Un report del Network for Greening the Financial System (NGFS) che riunisce 91 banche centrali, sostiene che la transizione energetica porterà nel 2050 a un aumento del Pil globale e a tassi di disoccupazione più bassi. L’unica avvertenza è che il passaggio verso un’economia low-carbon debba essere rapida, ma senza eccessivi scossoni.

Nella nuova pubblicazione il Network ha definito una prima analisi di scenario sulla prospettiva di una politica di transizione energetica insufficiente o fallimentare. “Nel caso il processo di transizione dovesse fallire, l’analisi degli scenari NGFS suggerisce che fino al 13% del Pil globale sarebbe a rischio entro la fine del secolo, anche prima di tenere conto delle potenziali conseguenze di eventi meteorologici gravi”, si legge nel rapporto.

Tra l’insieme delle variabili considerare, troviamo l’ambizione delle politiche climatiche, e la qualità delle risposte della politica al climate change (rapida, lenta, coordinata globalmente o meno), il livello di penetrazione e di impiego di tecnologie per la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica (CCS), il ritmo di trasformazione delle tecnologie e il grado di divergenza delle politiche climatiche tra le diverse regioni del globo.

In tutte queste ipotesi di scenario futuro, l’unica combinazione in grado di portare benefici è quella che vede un processo di transizione energetica rapido e ordinato.

Per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050, che rappresenta lo scenario migliore (centrando l’obiettivo della legge UE per il clima), gli esperti del report ritengono sia necessario un prezzo del carbonio globale di circa 160 dollari per “t” di Co2.

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