di Nicola Carosielli
Continua la stretta dell’Ue contro le pratiche delle Big Tech. L’Unione Europea ha aperto formalmente un’indagine antitrust sul presunto abuso di mercato di Google nella pubblicità digitale, uno dei pilastri delle attività del colosso tecnologico. La Commissione Europea ha fatto sapere che l’indagine, iniziata informalmente già nel 2019, esaminerà una serie di presunte pratiche anticoncorrenziali relative all’intermediazione di annunci pubblicitari e alla condivisione di dati degli utenti da parte di Google con gli inserzionisti su siti web e app.

Una parte del fascicolo coprirà un’area già sotto indagine da parte del Dipartimento di Giustizia statunitense a seguito di un’azione legale intentata da un gruppo di Stati guidati dal Texas. Ad esempio, una parte delle indagini valuterà se Google dia la precedenza ai propri strumenti di acquisto di annunci nelle aste pubblicitarie che gestisce. L’indagine Ue potrebbe però essere più estesa, andando ad abbracciare anche denunce non ancora oggetto di indagini formali, tra cui la presunta esclusione dei concorrenti dall’intermediazione di acquisti pubblicitari su YouTube.

Un altro focus sarà il progetto della controllata di Alphabet di bloccare alcuni tipi di tecnologie di tracciamento degli utenti sulle sue piattaforme, come il browser Chrome e il sistema operativo mobile Android. La riduzione delle operazioni di tracciamento risponde, almeno in parte, alle pressioni dei regolatori della privacy e ma ha portato a denunce antitrust da parte dei concorrenti nel settore della tecnologia pubblicitaria.

«I servizi pubblicitari online sono al centro del modo in cui Google e gli editori monetizzano i loro servizi online», ha affermato Margrethe Vestager, commissario Ue per la concorrenza. Google, ha proseguito Vestager, «raccoglie dati da utilizzare per scopi pubblicitari mirati, vende spazi pubblicitari e funge anche da intermediario pubblicitario online». «Siamo preoccupati», ha aggiunto il commissario Ue, «che Google abbia reso più difficile la competizione nelle tecnologie pubblicitarie», poi ha sottolineato che «la parità di condizioni è essenziale per tutti nella catena di approvvigionamento».

Non è mancata la risposta del colosso: «Migliaia di aziende europee utilizzano i nostri prodotti pubblicitari per raggiungere nuovi clienti e per finanziare i propri siti internet. Scelgono i nostri prodotti perché sono competitivi ed efficaci. Continueremo a confrontarci in modo costruttivo con la Commissione Europea per dimostrare i benefici dei nostri prodotti per aziende e consumatori europei». (riproduzione riservata)

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