di Luisa Leone
Il governo rassicura sul prolungamento e ampliamento degli incentivi del Superbonus 110% e spiega che si provvederà in questo senso con la prossima legge di Bilancio, a fine anno. Per ora il provvedimento che garantisce il maxisconto fiscale (cedibile) per l’efficientamento energetico degli edifici è valido solo fino al 2022 (tranne che per l’edilizia residenziale pubblica che arriva al 2023) ma il settore, i professionisti e anche i partiti chiedono con forza un’estensione. L’ultima occasione per tornare sulla questione è stata la discussione sul decreto che istituisce il Fondo nazionale complementare al Recovery Fund, da 30 miliardi, di cui un parte (4,5 miliardi) proprio per finanziare una quota del Superbonus. «Praticamente tutti i partiti hanno presentato emendamenti relativi al Superbonus, non solo per estenderne la durata ma anche per ampliarne l’ambito, per esempio agli esercenti di arti e professioni e al terzo settore, ma anche a categorie di immobili oggi escluse, come quelle a uso ricettivo», spiega a MF-Milano Finanza la senatrice di Italia Viva Donatella Conzatti, relatrice del provvedimento. «Il governo ci ha fatto sapere che l’intenzione è intervenire con la prossima legge di Bilancio, noi abbiamo intenzione di presentare un ordine del giorno che dia una chiara indicazione parlamentare nel senso del prolungamento e ampliamento della misura». Per farlo probabilmente, oltre i già previsti risparmi, destinati all’allungamento temporale dallo stesso dl in conversione, bisognerà appostare altre risorse e per questo la sede adatta sarebbe appunto la legge di Bilancio. E il sottosegretario all’Economia Alessandra Sartore ha assicurato la disponibilità del Governo a individuare ulteriori soluzioni e a studiare coperture alternative a quelle derivanti dai risparmi stessi della misura del 110%. Intanto però l’esecutivo dovrà dare qualche indicazione sulla possibilità di accogliere almeno qualcuno dei 166 emendamenti presentati al dl, dopo aver subito spiegato, dall’arrivo del provvedimento a Palazzo Madama, che il decreto risulta difficilmente emendabile perché finanzia progetti che si intrecciano con quelli previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) già presentato a Bruxelles. Per questo per oggi è prevista una riunione maggioranza-governo-relatori per fare il punto sulla questione, anche perché il decreto è atteso in Aula il prossimo mercoledì.

Nel mentre però l’esecutivo ha consegnato ai parlamentari le schede tecniche relative ai progetti finanziai con il Fondo ma in alcuni casi sono necessari ulteriori approfondimenti, come sottolinea la stessa Conzatti che si augura anche che sia comunque possibile che il Parlamento possa indicare almeno ulteriori indirizzi oltre quelli già previsti sul Superbonus. Di fatto il decreto è davvero eterogeneo e nei 30 miliardi di finanziamento previsti rientrano veramente le misure più disparate: dagli interventi a favore delle aree terremotate del 2009 e del 2016 (1,8 miliardi) all’edilizia penitenziaria (133 milioni), fino al finanziamento di un parte del programma Transizione 4.0 (5 miliardi) per quei comparti che non sono stati giudicati dall’Europa ammissibili ai fini dei criteri fissati per i progetti del Recovery. Ma dentro c’è anche il rifinanziamento dei contratti di filiera per l’agroalimentare (1,2 miliardi), con il coinvolgimento di Cdp, fino ai progetti per i servizi e le competenze digitali. E questo ultimo punto sembra di particolare interesse, visto che dalle schede progetto consegnate ai senatori emerge l’intenzione dell’esecutivo di istituire un Fondo per la Repubblica Digitale, a supporto degli interventi per l’alfabetizzazione digitale. A questo scopo sono stanziati circa 500 milioni, tra i 250 del Fondo complementare e i 240 del Pnrr, e il progetto sarà in capo al ministero per l’Innovazione tecnologica e digitale, che lo ha proposto, con l’obiettivo di arrivare ad almeno il 79% della popolazione «digitalmente abile» entro il 2026, mentre oggi la quota è di circa il 40% degli italiani tra i 16 e i 74 anni. L’idea del ministro Vittorio Colao è quella di creare un fondo che sia realmente in grado di selezionare solo i progetti davvero capaci di incidere in positivo sull’alfabetizzazione digitale, scegliendo quelli che «attraverso tecniche statistico-inferenziali» siano in grado di dimostrare la loro efficacia allo scopo. Il primo bando dovrebbe partire nella prima metà del prossimo anno, il secondo a fine 2023 e l’ultimo nella prima metà del 2025. (riproduzione riservata)

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