Dopo l’acquisizione in Malesia il gruppo è pronto a ulteriori operazioni tra Cina, India e Vietnam. Ma anche in Brasile e Argentina.
Intervista ad Anchustegui, ceo International della compagnia triestina

di Anna Messia
«Proprio quest’anno Generali Assicurazioni ha compiuto 190 anni e per continuare a essere leader per i prossimi 190 anni il gruppo dovrà puntare forte sull’Asia». Inizia così la chiacchierata di Jaime Anchústegui Melgarejo con MF-Milano Finanza per spiegare le ragioni dell’ultima operazione siglata in Malesia dal Leone, ossia l’acquisizione degli asset messi in vendita da Axa per 262 milioni di euro. Anchústegui, che da quasi tre anni è a capo dell’International (ovvero Spagna, Portogallo, Svizzera, Sudamerica, Sud Europa e Asia), in Generali lavora da 30 (è stato tra l’altro ceo della Spagna e regional manager dell’America Latina) e non ha dubbi: «Generali è una delle principali compagnie europee e l’Europa resterà il pilastro del gruppo, vista la centralità del Vecchio Continente nel mondo, ma l’Asia rappresenta un’opportunità imperdibile, dalla Cina all’India passando per l’Indonesia e la Malesia, dove dopo l’acquisto degli asset di Axa siamo pronti a crescere anche nel ramo Vita».

Domanda. Quali opportunità avete visto in Malesia?

Risposta. È un Paese giovane di 36 milioni di abitanti e che sta crescendo rapidamente. Il reddito pro capite ha raggiunto 8.700 euro e si prevede superi 11 mila euro entro il 2025. Nei mercati in fase di sviluppo si è visto che quando si raggiunge la soglia dei 10 mila euro la domanda assicurativa esplode perché aumentano i consumi della classe media. Generali è pronta a cogliere questa opportunità, visto che dall’aggregazione delle compagnie di Axa con quelle che già avevamo nel Paese raggiungeremo la seconda posizione nel ramo Danni con 405 milioni di premi e un’ottima redditività. Nel periodo 2016-2019 la Malesia ha registrato il miglior combined ratio di tutta l’Asia per Generali. Ma c’è un’altra buona ragione che ci hanno spinto a crescere a Kuala Lumpur.
D. Quale?

R. La possibilità di stringere la presa sulle compagnie. Abbiamo chiesto alle autorità locali di salire al 100% di Mpi Generali rilevando la quota nella joint venture del partner Multi-Purpose Capital Holdings Berhad e con la fusione tra le due compagnie deterremo il 70% del nuovo aggregato, mentre il 30% sarà in mano a Affin Bank, la decima banca della Malesia, con la quale abbiamo firmato un accordo bancassicurativo in esclusiva.

D. Per una compagnia straniera intenzionata a crescere nei Paesi asiatici la difficoltà maggiore è raggiungere la maggioranza delle società con cui si opera. Dal bilancio Generali emerge che l’Asia nel 2020 ha raccolto complessivamente poco più di 3 miliardi rispetto agli oltre 70 del gruppo…

R. Le opportunità di crescita però non mancano e ci sono Paesi che si stanno aprendo di più. Come l’India, dove nel 2018 abbiamo completato l’aumento della partecipazione nelle joint venture assicurative con Future Group passando dal 25,5 al 49% con un investimento di 120 milioni. Ora il governo indiano sembra intenzionato ad alzare ulteriormente la soglia per gli stranieri al 74% e noi siamo pronti a cogliere l’occasione. Così come in Indonesia o in Vietnam, dove siamo già presenti con strutture profittevoli. Oltre ovviamente alla Cina, dove operiamo in joint venture assieme a China National Petroleum Corporation, la più grande società petrolchimica del Paese.

D. Il recente rafforzamento dell’asse Usa-Ue potrebbe rallentare la crescita di Generali in Cina?

R. Non sono un esperto di geopolitica, ma posso dire che andiamo molto d’accordo con i nostri partner cinesi e vogliamo crescere ancora.

D. Lei è anche a capo delle attività di Generali in America Latina, dal Brasile all’Argentina. Il primo Paese sta soffrendo molto per gli effetti della pandemia e il secondo ha appena evitato un nuovo default. Qual è il vostro bilancio?

R. In Brasile, dove siamo presenti da quasi 100 anni, non siamo ancora riusciti a ottenere la posizione di leadership che vorremmo, ma anche in questo caso potremmo valutare opportunità di crescita. Diverso il caso dell’Argentina, dove la nostra compagnia, la Caja, è un marchio di riferimento nel Paese in campo assicurativo. È una realtà che conosco molto bene, visto che in America Latina ho iniziato la mia carriera nel 1993. È gestita molto bene e stiamo portando avanti una trasformazione tecnologica sorprendente. Certo, il Paese è alle prese con un grande problema economico e sociale, aggravato dalla pandemia. Ma si riprenderà e Generali sarà sempre lì, pronta a crescere ancora. (riproduzione riservata)

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