel caso in cui si verifichino oscillazioni del Cet1 nel perimetro dell’obiettivo fissato all’interno del piano. Tale livello consente di trovare un giusto equilibrio tra una remunerazione attraente e il finanziamento della crescità dell’istituto. Nel 2023, inoltre, Crédit Agricole sa intende sottoporre all’approvazione dell’assemblea il pagamento supplementare di 0,20 euro per azione, rispetto al dividendo 2019 non distribuito. Sul fronte digitale, invece, la banca punta a un tasso di utilizzo dei canali digitali da parte dei propri clienti del 75%, nonché a un 15% di vendite realizzate in totale selfcare.

Per quanto riguarda Crédit Agricole Italia (che rappresenta quasi il 15% del risultato del gruppo francese), l’istituto accelererà su digitale, Esg e su quattro segmenti di offerta (immobiliare, agri-agro, assicurazioni danni, risparmio gestito) e conta di rafforzare la propria efficienza operativa grazie, in particolare, alle sinergie legate all’integrazione di Creval e Friuladria, all’ottimizzazione della propria rete e al forte incremento del self-care e del digitale (con un calo del cost/income del 3% entro il 2025). La controllata tricolore ha in programma di assumere 1.200 persone, dando seguito alla propria strategia di ricambio generazionale, puntando in special modo su profili tecnici e specialistici a supporto della trasformazione digitale. «Il nostro modello prevede di dare la priorità alla crescita organica, attraverso la banca universale, ovvero quella di Crédit Agricole Italia che si sta fondendo con Creval e FriulAdria, e lo sviluppo delle nostre attività», ha spiegato il ceo Philippe Brassac. «Nei 6 miliardi e più che ci prefissiamo per il 2025, è quella che deve essere la quota dell’Italia. Ci aspettiamo che l’Italia continui a rappresentare un 13-14-15% di questo totale», ha inoltre puntualizzato il cfo Jerome Grivet. Niente operazioni straordinarie in vista per ora. Un deal di m&a o un eventuale ingresso in Mps per esempio «non è all’ordine del giorno», secondo quanto affermato dal vicepresidente Xavier Musca spiegando che la banque verte è «aperta a linee di crescita esterna» in EuTropa nell’asset management, settore nel quale in Italia «abbiamo una posizione molto solida e la capacità di svilupparci in modo organico».

Sempre ieri è stata presentata anche la strategia della controllata Amundi che punta a mettere a segno un aumento del 5% annuo dell’utile netto e di mantenere l’efficienza operativa con un rapporto costi/ricavi sotto il 53%. (riproduzione riservata)
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